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Terza notte di proteste dopo la morte di George Floyd. Schierata la Guardia Nazionale. Il sindaco della città proclama lo stato di emergenza. La protesta si estende a Los Angeles e New York. Il presidente attacca i manifestanti: “Teppisti”. E Twitter segnala un altro post del leader: “Viola le regole”

di ANNA LOMBARDI

Minneapolis brucia ancora. E ad ardere, adesso, c’è perfino un commissariato. Chiamare la guardia nazionale, almeno 500 uomini mobilitati, per ora non è bastato. Si fa sempre più violenta la protesta per la morte di George Floyd, afroamericano di 46 anni, soffocato lunedì dall’agente che lo aveva preso in custodia, dopo averlo fatto scendere dalla sua auto perché “sembrava drogato”.

Morte di George Floyd, a Minneapolis i manifestanti danno alle fiamme un commissariato di polizia

Insensibile ai suoi lamenti, l’agente Derek Chauvin, in 19 anni di carriera protagonista di numerosi altri episodi razzisti e violenti, ha continuato a premergli il ginocchio sul collo per 9 terribili minuti. Avevano tentato di farlo passare per un “problema medico”. Poi è venuto fuori quel video girato con un cellulare dove si vede l’agonia di George.  E la rabbia di Purple City, la città dove nacque (e morì) la star del rock Prince, è esplosa, secondo un copione già visto a Ferguson nel 2014, dopo la morte del diciottenne Michael Brown, l’episodio che ispirò il movimento Black Lives Matter.

 

L’episodio più grave è dunque quello del terzo distretto di polizia. Gli agenti avevano eretto una recinzione intorno alla loro sede, ma è stata abbattuta dalla folla, e mentre gli agenti lasciavano l’edificio “nell’interesse della sicurezza personale”, alcuni manifestanti sono riusciti a entrare, provocando diversi incendi pure all’interno. E ora si teme per certe armi ed esplosivi che erano lì dentro e che la folla potrebbe aver portato via mentre i loro compagni fuori intanto gridavano: “No Justice, No Peace”, nessuna pace senza giustizia. Perché certo, i quattro poliziotti che hanno gestito l’arresto finito in tragedia sono stati subito licenziati. Ma sono ancora a piede libero mentre nei loro confronti si sta conducendo un’inchiesta. E sono in tanti a chiedersi il perché.

rep

 

La protesta intanto si estende: a Los Angeles, a New York. E a Louisville, Kentucky. Dove ci si è decisi a chiedere giustizia pure per Breonna Taylor, infermiera afroamericana uccisa pochi giorni fa dalla polizia nel suo stesso appartamento dove avevano fatto irruzione per errore.

Donald J. Trump

@realDonaldTrump

I can’t stand back & watch this happen to a great American City, Minneapolis. A total lack of leadership. Either the very weak Radical Left Mayor, Jacob Frey, get his act together and bring the City under control, or I will send in the National Guard & get the job done right…..

65.800 utenti ne stanno parlando

Donald Trump è furioso. Nel pieno della pandemia e con l’economia a rotoli gli mancava solo la protesta antirazzista. E invece di cercare di placare gli animi, attacca tutti: i manifestanti, già bollati come “criminali”. Attacca pure il sindaco democratico Jacob Frey, nonostante gli 800 agenti già schierati: “Meglio che riporti al più presto la calma o farò intervenire l’esercito. Se iniziano i saccheggi noi dobbiamo iniziare a sparare”, minaccia su Twitter. Sparare sulla folla. Come se di caos, in America, in questo momento, non ce ne fosse già abbastanza.

Ma lo stesso social network ha segnalato il post del presidente americano perché viola le regole di Twitter sull’esaltazione della violenza.  “Questo tweet ha violato le regole di Twitter sulla esaltazione della violenza. Tuttavia, Twitter ha stabilito che potrebbe essere di interesse pubblico che il tweet rimanga accessibile”, afferma l’avviso.

Sorgente: Minneapolis, per George Floyd incendiato un commissariato. Trump: “Se iniziano i saccheggi dobbiamo iniziare a sparare” – la Repubblica

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