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La Corte di Giustizia fissa udienza contro Stato italiano per risarcimento 'irrisorio': solo 4800 euro a vittima di stupro

La causa pilota parte da Torino da una donna sequestrata e stuprata nel 2005 da due violentatori che dopo la condanna hanno fatto perdere le loro tracce. La Cassazione aveva chiesto l’intervento dell’organo giudiziario europeo che si pronuncerà per la prima volta su questa materia il 2 marzo

di ALBERTO CUSTODERO

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea il prossimo due marzo discuterà la ‘causa pilota’ intentata contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri da una donna vittima, nel 2005, di sequestro di persona e violenza sessuale. Oggetto dell’udienza è la direttiva europea del 2004 che obbliga gli Stati membri a creare “un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un risarcimento equo ed adeguato delle vittime”.

La tesi della vittima di violenza torinese, assistita da un pool di avvocati specializzati (Marco Bona, Umberto Oliva, Francesco Bracciani, Vincenzo Zeno-Zencovich), era che in forza di tale direttiva lo Stato, dal primo luglio 2005, avrebbe dovuto garantirle un indennizzo equo e adeguato essendo i violentatori rimasti sconosciuti. Ma le cose sono andate diversamente. Ecco la cronaca di quella che ha il sapore di una beffa politico-giudiziaria.

Il Tribunale di Torino (sentenza 2010) aveva riconosciuto l’inadempimento della Presidenza del Consiglio per la mancata attuazione di quella direttiva. Così anche la Corte d’Appello di Torino (sentenza 2012), confermando la pronuncia del Tribunale e condannando la Presidenza: “è certo che l’Italia non ha stabilito un sistema di indennizzo per le vittime di violenza sessuale e pertanto è inadempiente”.

Alla vittima di violenza torinese furono riconosciuti Euro 50.000,00, ad oggi non ancora corrisposti dallo Stato italiano: contro questa sentenza, infatti, il Governo aveva poi fatto ricorso in Cassazione nel 2012.

Nel frattempo, per scongiurare cause di questo tipo e condanne da parte della Corte di giustizia (che comunque nel frattempo, nel 2016, sanzionava l’Italia), il legislatore italiano interveniva a più riprese con interventi normativi nel 2016, 2017 e 2018, prevedendo, tuttavia, indennizzi del tutto inadeguati. Per il reato di violenza sessuale l'”importo fisso” di Euro 4.800.

E poi, per il reato di omicidio l'”importo fisso” (da dividersi fra tutti i famigliari legittimati attivi) di Euro 7.200, incrementato a Euro 8.200 nel caso di omicidio commesso dal coniuge o da persona legata, nel passato o al momento del fatto, da relazione affettiva alla persona offesa. Per le lesioni personali soltanto un indennizzo a titolo di rifusione delle spese mediche ed assistenziali “fino a un massimo di euro 3.000”.

Dunque, nella “causa pilota” torinese giunta avanti la Cassazione la Presidenza del Consiglio sosteneva che tali interventi legislativi fossero tali da soddisfare le pretese delle vittime. E dunque pure della donna torinese.

La Corte di Giustizia fissa udienza contro Stato italiano per risarcimento 'irrisorio': solo 4800 euro a vittima di stupro

L’avvocato Marco Bona

La tesi sostenuta dal pool di avvocati che la assistono, invece, era che “con tali leggi l’Italia non avesse in nessun modo rimediato al suo inadempimento, ma avesse consegnato alle vittime indennizzi assolutamente irrisori”. Peraltro, aggiungono i legali, “la strada per ottenere tali elemosine di Stato è irta di ostacoli assurdi e vessatori”.

Con la legge di bilancio del 30 dicembre 2018 il Governo ed il Parlamento attuali confermavano tale quadro normativo, ancora una volta tradendo le aspettative delle vittime.
Dopo diversi rinvii la Cassazione (ordinanza 31 gennaio 2019) decideva infine di rimettere alla Corte di Giustizia la questione se gli indennizzi previsti dal legislatore italiano siano conformi al principio di indennizzo equo ed adeguato di cui alla direttiva del 2004.

Sul punto la Cassazione esprimeva il dubbio che non lo siano affatto, affermando che questi indennizzi si collocano nell'”area dell’irrisorio” e l’importo di euro 4.800 per le vittime di violenze sessuale è una somma “palesemente non equa”.

La drammatica storia della vittima, protagonista della ‘causa pilota’

Lottare per avere giustizia è diventato per questa giovane donna una delle poche ragioni per cui valesse spendersi. Gli studi di economia e commercio interrotti, la difficoltà a stabilire delle relazioni: ha il sapore dell’insulto l’offerta di 4800 per ripagare una vita distrutta da quei due connazionali che l’avevano vista ballare in discoteca, una sera di ottobre del 2005, e avevano deciso di rapirla
.
Una volta uscita dal locale, era salita in auto con due amici e poco dopo sulla strada li aveva affiancati un furgone. Per poco non li faceva finire fuori strada, costringendoli a fermarsi. Erano scesi due ragazzi che avevano aperto la portiera e prelevato di forza la diciottenne, caricandola sul furgone. Gli amici avevano provato a trattenerla, ma gli altri erano stati più forti.

Ed erano stati anche più veloci, riuscendo a seminare gli amici che per qualche chilometro li avevano seguiti, mentre chiamavano al telefono le forze dell’ordine. Le indagini avevano poi permesso di scoprire, attraverso l’analisi delle celle telefoniche, che la donna era stata portata in un casolare della Valsusa, dove era stata percossa e stuprata. Al mattino i due l’avevano liberata alla periferia di Torino. Furono poi identificati ma fecero perdere le loro tracce.

Condannati in contumacia a 10 anni di carcere, non risarcirono mai la vittima, che, ora ha deciso di fare causa allo Stato inanzi la Corte di Giustizia di Lussemburgo.

Sorgente: La Corte di Giustizia fissa udienza contro Stato italiano per risarcimento ‘irrisorio’: solo 4800 euro a vittima di stupro – Repubblica.it

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