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Apriamo gli occhi e prendiamo atto di una tragica realtà

di Mauro Leonardi

Il suicidio di Seid, giovane promessa del calcio, forse non è da ascrivere al razzismo, come sostengono i genitori adottivi, ma non c’è dubbio che l’Italia sia un paese razzista.

Tre giorni fa era esplosa la storia di Albert (nome di fantasia), medico fiscale a Chioggia, che è stato picchiato e minacciato delle cose peggiori mentre compiva il suo lavoro. Albert, arrivato dal Camerun nel 2010, studia medicina, trova casa in Italia, ha una moglie e una figlia di 22 mesi, ha trent’anni ed è medico fiscale.

Quando arriva presso l’abitazione dove avviene l’episodio razzista, il paziente non è in casa. I vicini prima cercano di coprirne l’assenza poi, quando la persona ricercata si presenta alla visita fiscale in costume da bagno, dicono ad Albert “ora te la vedi con lui”.

Il signore sbarra il cancello, rompe il tablet del medico, lo colpisce al petto e lo minaccia gridando: “Ne*ro di me*da, scrivi quello che dico io. Non puoi venire in Italia e fare quello che ti pare”. I vicini di casa non fanno nulla per aiutare Albert che decide di telefonare alla polizia. Neanche il tempo di nascondere il cellulare che l’uomo fa ritorno con un bastone poiché evidentemente qualcuno lo aveva informato della telefonata.

Le angherie si moltiplicano, il paziente sequestra il cellulare ad Albert e, non contento, pretende nome, cognome e indirizzo per potersi vendicare nel caso gli fosse “accaduto qualcosa”. Dopo essersi allontanato scosso e dolorante Albert nota che il paziente lo segue. È costretto a chiudersi in auto e lui si avvicina, lo insulta e cerca di sfondare il finestrino, tanto che quando parte, il paziente sale in sella allo scooter di un vicino di casa e inizia un lungo inseguimento. Alla fine, quando finalmente arriva la polizia, gli agenti raccolgono la deposizione di Albert parlando a lungo con lui mentre il suo aggressore viene rimproverato forse per neppure cinque minuti.

Non è la prima volta che Albert subisce attacchi del genere. Tempo addietro aveva chiesto informazioni a un negoziante su come raggiungere un indirizzo e due minuti dopo erano arrivati degli agenti a chiedergli i documenti “perché – avevano spiegato – era stata segnalata la presenza di una persona sospetta”.

In un’altra occasione era andato a casa di una donna per motivi professionali e, dopo averle detto che avrebbe spruzzato del disinfettante anti-Covid su un tavolo, l’aveva sentita chiamare aiuto e, nel giro di poco, aveva visto arrivare un vicino di casa a minacciarlo con un cacciavite.

Ciò che più amareggia di questi racconti non sono gli episodi in sé, comunque terribili, ma la percezione di un diffuso clima di razzismo: quello dei vicini di casa, della polizia, per finire con il passante che telefona alle forze dell’ordine. Apriamo gli occhi e prendiamo atto di una tragica realtà: l’Italia è diventato un paese razzista. Seid, nella sua lettera di tre anni fa, diceva che quando lui era arrivato da noi ed era un bambino le cose non erano così. E quindi la conclusione è solo una: l’Italia è un paese razzista e lo è diventato in tempi recenti.

Sorgente: E invece io dico che l’Italia è un Paese razzista

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