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Imu e Tasi, pignoramento dei conti Le nuove regole per chi non paga

di Mario Sensini

«I cittadini non si devono preoccupare, non mi risulta». ll presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, risponde così a chi gli chiede notizie della possibilità per i comuni di bloccare i conti correnti dei contribuenti che non pagano i tributi locali. Sarà stato un riflesso condizionato, perché da giorni il premier combatte l’idea di una manovra piena di tasse e trappole fiscali, ma quella norma c’è. È prevista dall’articolo 96 della Legge di Bilancio depositata e già in discussione, al Senato, e dà anche molta soddisfazione ai sindaci, che in questa riforma della riscossione locale, chiesta a gran voce da tempo, vedono la possibilità di mettere al sicuro le proprie entrate fiscali.

La legge di Bilancio

La norma inserita nella legge è molto tecnica e complessa. In sostanza, tende a offrire ai Comuni che riscuotono direttamente i loro tributi, di utilizzare gli stessi metodi e strumenti che usa l’Agenzia delle Entrate, l’organismo pubblico che riscuote tasse statali e contributi, e che fino a qualche tempo fa lavorava anche con i Comuni. Che poi scelsero la strada di una riscossione «più umana», ma che oggi si trovano in difficoltà. E vogliono strumenti più efficienti, che la riforma contenuta nella manovra gli consegna, riducendo ad appena 9 mesi, quando oggi ci vogliono anni, il tempo per ottenere, anche forzatamente, la soddisfazione del credito.

Procedure sprint

Da quando scatterà, a gennaio 2020, a meno di un ripensamento, anche tutti gli atti emessi da Comuni, Regioni, Province, Unioni Montane dovranno contenere gli elementi necessari per renderli esecutivi. E, dunque, far scattare automaticamente anche eventuali sequestri una volta scaduti i termini per presentare i ricorsi (accorciati da 4 a 2 mesi per i crediti fiscali inferiori a mille euro). Una procedura che oggi, basata su atti diversi, richiede molto più tempo per arrivare all’esecutività della riscossione.

Avviso sotto i 10 mila euro

Con la riforma, prima dell’avvio concreto della procedura esecutiva, per tutti i crediti inferiori ai 10 mila euro, gli enti locali dovranno inviare anche un sollecito di pagamento al contribuente. Nessun avviso, invece, se il credito è superiore. Il nuovo meccanismo non si applica alle multe, perché le disposizioni non incidono sul Codice della Strada. E prevede, in via generalizzata, la possibilità di rateizzare le somme, non meno di 36 rate per i debiti oltre 6 mila euro.

I tempi della manovra

Mentre la polemica divampa sui tributi locali, il disegno di legge di Bilancio entra da oggi nel vivo della discussione parlamentare. Tutti i gruppi politici dovranno indicare entro le 15 di oggi alla commissione Bilancio del Senato gli emendamenti “segnalati”, ovvero le proposte considerate prioritarie fra quelle presentate. L’obiettivo è scendere da un totale di 4.550 emendamenti a non più di 700, la metà firmati dai partiti della maggioranza e l’altra metà dalle opposizioni. Questa operazione di scrematura dovrebbe concludersi entro domani mentre la prossima settimana l’ufficio di presidenza della commissione procederà alla valutazione di ammissibilità degli emendamenti e quindi comincerà la fase delle votazioni. La manovra è attesa in Aula al Senato il 3 dicembre.

Cure meno care

Nel pacchetto di emendamenti del Movimento 5 Stelle ce n’è uno che rivoluzionerebbe le cure dentistiche. Obiettivo, dicono i grillini, aiutare le fasce deboli, per le quali il costo del dentista è spesso difficile da sostenere. La proposta (primo firmatario Giovanni Endrizzi) prevede un contributo di 500 euro annui per le cure odontoiatriche alla fascia di popolazione con un Isee «pari o inferiore a 25mila euro».

Niente spa per gli studi dentistici

Ma non è l’unica novità. Se l’emendamento fosse approvato, dal 2022 gli studi odontoiatrici potranno essere solo società tra professionisti (Stp) iscritti all’Albo, escludendo tutte le strutture organizzate con altre modalità. Dunque verrebbero eliminate dal mercato le società odontoiatriche costituite sotto forma di Spa e Srl, dove attualmente i proprietari posso anche non essere medici iscritti all’Albo. Una prospettiva inquietante secondo l’Associazione nazionale dei centri odontoiatrici (Ancod). «Si metterebbero a rischio 17mila posti di lavoro» e si danneggerebbero le strutture che «oggi offrono soluzioni di qualità alla fasce più deboli non coperte dai livelli essenziali di assistenza».

ZES per Venezia

Arrivano infine i primi emendamenti per Venezia del governo, che ha già stanziato fondi per l’emergenza. Il Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, chiede di riconoscere alla zona di PortoMarghera e dei comuni del Polesine lo status di «Zona Economica Speciale».

Sorgente: corriere.it

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