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Si voterà in primavera. Il segretario: “Mandiamo De Luca ai giardinetti”

DALL’INVIATO A NAPOLI. Matteo Salvini già pensa alla Campania, dove si voterà in primavera. Ma ha un problema che, per la verità, vorrebbero avere gli altri leader di partito: la lunga fila di persone che bussano alla sua porta. Ma questa è anche la terra della camorra e degli specialisti nel giro di tutte le parrocchie politiche. Allora l’ex ministro dell’Interno ha pensato di portarsi a Napoli lo “sceriffo” di Cantù, il suo fedelissimo Nicola Molteni, l’ex sottosegretario che al Viminale aveva l’importante delega alla pubblica sicurezza. Un altro “lumbard” a controllare l’impetuosa crescita del Carroccio al Sud, dopo Raffaele Volpi diventato presidente del Copasir e Stefano Candiani spedito in Sicilia, anche lui ex sottosegretario del ministero dell’Interno.

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Non si fida dei leghisti locali? Salvini spiega che i coordinatori non li sceglie «in base all’appartenenza etnica» e non sono dei «commissari». «Avevo bisogno – ammette il capo della Lega – di qualcuno che abbia esperienza nella lotta alla criminalità e non sia legato al territorio. Giusto aprire le porte, ma quelli che hanno problemi con la giustizia e hanno cambiato 18 casacche stiano lontani dalle nostre sedi. Chi si vuole candidare con noi deve combattere la camorra che è una merda da estirpare». Poi indica i nemici da battere: «Noi vogliamo offrire ai campani l’opportunità di liberarsi dei tre moschettieri sfigati, Di Maio, De Luca e De Magistris».

Non è tuttavia la Campania il primo pensiero di Salvini. In testa ha solo la vittoria in Emilia-Romagna dove andrà ogni settimana. «Perché se vinciamo lì cambia il mondo». Ma il segretario leghista è consapevole di quanto sia difficile battere il governatore uscente Bonaccini con la sua candidata Borgonzoni. E allora ha deciso di moltiplicare gli sforzi sulla sua immagine. Così nella sua agenda crescono gli appuntamenti emiliani e romagnoli. In quella Regione ci tornerà venerdì e sabato, tappa centrale Ferrara accanto al suo sindaco Alan Fabbri.

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Salvini ha nel mirino il suo vecchio sodale Di Maio, pregusta la soddisfazione di sconfiggerlo nella sua terra, di scavalcare i 5 Stelle. «Se ci sono grillini che si sentono delusi e traditi, sono ben venuti. Manderemo De Luca ai giardinetti e daremo il reddito di cittadinanza a Di Maio e De Magistris». Ma Salvini non ha un candidato che faccia questo macello campano. La scelta spetta a Forza Italia e Berlusconi non ha idea di chi indicare, anche perché in questa Regione ha il grande problema che si chiama Mara Carfagna. Era girato il nome del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ma lui ha altri programmi per il futuro. Si era parlato dell’ex governatore Caldoro ma Salvini vuole «un nome da battaglia». Che ancora non c’è. Tuttavia è paradossale che, se Berlusconi dovesse fare il nome di Carfagna, la Lega non direbbe di no. Dice Cantalamessa, l’uomo di riferimento che farà da apripista a Molteni in Campania: «Mara è una persona affidabile, onesta, capace, di livello politico, ma sul suo nome il problema è tutto interno a Fi». Il paradosso è che Carfagna è a capo di quell’ala forzista che critica aspramente l’appiattimento di Berlusconi a Salvini.

Salvini non ha solo il problema del candidato giusto, ma anche quello di un pezzo importante di elettorato di centrodestra che si è materializzato ieri al cinema Metropolitan. Sono quei campani che hanno chiesto all’ex ministro dell’Interno di pronunciare due parole se vuole il loro voto: condono edilizio. «Quelle parole – gli ha detto una signora – che Berlusconi ha avuto il coraggio di dire qui a Napoli».

Sorgente: Campania, Salvini ci crede e apre al nome della Carfagna – La Stampa

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