0 5 minuti 3 anni

Entro il 2025 sarà completata nel capoluogo alsaziano la moschea più grande d’Europa, la Eyyub Sultan. La sta costruendo un’associazione filo-turca, la Millî Görüs, che ha rifiutato di firmare la Carta dei principi dell’islam di Francia voluta da Macron per combattere il separatismo religioso e attrarre i voti dei conservatori francesi

In Francia si continua a discutere di islam politico, mentre lo scontro a distanza tra il presidente francese Emmanuel Macron e l’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan entra in una nuova fase. Al centro del dibattito questa volta vi è la costruzione a Strasburgo della moschea più grande d’Europa, la Eyyub Sultan, i cui lavori dovrebbero essere completati entro il 2025.

La moschea, che sarà dotata di due minareti alti 36 metri, fa parte di un più grande progetto che prevede anche la realizzazione nello stesso complesso di un centro commerciale, un ristorante, un centro di ricerca e un museo. I lavori, iniziati nel 2009, avranno un costo complessivo di 32 milioni di euro e proprio la natura dei finanziatori ha dato vita al dibattito tuttora in corso. Il principale investitore è infatti la Millî Görüs, un’associazione filo-turca ritenuta vicina ai Fratelli Musulmani da tempo in aperto contrasto con il presidente francese.

La Millî Görüs ha rifiutato di firmare la Carta dei principi dell’islam di Francia, recentemente introdotta nel Paese per combattere l’islam radicale politico e mettere fine – secondo il progetto di Macron – al separatismo di una parte dei fedeli musulmani rispetto al resto della società. Il tema dell’islam politico è da diversi mesi al centro del dibattito pubblico francese e l’introduzione di una legge contro il separatismo religioso – musulmano, ma non solo – ha diviso l’opinione pubblica e inasprito i rapporti tra la Francia e i Paesi islamici. In primo luogo la Turchia.

Ma a rendere spinosa la questione della costruzione della moschea di Strasburgo non è solo il coinvolgimento della Millî Görüs. Di recente, il Consiglio comunale ha approvato una sovvenzione di 2,5 milioni di euro per la realizzazione della Eyyub Sultan, una cifra pari al 10 per cento del costo totale dei lavori. La decisione violerebbe in teoria il principio di laicità dello Stato francese sancito dalla legge del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa, ma la norma non si applica nell’Alsazia. La regione, al momento dell’approvazione della legge, era sotto il dominio tedesco e i rapporti tra Stato e religione sono tuttora regolati del Concordato dell’Alsazia-Mosella del 1802, secondo cui la costruzione di un edificio religioso può ricevere dal pubblico un finanziamento pari al 10 per cento del costo totale dei lavori.

Nonostante ciò, la sindaca del partito Europe Ecologie-Les Verts, Jeanne Barseghian, è stata fortemente criticata dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin e dallo stesso presidente Macron, che ha ricordato come in Francia e nel resto d’Europa siano attivi dei movimenti che si occupano di fare propaganda per Stati terzi, come la Millî Görüs. E il presidente francese ha accusato proprio la Turchia, di voler interferire nelle elezioni presidenziali del 2022.

Secondo un sondaggio pubblicato lunedì 8 marzo sul quotidiano L’Opinion, Emmanuel Macron otterrebbe il 53 per cento dei voti al secondo turno rispetto alla sua principale sfidante Marine Le Pen, la leader del Rassemblement National, che prenderebbe invece il 47 per cento. Un dato positivo ma con un margine assai stretto per il presidente uscente che sta cercando di sottrarre voti alla destra, o almeno all’area più moderata, mostrandosi attento a temi legati a sicurezza, integrazione e islam.

Lo scontro con Erdoğan e la presa di posizione nei confronti dell’islam politico sono quindi strumenti perfetti per entrare in ambiti normalmente dominati della destra, ma rischiano di allontanare una parte dell’elettorato da En Marche! e di minare la stessa immagine del presidente.

In Francia ci sono 5,7 milioni di musulmani e il voto islamico rappresenta circa il cinque per cento del totale. È un numero che, a prima vista, potrebbe sembrare poco significativo, ma è importante ricordare che nel ballottaggio del 2017 il 92 per cento dei musulmani francesi votò per Macron e che l’allora rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, invitò i fedeli a recarsi alle urne per sostenere il candidato di En Marche!. A guidare il voto musulmano nel 2017 fu il pericolo della vittoria di un partito di estrema destra e xenofobo. Ma nel 2022 i fedeli islamici saranno altrettanto determinati nel votare Macron?

 

Sorgente: Il peso della questione islamica (e di Erdoğan) sulle prossime elezioni francesi – Linkiesta.it

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20