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«Il nuovo capo dell'Isis è Abu Ibrahim al-Hashimi al Qurayshi»: l'annuncio del gruppo terrorista

Il gruppo terroristico conferma in un audio la morte del leader, avvenuta in seguito a un raid statunitense, e annuncia al mondo il nome del successore

di Guido Olimpio

Il nuovo portavoce dell’Isis, Abu Hamza al-Quraishi, ha confermato in un audio la morte del leader dell’organizzazione, Al Baghdadi. Ed ha anche annunciato il nome del successore: è Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. La mossa — in attesa di conferme indipendenti — è arrivata nel giorno in cui il Pentagono ha diffuso i video del blitz nel quale ha ucciso Al Baghdadi e «ridotto a un parcheggio» il suo compound. Nel messaggio Abu Hamza al-Quraishi ha anche dichiarato: «America, non ti rendi conto che lo Stato islamico è in prima linea in Europa e Africa occidentale? È esteso da est a ovest. Il vostro destino è controllato da un vecchio pazzo, che va a dormire con un’idea e si risveglia con un’altra. Non celebrate (la morte di Baghdadi, ndr), non siate arroganti. Il nuovo scelto vi farà dimenticare l’orrore che avete visto e farà sembrare dolci i giorni dei risultati di Al-Baghdadi».

L’appello

La fazione ha precisato che il nuovo leader ha esperienza in campo religioso, ha partecipato a molti combattimenti e – condizioni indispensabile – è un discendente della tribù al Qurayshi, quella del Profeta. Identico legame per il portavoce definito un muhajr, ossia uno straniero. Nel messaggio l’organizzazione, oltre a confermare la morte di al Baghdadi, esorta i militanti a pronunciare il giuramento di fedeltà. Nulla cambia – ha sottolineato Abu Hamza – non siamo mai stati così vicine alle coste dell’Europa. L’appello è destinato a innestare, probabilmente, la macchina della propaganda con i “Wilayat” pronti a riconoscere la nuova guida.

 

I timori

Pochi per ora gli elementi sui nuovi capi, protetti da nomi di battaglia. Toccherà a loro dimostrare che lo Stato Islamico rappresenta ancora una forza notevole, in grado di far male. Come del resto ha avvertito il responsabile del Comando centrale Usa, generale McKanzie, quando ha presentato ieri i video del blitz nel quale è stato ucciso al Baghdadi. Temiamo ritorsioni, ha ripetuto l’alto ufficiale.

Le ipotesi

Nei giorni scorsi è stato ipotizzato che alla testa dello Stato Islamico ci fosse il turcomanno Abdullah Qardash, un ex ufficiale di Saddam poi passato con al Qaeda e, successivamente, con l’Isis. Catturato, finito nel campo di prigionia di Camp Bucca, è salito di grado occupandosi dei guerriglieri, di nuclei suicidi ma anche di indottrinamento. Lo hanno ribattezzato «il professore» – per i suoi studi religiosi – o «il distruttore», a sottolineare il carattere duro. La biografia di Qardash e quella del nuovo leader hanno punti di contatto, però comuni a molti altri “emiri”. In estate si è persino affermato che avesse assunto il controllo di tutte le attività in quanto al Baghdadi non era in condizione di farlo a causa delle cattive condizioni di salute. Promozione messa in dubbio da alcuni ricercatori mentre gli Stati Uniti hanno offerto una taglia di 5 milioni di dollari inserendolo nell’elenco dei possibili successori.

L’attesa

Mina al Alami, esperta di jihadismo della Bbc, aveva osservato che l’Isis non poteva far passare troppo tempo. Le migliaia di militanti attendevano un segnale chiaro, un punto di ripartenza. In passato i movimenti, nei riti degli annunci, si sono mossi a seconda delle circostanze. Nell’aprile 2010 è trascorsa una settimana prima che venisse confermato il decesso di Abu Omar al Baghdadi e un mese per rivelare il nome del leader, il primo Califfo, Abu Bakr al Baghdadi. La fine del portavoce Abu Mohammed al Adnani è stata commentata lo stesso giorno. Per Osama – ha ricordato l’analista – passarono appena 48 ore, ma ci vollero quattro mesi prima di dare la notizia della promozione del numero due, l’egiziano Ayman al Zawahiri, da molto tempo al fianco di bin Laden.

L’altro fronte

Dopo aver annunciato il ritiro, gli Usa hanno inviato nuove unità nella parte orientale della Siria. Mobilitati blindati Bradley della Guardia Nazionale della Nord Carolina che integreranno le poche unità rimaste al fianco dei curdi siriani YPG. Sul web sono apparse foto dei soldati in pattugliamento e l’ispezione di membri delle forze speciali ad alcuni siti petroliferi. Secondo il New York Times, dopo partenze e arrivi, il contingente statunitense in questo settore sarà di circa 900 uomini. Dunque il disimpegno sbandierato dalla Casa Bianca è parziale e del resto Donald Trump, sommerso di critiche, ha giustificato il ripensamento sostenendo che le truppe proteggeranno il greggio.

Sorgente: corriere.it

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