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Si è concluso così il lungo e drammatico fine settimana di partenze dalla Libia, sbarchi soprattutto a Lampedusa (oltre 700 persone) e, purtroppo, anche di mortali naufragi

DAL CORRISPONDENTE DA CATANIA. Alla fine è andata come organizzazioni umanitarie e Ong temevano: sono stati riportati in Libia dalla Guardia costiera di quel Paese i circa 95 migranti che per due giorni hanno invocato aiuto al largo della Libia. Lo ha confermato l’Uhcr Libia in un tweet pubblicato nella notte: «Circa 95 persone sono state intercettate/soccorse in mare e questa sera sono state riportate a Tripoli dalla Guardia Costiera libica. L’Unhcr e la Croce Rossa internazionale stanno attualmente fornendo loro coperte, acqua e assistenza medica».

Si è concluso così il lungo e drammatico fine settimana di partenze dalla Libia, sbarchi soprattutto a Lampedusa (oltre 700 persone) e, purtroppo, anche di mortali naufragi. Quello scoperto ieri, undici cadaveri finiti sulla costa vicino Zawiya e 12 sopravvissuti riportati indietro dalla Guardia costiera libica, potrebbe avere un bilancio ben più grave; associazioni umanitarie temono infatti che si possa trattare solo di alcuni dei 125 migranti che erano a bordo di un barcone in pericolo, al largo della Libia, di cui si sono perse le tracce da venerdì. Ma finora non c’è alcuna conferma ufficiale.

La vicenda dei 95 migranti riportati nella notte nella base di Abu Sitta, a Tripoli, ha dei risvolti che si possono configurare come violazioni alle norme internazionali sul soccorso in mare. Il barcone chiedeva aiuto dal giorno di sabato 1 maggio. Ieri mattina Alarm Phone aveva anche diffuso la registrazione di una drammatica telefonata con cui i migranti chiedevano di fare presto perché la barca era con il motore guasto e alla deriva e a bordo c’era paura e panico: «Temiamo di morire tutti, aiutateci!», il grido lanciato da qualcuno a bordo, in lacrime. La Guardia costiera libica, responsabile di quel tratto di mare che è zona Sar (di ricerca e soccorso) di sua competenza, aveva chiesto aiuto all’Mrcc di Roma affinché inviasse sul posto le navi mercantili che fossero state più vicine. Cosa che Roma ha fatto. Ma le due navi, una petroliera e un rimorchiatore a servizio delle piattaforme petrolifere della zona, dopo aver raggiunto la barca non sono intervenute pure restandole accanto per ore. Il motivo, all’inizio un timore per i migranti, si è concretizzato nella notte quando è apparsa una motovedetta libica. Le navi hanno dunque sorvegliato il barcone in attesa che i libici riportassero indietro i naufraghi: «La guardia costiera libica sta rimpatriando in Libia circa 80 persone. Non possiamo ancora confermare che questo sia lo stesso gruppo accanto alla Vos Aphrodite. Se è così, sarebbe inaccettabile. Speriamo ancora che questi migranti possano essere salvati dalle barche europee nelle vicinanze e portati in un porto sicuro», aveva avvertito poco prima il portavoce Oim per il Mediterraneo, Flavio Di Giacomo. Le cose sono andate proprio come si temeva e questi 95 sono gli ultimi dei circa settemila migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica da inizio anno (erano stati 11mila in tutto il 2020), 700 dei quali solo negli ultimi giorni.

Si conclude con un porto in Italia, invece, la vicenda della Sea Watch 4, la nave della omonima Ong tedesca che nei giorni scorsi aveva salvato 455 migranti in 6 diverse operazioni. Ieri sera da Roma è arrivata l’indicazione di dirigersi verso Trapani, quale “porto di destinazione”. Non è esattamente il “Pos”, il porto sicuro che la Ong chiedeva da giorni, ma il risultato finale per i migranti non cambia: potranno essere sbarcati e trasferiti sulle navi quarantena. L’arrivo è previsto in giornata.

Sorgente: Il mistero dei 95 naufraghi riportati in Libia – La Stampa

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