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Merendine tassate, crocefissi nelle aule, «tre miliardi a ricerca e istruzione o dimetterò». Se Toninelli inseguiva il grillismo della prima ora, Fioramonti è come se seguisse una scia tutta sua

Fughe in avanti e gaffe. Così Fioramonti si candida a diventare il «nuovo Toninelli»
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Il fantomatico Stato Imperialista delle Merendine è pronto per fargli recapitare quel biglietto beffardo che si trovava all’interno delle zuccheratissime gomme da masticare degli anni Ottanta: «Ritenta, sarai più fortunato». Infatti, la tassa sugli snack amati dai ragazzini e odiati dai nutrizionisti — da lui caldeggiata già l’anno scorso e riproposta anche quest’anno — non entrerà nel bouquet della legge di Bilancio. E non ci sarà nemmeno la tassa sui voli aerei escogitata per cercare fondi da destinare alla ricerca. E visto che non c’è due senza tre, Lorenzo Fioramonti non avrà la ventura di vedere la concreta applicazione della suggestione di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche, proposta respinta persino dal più orgogliosamente veterocomunista della nuova maggioranza giallorossa, quell’Andrea Orlando pronto a sostenere «da laico a laico che non sono i crocifissi a mettere in discussione la laicità di scuola e Stato».

«Battitore libero»

Adesso sarebbe fin troppo semplicistico sostenere, come più d’uno anche a Palazzo Chigi già azzarda, che il neoministro dell’Istruzione si stia candidando a indossare quei galloni di «battitore libero», diciamo così, che nel passato governo erano appuntati sulle spalline di Danilo Toninelli. Certo, è vero, anche l’ex ministro dei Trasporti si era specializzato nella disciplina di fughe in avanti (dal ritiro delle concessioni ad Autostrade allo stop alla Tav) che venivano prontamente arrestate ora dal premier, ora dall’altro partner di maggioranza (che era la Lega). Ma stavolta è diverso. Mentre Toninelli inseguiva la stella polare del grillismo della prima ora, Fioramonti è come se seguisse una scia tutta sua, che lo sta portando a scavalcare a sinistra persino i componenti più di sinistra della maggioranza. Qualche malalingua del governo giallorosso giura di averlo sentito definire da Luigi di Maio in persona «il nostro Bertinotti» con esplicito riferimento al leader di Rifondazione che fu delizia ma soprattutto croce dei governi di centrosinistra di Prodi.

Sorgente: Fughe in avanti e gaffe. Così Fioramonti si candida a diventare il «nuovo Toninelli»

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