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Venerdì il monitoraggio: il rischio è la zona rossa in tutta la regione

di Stefano Landi

A giudicare dai colori, il Risiko lombardo si complica. Una mappa vale più di tante parole. Le chiusure nel Bresciano. Poi la provincia di Como. E i (tanti) comuni nel Cremonese, nel Mantovano, nella provincia di Pavia e soprattutto in quella di Milano.

Bisogna partire dai numeri per capire come potrebbe andare a finire. Il criterio dominante è quello dell’incidenza dei casi. Sopra i 250 casi settimanali ogni 100 mila abitanti si entra in un regime di misure rafforzate. La zona di Brescia è quella che ha anticipato la presenza della variante inglese, ormai diventata prevalente. «Dalle analisi svolte nei nostri laboratori, è presente nel 64 per cento dei tamponi testati a campione», ha detto ieri l’assessore al Welfare Letizia Moratti. Un’incidenza che solo a metà febbraio non andava oltre il 30-35%, e che costringe a giocare in difesa.

La mutazione nigeriana

Discorso diverso per le varianti meno diffuse, dove si lavora d’anticipo per evitare che guadagnino campo. Anche perché ieri, sempre a Brescia è stato isolato il primo caso in Lombardia di «nigeriana». «Una mutazione che preoccupa perché potrebbe conferire resistenza ai vaccini oggi disponibili», ha spiegato Arnaldo Caruso, direttore di Microbiologia degli Spedali Civili.
A Brescia si viaggia con un’incidenza di 482 casi, quasi il doppio del valore critico. Un’emergenza che è già arrivata negli ospedali, costretti a trasferire pazienti nel resto della regione. Ma l’aumento dei ricoveri è la conseguenza in tutte le province della progressione dei casi, con le terapie intensive che ieri hanno segnato l’aumento più consistente dell’ultimo periodo (+35). In totale sono 476, di cui 57 ricoverate nell’hub della Fiera. Ma come sta Milano? La sindrome dell’accerchiamento ha fatto alzare il livello d’allerta in una città già colpita pesantemente a novembre. E questo secondo molti potrebbe aumentare la quota di persone immunizzate in modo naturale. Ma come spiegano gli epidemiologi, la città non deve cadere, perché una metropoli di un milione e 300 mila abitanti rischia di moltiplicare il contagio a velocità poco gestibili. L’incidenza di casi nell’intera provincia di Milano oggi è di 206. Se si sposta la lente sulla città i casi scendono a 192. Significa che il presente è ancora (abbastanza) lontano da quota 250, ma la progressione lascia intendere che il rischio è alle porte.

Il piano per Milano

Qui chi pensa positivo è costretto a credere nella nuova strategia: quella di applicare misure mirate nelle zone che mostrano numeri peggiori. L’idea sui tavoli del Pirellone è creare uno scudo alla città. Così sono nate le zone rosse a Bollate, Mede e Viggiù e così si è colorato di arancione tutto il resto. Chiudere la cintura è la scommessa per contenere una crescita che comunque (almeno) nei prossimi dieci giorni ci sarà, in attesa che le nuove misure possano avere impatto. L’esempio (positivo) viene dalle prime tre zone rosse, dove si stanno anche anticipando le vaccinazioni: i numeri stanno scendendo in maniera importante. Ovviamente la gestione di una metropoli è diversa da quella di piccoli comuni. Ma per ora nessuno ragiona su spacchettamenti per quartieri o municipi. Proprio perché una grande città vive di interazioni. «Quella di chiudere per micro aree estendendo il cuscinetto ai comuni limitrofi resta l’unica strategia possibile — spiega Alessia Melegaro, docente della Bocconi e membro della Commissione indicatori —. In passato, ragionando per macro aree si è perso tempo. Questa è una partita a scacchi in cui non si possono più rimandare le decisioni».

I dati decisivi

Il nuovo check-up sullo stato di salute della regione arriverà venerdì, con la nuova cabina di monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità. Dove ci sarà da verificare anche il valore dell’Rt: se superasse quota 1,25 potrebbe aprire scenari da zona rossa per l’intera regione. Continua anche la rincorsa della campagna vaccinale. Con una nuova data sul calendario, necessaria per arginare i contagi nelle scuole: lunedì si inizieranno a vaccinare gli insegnanti. Una platea di circa 200 mila persone da immunizzare entro inizio aprile. Aspettare la fine dell’anno scolastico avrebbe avuto meno senso.

Sorgente: Lombardia zona rossa: i dati dei comuni e il rischio per tutta la regione- Corriere.it

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