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(Andrea Malaguti – la Stampa) – Nel giorno in cui Giuseppe Conte presenta il suo Nuovo Mondo, Davide Casaleggio saluta il suo, che un tempo era lo stesso, e in questa sua prima intervista a La Stampa racconta perché.

Schivo, restio alle confidenze, il figlio del fondatore del MoVimento 5 Stelle è un personaggio complesso, un alchimista talebano di quell’ Idea Primigenia della democrazia orizzontale in cui in parte crede e a cui in parte si aggrappa, perché gli ha dato un’ identità e persino una professione.

Ora che l’ universo immaginato da suo padre Gianroberto lo ha masticato e sputato fuori, è costretto a reinventarsi la vita. Difficile immaginare qualcosa di più doloroso. Potrebbe sfogarsi con rabbia e invece misura le parole nelle risposte scritte a domande scritte, perché queste sono le sue regole d’ ingaggio.

Cestina alcuni temi, soprattutto di carattere personale, e sorvola su Grillo. In ogni caso non si sottrae alla sostanza e se sia una scelta di trasparenza o di insicurezza ciascuno è libero di deciderlo per conto proprio. L’ impressione che lascia è quella di un uomo che cerca di distogliere lo sguardo dalle macerie, ma non trova un punto su cui posarlo. È tutto troppo fresco, fa tutto troppo male. Ma ancora non è finita. Magari è appena iniziata.

Davide Casaleggio, si sente più deluso, tradito o arrabbiato?

«In realtà oggi sono molto sollevato. Non devo più assumermi o sentirmi le responsabilità per decisioni altrui».

Dopo settimane di trattative c’ è un accordo tra Rousseau e il M5S: è stata una questione di principio o di soldi?

«Siamo arrivati ad un accordo perché era necessario separare le strade. Negli ultimi 16 mesi il MoVimento ha deciso di violare così tante regole e principi di democrazia interna e di rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso.

Siamo arrivati a non vedere motivi per stare ancora insieme. I soldi come la consegna degli iscritti non sono mai stati la causa del problema, ma un effetto. Il problema era che il MoVimento non intendeva onorare gli impegni presi pagando i lavoratori che attendevano il dovuto da mesi».

Giuseppe Conte ha scritto: il Movimento, forte delle sue radici, entra in una nuova storia. Perché quella vecchia non andava più bene?

«Il modello del Movimento 5 stelle ha consentito di ottenere il 33% di fiducia del Paese e ha dato la possibilità a migliaia di cittadini sconosciuti, come lo stesso Giuseppe Conte, di rivestire ruoli prestigiosi e di potere impensabili. Probabilmente quello che oggi non va più bene è che si vuole dare questa possibilità a persone ben definite».

Conte ha promesso che nei prossimi giorni presenterà il nuovo statuto e la nuova Carta dei valori, crede che ci sarà ancora il limite dei due mandati?

«Il fatto che in questi mesi non ci sia stata una presa di posizione chiara sul tema mi fa pensare che sia una questione oggetto di contrattazione per il supporto economico richiesto. Ovviamente quando i principi di una comunità sono oggetto di trattativa economica si entra nella fase di liquidazione.

Probabilmente, come su molte altre recenti questioni, non si prenderà una posizione chiara e netta. Si rimanderà a un possibile voto e a quel punto, come già accaduto tante altre volte, o sarà presa una decisione in una segreta stanza romana o si proporrà un quesito a ridosso delle candidature».

Cito Luigi Di Maio: dobbiamo sostenere Conte e blindare la sua leadership. Quand’ è che nel Movimento uno ha smesso di valere uno?

«Forse quando troppe persone hanno iniziato a ritenersi più importanti di altre».

Ci crede ancora alla democrazia diffusa e dal basso, la democrazia partecipativa?

