Cosa è successo davvero a Natanz?

L’esplosione nel sito nucleare, incidenti misteriosi: la guerra sotterranea tra Istraele e Iran
di Guido Olimpio
Per questa storia partiamo da lontano. È il 7 giugno 1981. Operazione Opera. I caccia israeliani distruggono il reattore nucleare di Osirak, in Iraq. Colpo accompagnato da un’azione coperta contro scienziati e imprese coinvolte nel programma, una strategia preventiva che andrà avanti per anni e sarà ripetuta nei confronti di altri avversari.
È il 6 settembre 2007. Operazione Outside The Box. Israele riduce in macerie un sito atomico a Deir Ez Zour, in Siria. Mossa per stroncare sul nascere il progetto sviluppato con l’aiuto della Corea del Nord, grande fornitrice di tecnologia proibita.
Le versioni e i sospetti
È il 2 luglio 2020. Un’esplosione devasta il padiglione per l’assemblaggio delle centrifughe nucleari a Natanz, in Iran. Il regime conferma, ammette che vi sono delle conseguenze, ma promette un rapido recupero. Sulle cause usa una formula criptica: sappiano cosa è accaduto, però non lo riveliamo per motivi di sicurezza. Altre fonti interne sono convinte di un atto ostile, analisi condivisa dagli esperti occidentali e rafforzata da una rivendicazione da parte di un gruppo sconosciuto, i Ghepardi della Madrepatria, che passano dati precisi alla Bbc. Può essere la prova del loro coinvolgimento oppure solo un modo per depistare, tattica consueta in questo tipo di conflitto. Interessante il commento apparso su Nour News, sito vicino al Consiglio di Sicurezza Nazionale iraniano: è stato un attacco deliberato che presenta similitudini con l’uccisione del generale Soleimani per intelligence, ampiezza, logistica, impatto. Poi un’annotazione che escluderebbe lo strike aereo, «impossibile per le difese presenti».
SABOTAGGIOUna bomba piazzata dal Mossad? Un’incursione di cyber-guerra? Se in altre occasioni gli esperti erano rimasti prudenti, stavolta sono d’accordo sulle conclusioni: sabotaggio
Diversa la valutazione di New York Times e Washington Post che, in base a soffiate, seguono una traccia più definita. È stata una bomba, probabilmente piazzata dal Mossad. Uno scenario alternativo a quello di un’incursione di cyber-guerra — eseguita dall’unità 8200 israeliana — che avrebbe innescato una reazione a catena. Se in altre occasioni gli esperti erano rimasti prudenti, questa volta un buon numero di loro sono d’accordo sulle conclusioni: sabotaggio o comunque un’azione esterna. A sostegno dell’interpretazione, le foto trapelate dall’Iran e quelle satellitari, condite con le indiscrezioni delle intelligence. Un lavoro condotto in diretta e riversato sulle piattaforme social, a disposizione di tutti, in un incrociarsi di notizie concrete e suggestioni da infowar. Un’indagine sempre aperta che permette ad alcuni di andare controcorrente e di ribattere — sempre dopo l’osservazione dell’area — che le devastazioni sono l’effetto di un raid dal cielo. Che provocherebbe maggiore imbarazzo alle gerarchie di Teheran.
La sequenza terribile
La sequenza terribile Il caso di Natanz — snodo cruciale nei piani dei mullah — ha suscitato maggiore interesse in quanto ha rappresentato l’anello di una sequenza. Pesante.
26 giugno 2020 : Grande deflagrazione. Il regime parla di un deposito di gas a Parchin. Sono ancora gli esperti, confrontando le foto satellitari, a dare una versione diversa: potrebbe essere stata coinvolta una fabbrica di missili a Khojir. Ancora atto cyber? Oppure un evento casuale? Il giornale kuwaitiano Al Jarida — ritenuto una piattaforma attraverso il quale Israele fa filtrare dettagli — va avanti: c’è stata un’incursione di aerei.
30 giugno 2020: Incendio disastroso in un ospedale, 17 i morti. Ignota l’origine. Oppositori in esilio non escludono che l’edificio possa nascondere attività riservate. Ma non hanno offerto riscontri.
2 luglio 2020. I danni a Natanz.
3 luglio 2020. Grosso incendio a Shiraz.
4 luglio 2020. Fiamme nella centrale elettrica di Ahvaz e fuga di cloro nel petrolchimico di Karoun. L’attenzione è suscitata dall’area: Nella regione di Ahvaz, qui agiscono separatisti arabi finanziati dai nemici di Teheran e più volte hanno condotto attentati.
7 luglio 2020. Fabbrica per l’ossigeno a Baghershahr. Scoppio mentre venivano riempite delle bombole, per inquirenti si è trattato di un errore degli operai.
9 luglio 2020. Segnalate esplosioni a ovest di Teheran, forse in caserma dei pasdaran (si è anche ipotizzato lancio di missili anti-aerei).

