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Il precedente nell’aprile del 2003: durante l’epidemia di Sars, la Cina costruì un ospedale in sette giorni

dal nostro corrispondente FILIPPO SANTELLI

PECHINO – La chiamano “velocità cinese”, la capacità del Dragone di completare colossali progetti ingegneristici in tempi record, stupefacenti per il resto del mondo. Per il nuovo ospedale di Wuhan, una struttura di contenimento da mille posti letto che dovrebbe ospitare i pazienti contagiati dal coronavirus, alleggerendo la pressione sulle strutture della città vicine al collasso, l’obiettivo ufficiale è dieci giorni, consegna il 3 febbraio. Ma quello ufficioso è sei, visto che stavolta c’è anche un precedente a cui ispirarsi. Nell’aprile del 2003, durante l’epidemia di Sars, la Cina costruì un ospedale temporaneo alle porte di Pechino, chiamato Xiaotangshan. Una struttura, anche quella, da mille posti letto, dove fu ricoverato per oltre due mesi il 15% dei pazienti cinesi affetti dalla sindrome respiratoria. Allora ci vollero, lavorando giorno e notte, sette giorni, tutt’ora un vanto per la propaganda di regime. E l’intenzione di Wuhan è fare meglio, visto che nel frattempo la Cina ha fatto enormi passi avanti.

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Le immagini che arrivano da Caidian, il distretto a Sudovest della metropoli dove sorgerà la struttura di quarantena, confermano il massiccio spiegamento di forze. Decine di ruspe multicolore hanno appiattito il terreno dove, secondo i progetti circolati sui media cinesi, dovrebbero sorgere venti blocchi prefabbricati, di uno o due piani. Anche questa volta si lavora 24 ore al giorno, dopo il tramonto si accendono enormi riflettori, gli operai indossano tutti caschetto e mascherina. Il festeggiamento per il Capodanno cinese, tra venerdì e sabato, si è limitato a una breve cena con brindisi al baijiu, il liquore bianco di riso. Il costo non è una variabile da considerare, visto che il governo centrale ha stanziato oltre cento milioni di dollari per affrontare l’emergenza. Questo permette di pagare le centinaia di operai 170 dollari al giorno, circa 150 euro, cioè oltre tre volte la paga media che si riceve in un cantiere edile cinese.

Il nome scelto è Huoshenshan, monte del dio del fuoco, non molto rappresentativo dei 25mila metri quadrati di piatta semi periferia in cui sorgerà, vicino allo stadio municipale. Dopo averlo terminato, la sfida successiva sarà renderlo operativo, riempiendolo di medici e attrezzature. A Wuhan stanno arrivando squadre di dottori dalle altre città della Cina, più medici dell’esercito: è possibile che una parte di loro sia destinata alla struttura. Quella di Pechino, nel 2003, fu gestita dall’esercito, a tutti gli effetti un ospedale militare. Aveva raggi x, sale per la terapia intensiva e laboratori, e lo stesso dovrebbe avvenire a Wuhan. Le strumentazioni potrebbero essere prese dagli altri ospedali della città, da altre metropoli meno sotto pressione oppure direttamente dalle fabbriche. Quando un progetto ha priorità, in Cina tutti i livelli si allineano.

I lavori sono iniziati venerdì, i dieci giorni scadono lunedì 3 febbraio, riducendo a sei la consegna potrebbe arrivare tra mercoledì e giovedì della prossima settimana, un anticipo chiave. Ma alle autorità sembra già chiaro che neanche questo miracolo sarà sufficiente: il numero di casi confermati ha superato i 2mila, la gran parte concentrati a Wuhan. Così, in contemporanea, sono iniziati i lavori per un secondo, nuovo ospedale, una struttura sanitaria ancora più completa. L’obiettivo è terminarla in due settimane. Sperando che la “velocità cinese” sia superiore a quella del coronavirus.

Sorgente: Coronavirus, così Pechino costruisce un ospedale in sei giorni – la Repubblica

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