«Assolutamente sì. Credo sia l’ antidoto all’ accentramento di potere nelle mani di poche persone, al carrierismo politico e all’ iperleaderismo. Non è un caso, infatti, che Rousseau, come modello di partecipazione orizzontale e aperto, abbia iniziato a essere percepito come scomodo proprio nella fase di trasformazione gerarchica del movimento verso un’ organizzazione partitica tradizionale».

È stato il potere a uccidere il Movimento?

«Probabilmente è stata più la paura di perdere posizioni acquisite».

A questo punto che differenza c’ è tra Conte e Salvini, Letta o la Meloni?

«Probabilmente lo vedremo alle prossime elezioni se ci saranno differenze».

Che effetto le ha fatto lo strappo di Luigi Di Maio sul giustizialismo?

«Credo sia un tema che spesso porta alla tifoseria fine a se stessa. La scorsa settimana abbiamo avviato un dibattito sul Blog delle Stelle per entrare nel merito».

C’ è un momento preciso in cui ha pensato: è tutto finito?

«Nell’ ultimo anno purtroppo aver voluto rimandare per 15 mesi l’ obbligo statutario di votare la guida politica è stata la cosiddetta finestra rotta che se tollerata troppo a lungo porta a una sensazione diffusa di impunità rispetto alle regole e ai principi di una comunità. Abbiamo assistito in molti casi ad una vera e propria transizione etica».

Perché, improvvisamente, si è creata questa rottura con Rousseau?

«Non è stato improvviso, ma purtroppo un lento crescendo. La motivazione è sempre la paura delle persone. Per poter ottenere tutto quello che uno vuole bisogna essere disposti a perdere tutto quello che si ha. Ma quando invece è la paura a dominare, l’ obiettivo diventa solo quello di preservare quello che si ha».

L’ hanno accusata di avere sempre lavorato nell’ ombra e in conflitto di interesse. Che cosa è stato davvero Rousseau?

«Ho sempre lavorato gratuitamente e senza ottenere alcun vantaggio personale o professionale, anzi. Ho rifiutato incarichi e sono sempre stato fuori dal sistema nomine. Il mio contributo è stato mettere le mie competenze a disposizione per un modello organizzativo e di partecipazione innovativo e unico nel panorama politico italiano».

Che cosa avrebbe detto suo padre di fronte a tutto questo?

«Probabilmente sarebbe stato meno paziente di me e sarebbe andato via molto prima».

Quale è stato il ruolo di Grillo in questa vicenda?

«Beppe Grillo è il garante con oneri e onori».

Casaleggio, che cosa pensa del governo Draghi?

«Fino ad oggi ha dovuto occuparsi della questione emergenziale, avremo modo di valutare il reale impatto che saprà portare nei prossimi mesi con un necessario rilancio dell’ economia del Paese».

Lei è pronto a uscire dal mondo della politica?

«La politica per me è dare voce e potere ai cittadini e sicuramente continuerò, nei modi possibili, a farlo sviluppando sempre di più spazi e strumenti di cittadinanza digitale. Il voto su blockchain è il nostro obiettivo concreto dei prossimi anni. Abbiamo sviluppato il modello di partecipazione e vogliamo renderlo sempre più trasparente e distribuito».

Se nascesse una nuova esperienza politica, magari guidata da Alessandro Di Battista, quali caratteristiche dovrebbe avere?

«Rousseau sarà uno spazio laico e aperto a tutti. Qualunque comunità di cittadini vorrà promuovere la partecipazione dal basso troverà in Rousseau un acceleratore per portare avanti battaglie e idee.

Le nuove generazioni avranno un rapporto molto diverso con la partecipazione politica, aderiranno a singole battaglie o progetti e decideranno quando, come e perché partecipare senza aderire necessariamente a una forza politica definita.

Nella nuova era della Platform Society gli ecosistemi digitali della partecipazione modelleranno il futuro della politica molto più di quanto immaginiamo oggi».

Sorgente: Casaleggio e l’addio al M5S: “Violate le regole, basta così” – infosannio

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