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La presidente di Fratelli d’Italia dietro solo al presidente del Consiglio Conte. Il Pd risale al 18

di Nando Pagnoncelli

Il mese di novembre, come è spesso accaduto negli ultimi anni, ha fatto segnare un peggioramento del clima politico, riconducibile prevalentemente alla discussione sulla legge di Bilancio che entra nel vivo, contrapponendo non solo maggioranza e opposizione ma le stesse forze che sostengono l’esecutivo. Basti pensare al numero di emendamenti finora presentati dai partiti. Lo scenario economico non è migliorato, infatti la Commissione europea ha diffuso le stime autunnaliconfermando la crescita dello 0,1% per il 2019 e dello 0,4% nel 2020. Il mese che si chiude è stato caratterizzato anche da vicende che hanno avuto grande impatto nell’opinione pubblica suscitando un’inquietudine diffusa: Ilva, Alitalia, Mose, dissesto idrogeologico. E, per finire, non sono mancate questioni politiche di rilievo: la scorta alla senatrice Segre, la comparsa del movimento delle «Sardine» a Bologna, la presentazione di Azione, il partito di Calenda, la consultazione della piattaforma Rousseau da parte del Movimento 5 Stelle per decidere la strategia da adottare alle prossime Regionali, le polemiche tra Conte e Salvini sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e la relativa minaccia di querela per calunnia da parte del premier nei confronti del suo ex vicepremier.

Insomma, tutto ciò ha avuto riflessi sul clima politico, con la sola eccezione del giudizio sul governo, che è rimasto stabile rispetto a ottobre, infatti il 37% approva l’esecutivo (+1%) mentre la maggioranza (52%) si esprime negativamente (+2%) e coloro che non si esprimono rappresentano l’11% (-3%). L’indice di gradimento — come sempre calcolato mettendo in rapporto i giudizi positivi e quelli negativi escludendo dal computo le mancate risposte — si attesta a 42, dunque allo stesso livello dello scorso mese di ottobre. Le opinioni sui leader politici e i capi delegazione della maggioranza fanno invece segnare alcuni cambiamenti importanti: il presidente Conte, apprezzato dal 43% degli italiani, si mantiene al primo posto in graduatoria ma arretra di 6 punti nell’indice di gradimento (47); Salvini perde 8 punti, passando da 45 a 37, e viene scavalcato al secondo posto da Giorgia Meloni che si attesta a 40 (-1); a seguire Franceschini con indice 27, Bellanova e Speranza appaiati a 23, Zingaretti stabile a 20, quindi Di Maio con 18 (in calo di 6 punti), Berlusconi con 17 (-1) e Renzi con 10 (-6).

È sorprendente il vistoso calo di consenso di quattro big, con ogni evidenza per motivazioni diverse: il calo maggiore è quello di Salvini, alle prese con la polemica sul Mes e, più in generale, con la ricerca di nuovi temi e proposte, dato che la questione migranti a distanza di un anno è passata dal 45% al 28% nelle priorità degli italiani; la flessione del premier Conte sembra attribuibile al suo recente maggiore protagonismo che potrebbe avere attenuato la sua immagine istituzionale super partes, alienandogli una quota delle simpatie di cui godeva; Di Maio deve far fronte alle divisioni interne, alla dialettica non sempre serena con il premier e all’imprevisto esito della consultazione degli iscritti sui prossimi appuntamenti elettorali, mentre Renzi è stato investito dalle polemiche sul finanziamento della fondazione Open che sostiene le sue iniziative politiche. Riguardo alle intenzioni di voto il sondaggio odierno fa registrare alcune variazioni di rilievo: la Lega pur mantenendosi al primo posto con il 31,9% delle preferenze perde 2,4%; il Pd con il 18,1% aumenta di 0,9% avvicinandosi al risultato delle Europee nonostante l’uscita di Renzi; al terzo posto si colloca il M5S con il 16,6% (in flessione di 1,3%), quindi Fratelli d’Italia per la prima volta in doppia cifra (10,6%, in aumento di 0,8%) che precede Forza Italia stabile al 6,2%; a seguire Italia viva con il 5,3% (in flessione di 0,9%), Europa verde e Azione di Calenda appaiati al 2,3%, Sinistra italiana con il 2% e +Europa con 1,2%.

Tutte le altre liste con meno dell’1%, nell’insieme raggiungono il 3,5%. Ma ciò che dovrebbe far riflettere i nostri politici è la quota di italiani che manifestano l’intenzione di astenersi o si dichiarano indecisi su chi votare: oggi rappresentano il 40,5%. Si tratta del dato più elevato registrato da giugno in poi ed è un indicatore non solo di disaffezione ma soprattutto di disorientamento e di disillusione: difficile, o poco responsabile, non tenerne conto.

Sorgente: Sondaggio | Lega al 31,9% (in calo), 5 Stelle a 16,6%. Tra i leader Meloni supera Salvini – Corriere.it

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