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I Tories ottengono 363 deputati nella nuova Camera dei comuni su 650, ossia 38 in più della maggioranza assoluta (+46 rispetto al 2017) e i Laburisti si fermano a 203 eletti, crollando di una sessantina di seggi. Terzo partito è lo Scottish National Party (48 seggi) prospettando già l’idea di un secondo referendum sull’indipendenza scozzese | Rbc, ecco cosa succederà dopo il 31 gennaio | Vola la sterlina, Ubs: ulteriori guadagni limitati dai negoziati con l’Ue

di Paola Valentini

Scommessa stravinta per Boris Johnson: con due seggi ancora da assegnare nel Regno Unito i Tories ottengono 363 deputati nella nuova Camera dei comuni su 650, ossia 38 in più della maggioranza assoluta (+46 rispetto alle pecedenti elezioni generali del 2017) e i Laburisti si fermano a 203 eletti, crollando di 59 seggi. Terzo partito in queste elezioni determinanti per il futuro dei rapporti tra Londra e Bruxelles è lo Scottish National Party, contrario alla Brexit, che ottiene 48 seggi (13 in più), prospettando già l’idea di un secondo referendum sull’indipendenza scozzese.

Mentre i Liberal Democratici, i più strenuamente anti-Brexit arrivano solo a 11 deputati (-1). La neo-leader Lib Dem, Jo Swinson, non ce l’ha fatta ad essere eletta nel suo collegio scozzese: dopo l’umiliazione e dopo aver fatto trapelare che non avrebbe lasciato, Swinson ha deciso di dimettersi. E prende tempo il leader laburista Jeremy Corbyn, che fa sapere di non voler guidare il partito “in una prossima elezione”, ma resta vago. Bocciato anche il leader del Dup (8 seggi, -2) a Westminster, Nigel Dodd, con la prospettiva che per la prima volta gli unionisti si ritrovino in minoranza tra gli eletti in Irlanda del Nord.

Per il premier Johnson, al di là dei pochi seggi ancora non assegnati, è la vittoria schiacciante che aveva sperato: la maggioranza assoluta nel nuovo parlamento è stata ottenuta del suo partito conservatore strappando voti ai laburisti nei loro storici feudi elettorali, nel Nord e nelle Midlands. Regioni dove la classe operaia è a favore della Brexit e che hanno certamente contribuito all’indeterminatezza di Corbyn sull’argomento. Ma i tentennamenti del capo dei Labour, che solo a campagna elettorale già in corso ha confermato un secondo referendum in caso di vittoria, non hanno pagato.

Anzi, stravince Johnson che sulla Brexit ha lanciato un messaggio chiaro a tamburo battente: “Ora portiamo a compimento la Brexit” entro il 31 gennaio 2020. Il primo a prospettare un termine temporale non solo per l’uscita dall’Ue ma per i nuovi rapporti commerciali è stato il Tory Michael Gove: “riusciremo a completare i negoziati commerciali entro la fine dell’anno prossimo”. Non sarà un compito semplice, ma intanto oggi il premier conservatore festeggia.

“Abbiamo ottenuto un nuovo mandato, molto forte. Non voglio solo questo, voglio riunire questo Paese portarlo avanti concentrarmi sulle priorità del popolo britannico, della Sanità”, ha commentato il capo del governo a risultati ormai definiti, citando il più scottante degli argomenti assieme alla Brexit, la crisi del Servizio sanitario nazionale, Nhs.

Festeggia con lui via Twitter anche il presidente Usa Donald Trump, che già in nottata aveva commentato la probabile netta vittoria di Johnson. “Fantastica vittoria!”, ha scritto il presidente Usa, auspicando un “nuovo ampio accordo commerciale dopo la Brexit”.

Sorgente: Tsunami Johnson, scommessa vinta per il premier – MilanoFinanza.it

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