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Quarto giorno di audizioni pubbliche. Gordon Sondland dichiara di aver lavorato, su ordine presidenziale, sulle questioni ucraine insieme a Giuliani, avvocato del tycoon. La deposizione tira in ballo anche Mike Pompeo e John Bolton: “Tutti erano informati”

Nel corso delle quarte audizioni pubbliche sull’indagine che potrebbe portare all’impeachment del presidente Trump, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Ue Gordon Sondland ha ammesso che il tycoon ha fatto pressioni per portare avanti in Ucraina indagini nei confronti di Joe Biden. Il diplomatico ha dichiarato di aver lavorato insieme a Rudolph Giuliani, avvocato personale del tycoon. “Il ministro Perry, l’ambasciatore Volker ed io abbiamo lavorato con Giuliani sulle questioni ucraine su diretto ordine del presidente degli Stati Uniti”. “Non volevamo farlo”, ha aggiunto, ma ho “agito in buona fede” su ordine presidenziale.

“Giuliani – afferma Sondland – chiese che l’Ucraina facesse una dichiarazione pubblica annunciando delle indagini”, che coinvolgevano l’avversario democratico Joe Biden e suo figlio Hunter, sia sulle elezioni presidenziali americane del 2016 sia sulla Burisma, la società in cui aveva lavorato il figlio dell’ex vicepresidente Joe Biden. In cambio delle indagini sull’avversario democratico, il presidente ucraino Volodimir Zelenskij, ha dichiarato Sondland, avrebbe ottenuto aiuti militari statunitensi: “un vero quid pro quo per organizzare una visita alla Casa Bianca”.

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“Tutti sapevano”

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo era consapevole e “pienamente favorevole” di queste operazioni, di cui era a conoscenza anche l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il vicepresidente Mike Pence, ha spiegato Sondland. A quest’ultimo l’ambasciatore aveva espresso le sue preoccupazioni il primo settembre a Varsavia prima di un incontro con il presidente ucraino: “Dissi al vice presidente Pence prima degli incontri con gli ucraini che io ero preoccupato che il ritardo negli aiuti (militari)  fosse diventato collegato alla questione delle indagini”.

“Giuliani stava esprimendo un desiderio del presidente e noi sapevamo che queste indagini erano importanti per il presidente”, aggiunge Sondland, che parla di una email che inviò al segretario di Stato Mike Pompeo, al segretario all’energia Rick Perry e al capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney per informarli di aver parlato con Zelenskij e che questi intendeva avviare delle “indagini trasparenti”. “Sapevano cosa stavamo facendo e perché”. La mail era del 19 luglio, una settimana prima della famosa telefonata tra Trump e Zelenskij.

Inoltre Sondland, riferisce Cnn, ha parlato di alcune conversazioni WhatsApp che ha avuto con altri funzionari. I messaggi metterebbero in luce il ruolo dell’avvocato Giuliani nelle pressioni di Washington su Kiev e chiamerebbero in causa il segretario di Stato, Mike Pompeo, che avrebbe dato istruzioni sul caso ai diplomatici statunitensi. Sondland ha dichiarato che Giuliani “comunicò con gli ucraini senza la nostra conoscenza” e che lui, “l’ambasciatore Taylor, l’ambasciatore Volker erano sopresi da questo”.

L’inchiesta di impeachment potrebbe portare alla rimozione di Trump dalla carica di presidente degli Stati Uniti. Le indagini si concentrano su una telefonata del 25 luglio in cui Trump chiese al presidente ucraino Zelenskij di indagare sul rivale politico democratico Joe Biden e sugli affari del figlio Hunter con la locale società Burisma.

Sorgente: Impeachment, l’ambasciatore Usa presso l’Ue ammette: “Trump ha fatto pressioni per investigare Joe Biden” – Repubblica.it

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