I messaggi
Nessuno ha la prova che tutto sia collegato, però giustifica gli interrogativi e crea molti scenari in un Paese costantemente sotto assedio.
Primo. Atti dolosi o meno, l’insieme permette di presentare l’Iran sotto pressione, al centro della guerra segreta. E c’è una componente psicologica.
LA SFIDAI pasdaran su una barricata. Israele, Stati Uniti, sauditi ed Emirati sull’altra. C’è chi si spinge a dichiarare che in Medio Oriente è iniziata una sorta di «guerra nucleare»
Secondo. Se a Natanz è stato un ordigno, è evidente che è stato violato un bersaglio di assoluta importanza e questo aumenterà l’incertezza tra chi deve garantire la sicurezza. Cercheranno le talpe, gli eventuali complici, gli agenti nemici.
Terzo. È comunque un messaggio, noto, all’Iran: ostacoleremo con ogni mezzo i vostri progetti e siamo in grado di farlo. Israele (e gli Usa) lo hanno dichiarato, in alcune occasioni Gerusalemme ha lasciato intendere di essere coinvolta nelle mosse di contrasto, in altre è rimasta vaga o silenziosa. Importa poco, visto che le attribuiscono comunque la responsabilità. Gli israeliani giocano un po’ su questo aspetto, ma potrebbe tornare utile — danni a parte — anche per la componente più radicale del potere iraniano.

Quarto. I pasdaran su una barricata e Stati Uniti, Israele, sauditi ed Emirati sull’altra continuano a sfidarsi in una grande arena. Molte le armi: sabotaggi alle navi, raid su strutture economiche, incursioni e spionaggio aereo (spesso con droni), ricorso a milizie e gruppi alleati, duelli lungo le rotte del Golfo, eliminazione di figure prestigiose. E non da oggi, ma dall’altro ieri. L’Iran ha subito, con l’Operazione Olympic Game, l’attacco con il virus Stuxnet (2010), ma ha restituito lo schiaffo «digitale», pare anche di recente prendendo di mira impianti idrici dello Stato ebraico. Infatti potrebbe arrivare la rappresaglia. Diretta oppure asimmetrica, senza dichiararlo. Gli iraniani vogliono mantenere la loro deterrenza evitando però l’escalation. La ritorsione — affermano gli specialisti — è sul tavolo. Simon Henderson, ricercatore del Washington Institute for Near East Policy si è spinto più avanti ed ha scritto che in Medio Oriente è iniziata una sorta di «guerra nucleare».
Le conseguenze
Ora ci si chiede quali sarà l’impatto sulla tabella di marcia atomica. Le devastazioni a Natanz possono ritardare di molti mesi i lavori, è la previsione di alcuni. Conseguenze superabili, rispondono gli ottimisti. Le autorità, però, dopo la settimana infernale potrebbero aumentare lo scudo per gli impianti, una parte dei quali sono già in bunker e gallerie nelle montagne. E torniamo così alla casella uno, al blitz su Osirak nell’81. La dottrina preventiva israeliana ha insegnato agli iraniani che è meglio «seppellire» le cose che contano sotto rocce e cemento. Per restare in tema domenica, il comandante della Marina dei pasdaran, ammiraglio Ali Reza Tangsiri, ha annunciato la messa a punto di basi missilistiche sotterranee lungo le coste.
Sorgente: corriere.it
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