Covid, la conferma: è batteriofago, 4 antibiotici lo possono curare – Affaritaliani.it

Cosa significa? Che il virus SARS-CoV-2 replica il suo Rna anche nei batteri del microbioma, da quello orale fino ad arrivare a quello intestinale. Ovvero, induce anche la produzione di tossine batteriche. Tale dato pone le basi per migliori implicazioni sul fronte delle cure e della rilevazione e tracciamento del patogeno attraverso non solo il tampone naso faringeo ma anche nella analisi delle feci.
Il SARS-CoV-2 è anche un batteriofago: Gli autori del lavoro hanno osservato che in vitro funzionano alcuni antibiotici, impedendo la replicazione nelle cellule batteriche. Quattro in particolare.
I risultati della ricerca pubblicata su Pubmed indicano senza possibilità di errore alcuna, che la replicazione virale avviene anche nella cellula batterica e può essere influenzata dalla somministrazione di specifici antibiotici. Inoltre, come osservano in un altro studio, ci sono proteine batteriche indotte dalla presenza del virus; tali molecole potrebbero essere in parte la razio di alcuni sintomi e segni clinici dei malati di COVID-19.
“Gli studiosi hanno testato anche gli antibiotici che funzionano contro questo ulteriore meccanismo di replicazione – spiega il dottor Giuliano Marino, esperto in procedure e protocolli sanitari e in Clinical Governance- Ritengo che di fondamentale importanza sembra essere la tempistica di utilizzo in virtù della presenza anche delle tossine batteriche: più vengono prodotte tossine, intuitivamente, peggiore sarà il quadro clinico. Perciò, le cure vanno somministrate il prima possibile”.
Il problema del tampone
La ricerca ha analizzato la presenza e la replicazione dell’Rna virale (SARS-CoV-2) in campioni fecali, nonché l’attività del patogeno nelle feci di pazienti affetti da COVID-19, con risultati inoppugnabili. E questo ha una conseguenza anche sulla modalità di rilevarne la presenza nel nostro corpo attraverso il tampone.
“Un tampone molecolare alle feci è molto più attendibile di un tampone nasale” -prosegue Marino e pertanto è intuitivo che il grado di positività della popolazione è molto sottostimato, siamo più portatori di quanto crediamo, ma in gran parte asintomatici”.
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