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I grillini sembrano quasi dimenticarsi le sfide sui territori. Il Pd fa appello al voto disgiunto e punta tutto sulla Toscana, l’ultima ridotta del centrosinistra

di CONCETTO VECCHIO

“I nostri alleati di governo del M5S non hanno avuto il coraggio di appoggiare i nostri candidati del Pd e ora non c’è tempo di fare analisi. O si sta di qua o si sta di là”, ha lanciato l’allarme ieri a Viareggio, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.

E il leader del Pd Nicola Zingaretti, ospite di Porta a porta, gli ha fatto eco: “Penso che i 5 Stelle abbiano sbagliato a ritirarsi dalla corsa per vincere e mettere in sicurezza le regioni italiane. Chiedo agli elettori, che sono molto più evoluti dei vertici, di unirsi. Uniamo gli elettorati perché una contraddizione in termini fare un governo per fermare le destre e poi stendere un tappeto rosso alle regionali perché noi siamo divisi”.

Zingaretti domani sarà tutto il giorno in Toscana, l’ultima ridotta del centrosinistra. Se cade la Toscana, la madre di tutte le battaglie, si rischia un cataclisma che potrebbe mettere a rischio la segreteria Pd, il governo giallorosso, la gestione dei fondi del Recovery plan, l’elezione del prossimo Capo dello Stato… Vedremo lunedì. Ma sin d’ora si può affermare che rasenta l’autolesionismo e la miopia il modo con cui due partner di governo si sono presentati all’appuntamento elettorale: divisi ovunque, salvo che in Liguria, dove Giovanni Toti è peraltro il grande favorito. Divisi e rivali, come se non fossero legati da un unico destino. Ormai è troppo tardi per porvi rimedio, a meno che Beppe Grillo o Luigi Di Maio dicano ai loro elettori di non votare per i propri candidati in Puglia e Toscana – dove le sfide appaiono più incerte – convergendo su Michele Emiliano ed Eugenio Giani. Fantascienza.

Man mano che ci si avvicina all’appuntamento del 20 settembre crescono i timori per un insuccesso. Com’è stato possibile una simile sottovalutazione, che offrirebbe alle opposizioni un formidabile argomento di propaganda? Da tempo Giorgia Meloni insiste col dire che in caso di tonfo giallorosso il presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere le Camere. E’ un argomento che lascia il tempo che trova, perché solo un’implosione del governo favorirebbe un simile scenario, che i più, nel governo, escludono. Ma poi gli eventi possono rivelarsi più testardi di tanti propositi e si può stare certi che Palazzo Chigi si infilerebbe in una perturbazione dagli effetti imprevedibili.

Anche alle amministrative del giugno 2018 i Cinquestelle preferirono andare da soli, mentre la Lega marciava insieme al centrodestra: i grillini presero un solo Comune, Avellino, Salvini ben 12. Un alleato di governo trionfava, l’altro si schiantava. Ma stavolta è diverso, stavolta rischiano di affondare entrambi.

I grillini hanno puntato tutte le loro carte sul referendum, dimenticando, o facendo finta di dimenticare, che quello è un voto culturale, privo di effetti sulla governabilità; le regionali invece sono un termometro del sentire popolare, in grado di offrire la spia di un consenso o di un malumore di un pezzo grande di Paese nei confronti dell’esecutivo.

Il campo principale, per citare il linguaggio dei radiocronisti sportivi, sarà la Toscana, per la prima volta contendibile. E qui bisogna chiamare in causa Matteo Renzi: è stato lui a imporre di fatto Giani, promosso al rango di candidato presidente senza passare per le primarie. Una scelta che molti osservatori hanno ritenuto debole. Insomma, in attesa degli eventi, un’eventuale sconfitta giallorossa rischia di avere molti padri.

Sorgente: Regionali, cinquestelle spaventati dall’insuccesso puntano solo sul referendum | Rep

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