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Gli arresti arrivano poche ore dopo le dimissioni del presidente Morales: “Non ho rubato nulla. Il mio peccato è essere indigeno”. Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha chiesto che il voto venga ripetuto

Mandato d’arresto per Evo Morales. Lo ha fatto sapere lo stesso presidente boliviano, dimessosi domenica dopo aver perso il sostegno di esercito e polizia, su Twitter, aggiungendo che “gruppi violenti” hanno preso d’assalto la sua abitazione. La notizia è stata confermata da Luis Fernando Camacho, leader dei comitati che hanno portato alle dimissioni di Morales, che ha aggiunto che le autorità stanno cercando Morales a Chapare, una zona del dipartimento centrale di Cochabamba. Il Messico, intanto, tramite il ministro degli Esteri, Marcelo Ebra, ha offerto asilo politico a Morales, dopo che 20 funzionari governativi hanno cercato rifugio nella sua ambasciata a La Paz.

Nel frattempo, la polizia ha arrestato la ex presidente e l’ex vicepresidente del Tribunale Supremo Elettorale (Tse), Maria Eugenia Choque e Antonio Costas, per presunte frodi e brogli legati alle elezioni presidenziali del 20 ottobre, mentre manifestanti incappucciati hanno invaso l’ambasciata venezuelana nella capitale della Bolivia. Per Choque e Costas è stata aperta un’inchiesta per falsificazione di documenti, manipolazione di dati informatici, alterazione ed occultamento di risultati e altri reati. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha denunciato gli eventi di domenica definendoli un colpo di stato.

La denuncia di irregolarità elettorale era arrivata dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa) che ha chiesto la ripetizione del voto. Il leader del Paese ha annunciato le sue dimissioni, 73 giorni prima della fine del suo mandato, con una dichiarazione lanciata dalla città di Chimoré: “Ho l’obbligo di operare per la pace. E mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani. Mi fa male che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze e aggressioni”. E aggiunge: “È per questa e altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale”.

Morales aveva dichiarato che “in futuro” risiederà “nella zona tropicale di Cochabamba“, dove iniziò la sua carriera politica, mettendo fine così ad una serie di congetture sulla sua possibile fuga dal Paese. In una intervista a Bolivia Tv, Morales ha precisato di non avere ragioni per scappare dato che “non ho rubato nulla. Il mio peccato è essere indigeno, dirigente sindacale, cocalero“. E conclude: “Essere indigeno, antimperialista e di sinistra è il nostro peccato”, avvertendo che se “capiterà qualcosa a me e a al vicepresidente, anche lui dimissionario, Garcia Linera, sarà colpa di Carlos Mesa e Luis Ferdinando Camacho” che, secondo lui, avrebbero offerto fino a 50mila dollari a chi lo avesse consegnato. È stato, infatti, il leader del movimento dei comitati civici Camacho a chiedere le dimissioni del presidente: “Esiste un ordine di cattura per Evo Morales! I militari gli hanno tolto l’aereo presidenziale e lui è nascosto nel Chapare, e lo cercano! Giustizia!”.

Sorgente: Bolivia, mandato d’arresto per Evo Morales: “Gruppi violenti hanno preso d’assalto la mia abitazione”. Messico offre asilo politico – Il Fatto Quotidiano

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