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L’accordo di pace tra Usa e Talebani, siglato a Doha, capitale del Qatar, fa nascere parecchie riflessioni. Innanzitutto sugli interventi armati all’estero, poi sulla fiducia che gli Stati Uniti ispirano, e infine sulla virtuale impossibilità di sconfiggere militarmente il fondamentalismo islamico.

Democrazia Usa export a perdere

Ben pochi degli interventi armati all’estero degli americani da soli o, più spesso, di coalizioni da essi guidate, hanno avuto successo. Questo quasi sempre perché tali interventi erano diretti contro nemici pericolosi i quali, però, godevano dell’appoggio di una parte consistente della popolazione locale.
E’ stato così anche in Afghanistan dove i Talebani, nonostante le atrocità commesse – si rammenti, per fare un solo esempio, la distruzione dei Buddha di Bamyan nel 2001 – restano in controllo di buona parte del territorio. E dispongono di una fitta rete di Madrasse attraverso cui diffondono la loro versione radicale dell’islam.
Ci si può fidare della promessa di troncare i rapporti con le organizzazioni terroristiche che hanno spesso fruito della loro ospitalità? Non pare proprio. Tant’è vero che hanno già fatto capire, sia pure in modo blando, di voler creare un emirato islamico in Afghanistan.

Trump elettorale sharia a Kabul

E’ chiaro, a questo punto, che a Donald Trump interessa l’abbandono rapido in vista delle prossime elezioni presidenziali. Aveva infatti promesso, punto chiave del suo programma, di ritirare le truppe Usa impegnate in vari Paesi stranieri, e l’Afghanistan figurava appunto ai primissimi posti.
La decisione scavalca gli alleati – italiani inclusi – che hanno partecipato all’impresa con perdite umane notevoli. Non solo. Spiazza anche le forze politiche afghane che hanno appoggiato in vario modo gli Usa. Alcune senz’altro per motivi strumentali. Altre perché animate dal desiderio di allentare la morsa del fondamentalismo sul Paese.
Non è difficile, a questo punto, ipotizzare il ritorno della sharia a Kabul e ovunque, e questa è una tragedia per tutti gli afghani, laici o islamici moderati, che speravano in una normalizzazione del Paese che lo rendesse meno isolato e più vicino agli standard di convivenza della comunità internazionale.

Vietnam 2, ‘mordi a scappa’

Si tratta, purtroppo, di uno scenario già visto in molte parti del mondo. Il caso più celebre è quello del Vietnam dove, dopo aver compreso di non poter vincere la guerra, gli americani se ne andarono precipitosamente e abbandonarono gli alleati, che pur avevano combattuto al loro fianco, alla mercé di Hanoi. La tragedia dei “boat people” ne fu una delle conseguenze più tragiche.
In sostanza, si conferma così che spesso la fiducia negli Stati Uniti non viene ripagata poiché, in ultima analisi, il governo di Washington bada assai più alle esigenze nazionali (si legga “elettorali”) che a quelle complessive. Da superpotenza globale, inoltre, non tiene in gran conto gli interessi degli alleati ed è anche disposto a sacrificarli.

L’impossibile sconfitta dell’integralismo

Anche la terza questione posta all’inizio, vale a dire la virtuale impossibilità di sconfiggere militarmente il fondamentalismo islamico, merita un’attenta riflessione. Giunge infatti notizia del sostanziale fallimento della missione militare francese (ed europea) nel Sahel.
Keita, presidente del Mali, ha annunciato l’apertura di un tavolo di trattative con i movimenti jihadisti che, in loco, sono vicini ad Al Qaeda. I cronisti europei hanno pensato ad uno scherzo, e invece pare che il leader maliano faccia sul serio poiché non si sente tutelato dai militari, in prevalenza francesi, intervenuti al fianco del governo di Bamako.
Nessuno insomma riesce a sconfiggere il radicalismo islamico schierando truppe e, in questo senso, quello dei Talebani e dell’Afghanistan è solo uno dei tanti casi. Esistono altre strade per combatterlo, e per tutelare tutti coloro, e soprattutto i civili, che lo rifiutano? Per ora non vi sono risposte a tale domanda, ma è chiaro che un ripensamento da parte occidentale è necessario e urgente.

Sorgente: Afghanistan 1 – pace possibile o mossa elettorale di Trump? Michele Marsonet –

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