0 7 minuti 3 anni

La procura sta valutando se il poliziotto abbia esagerato “nell’uso legittimo delle armi” quando ha sparato al quarantaquattrenne che domenica ha seminato il panico brandendo un coltello tra le vie adiacenti la stazione

L’agente della Polfer è indagato e l’accusa di tentato omicidio nei confronti di Ahmed Brahim è caduta. La procura sta infatti valutando se l’agente ha esagerato “nell’uso legittimo delle armi” quando ha sparato al quarantaquattrenne che ha seminato il panico brandendo un coltello tra le vie adiacenti la stazione Termini. Nel frattempo il giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra ha cristallizzato un dato essenziale: il pregiudicato ghanese non ha commesso un tentato omicidio e le uniche accuse che reggono sono quelle di porto abusivo di armi e resistenza a pubblico ufficiale. Due vicende giudiziarie parallele si snodano intorno a un unico fatto, quella avvenuto sabato scorso in via Marsala. Il fatto è noto e i video che lo raccontano hanno fatto il giro del web.

 

Roma, stazione Termini: poliziotto spara alle gambe di un uomo armato durante un fermo

(guarda il video cliccando il link in fondo all’articolo)

Il fatto

Sono da poco trascorse le 19 del 19 giugno quando alla centrale operativa arrivano diverse chiamate. In un bar all’Esquilino, tra i marciapiedi di uno scalo ferroviario dove la sicurezza, percepita e reale, è lieve, c’è un uomo di colore che è andato in escandescenza. Gli agenti della Polfer, aiutati dai militari dell’esercito, intervengono subito. Sono circa in quindici, i militari hanno i fucili, almeno tre agenti impugnano le pistole. Ahmed Brahim invece ha in mano un coltello. Sembra saperlo utilizzare bene, lo impugna con la sapienza di chi ha una certa esperienza. È pericoloso e non ha intenzione di farsi accerchiare dai poliziotti. Indietreggia, non si fa mettere all’angolo, scavalca alcuni scooter parcheggiati, fa alcuni passi avanti e altri indietro. Sembra sapere il fatto suo e le forze dell’ordine non riescono ad avvicinarsi. Le vie sono affollate, passanti e telecamere installate nelle auto riprendono la scena. È possibile ascoltare anche l’audio del momento. Si sente un grido “spara”. Ancora: “spara”. Di nuovo: “spara”. Un agente fa due passi avanti, si avvicina, prende la mira ed esplode il colpo. Lo colpisce da distanza ravvicinata, al gluteo. Il ragazzo fa alcuni passi e poi si piega sull’asfalto. Viene portato in ospedale, all’Umberto I. Le sue condizioni non sono gravi e al momento è imbottito di sedativi così forti che non ha potuto parlare neanche con il suo avvocato, Roberta Brannetti.

 

 

L’arresto è convalidato ma non è un tentato omicidio

Sul caso lavorano inizialmente gli agenti della Polfer, poi intervengono gli esperti della squadra mobile. A coordinare le indagini è il pm di turno, un magistrato esperto, Nadia Plastina. A supervisionare ogni mossa c’è il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia. La procura accusa Brahim di tre reati: tentato omicidio, porto illegale di armi atte a offendere e resistenza a pubblico ufficiale. Gli inquirenti chiedono l’arresto del ganese e il gip acconsente, ma non sposa in toto le tesi dei pubblici ministeri: secondo il giudice non è stato commesso un tentato omicidio. L’uomo è comunque pericoloso, violento, non ha una casa e ha una sfilza di precedenti non proprio rassicuranti. In passato ha danneggiato le statue di alcune chiese di Roma, il mese scorso ha ferito l’imam del centro islamico di via San Vito e recentemente ha tentato di rapinare una donna. Anche per tutto ciò all’uomo non sarà restituita la sua libertà. Adesso verrà sottoposto a una perizia psichiatrica.

 

 

Indagini sul poliziotto

Il fatto va inquadrato in ogni dettaglio. E la procura ha deciso così di iscrivere nel registro degli indagati anche l’assistente capo della Polfer che ha esploso il colpo. È accusato di eccesso colposo nell’utilizzo legittimo delle armi. Un atto dovuto, forse. Perché alcuni esperti contattati da questo giornale non concordano sulle modalità operative adottate per fermare Brahim. Le forze dell’ordine possono sparare in caso di pericolo per sé e o per altre persone. L’aggressività dell’uomo, la sua capacità di maneggiare il coltello, le vie affollate di potenziali vittime hanno portato il poliziotto a ritenere che il ghanese potesse essere pericoloso. E così l’agente ha fatto fuoco. Ai magistrati spetta il compito di rispondere a una domanda: era necessario sparare? Al momento l’agente è in servizio, la sua pistola è stata sequestrata per i rilievi del caso, ma impugna un’altra arma per continuare a lavorare.

 

 

Le polemiche

Le reazioni arrivano in maniera quasi scontata. Si riassumono sostanzialmente in tre “schieramenti”: l’agente ha fatto bene, probabilmente ha salvato la vita di qualche cittadino che poteva essere ferito; l’agente ha fatto male; serve personale maggiormente addestrato e sparare è l’ultima risorsa. Delle pistole a impulsi elettrici, dei teaser, si parla da tanto, forse in questo caso sarebbero state utili. E ieri è anche arrivata la disponibilità di Nsl radio che “manifesta vicinanza al poliziotto che è stato costretto a sparare per fermare l’individuo armato di coltello che stava seminando disordine e terrore nei pressi della stazione Termini. La nostra emittente si rende disponibile ad affiancare l’agente fornendogli l’assistenza legale necessaria mettendo a disposizione i nostri avvocati e sostenendo tutte le relative spese. Se una persona è pericolosa e non rispetta la legge va fermata, troppo spesso i tutori dell’ordine sono stati chiamati a giustificarsi per il loro operato dovendosi sobbarcare anche le spese legali di tasca propria”, dice l’editore Nicola Caprera.

Sorgente: Far West a Termini cade l’accusa di tentato omicidio per il ghanese ferito: si complica la posizione dell’agente indagato – la Repubblica

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20