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È come se un quartiere grande quanto Torrevecchia vivesse nelle case popolari in barba alla legge: col canone d’affitto stracciato (il minimo è 7 euro e 75 cent), pur avendo un appartamento di proprietà altrove. A Roma, nell’hinterland, al mare, in montagna. Comunque una casa privata dove poter vivere senza pesare sulla comunità, in modo che gli alloggi pubblici siano affidati a chi ne ha bisogno sul serio. Il numero degli inquilini romani con la seconda casa oltre a quella gentilmente offerta dai contribuenti è impressionante: 5.760. Tutti appena scovati dall’Ater, l’azienda della Regione che da giugno ha ingaggiato una società esterna, la Cerved, proprio per incrociare i dati del catasto con nomi e atti patrimoniali degli affittuari. I risultati sono andati oltre le aspettative di chi ha avviato l’indagine: nella Capitale, il 12% degli inquilini della Regione ha una seconda casa. Quasi 6mila persone, appunto, su 48mila appartamenti.

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Il dossier con numeri e indirizzi è appena arrivato sulla scrivania di Andrea Napoletano, 41 anni, ex manager del ministero dello Sviluppo economico, approdato giusto un anno fa al timone dell’azienda della Pisana coi galloni di direttore generale. Primo compito: fare pulizia nel colosso dell’edilizia pubblica tarlato negli anni passati dalla piaga delle occupazioni e degli affitti non pagati. Abusivismo & morosità, un mix sciagurato che ha scavato una voragine nei conti dell’ente, un andazzo a cui finalmente si è cominciato a mettere argine. «Come Ater – spiega il diggì Napoletano – abbiamo deciso di mettere in campo, su impulso della Regione, nuovi e capillari metodi di accertamento, per colpire le situazioni di irregolarità».

LE ZONE
Il grosso di scorrettezze e violazioni, spiega il direttore generale, «è dovuto al possesso di altri immobili da parte degli assegnatari delle case popolari». Quasi 6mila persone che, si è scoperto grazie ai controlli sul catasto, erano già proprietarie di almeno un appartamento (ma c’è chi ne aveva più d’uno). Centinaia di abitazioni a Roma, perfino nelle zone più centrali; case subito fuori dal Raccordo, nei piccoli centri della provincia, e ancora case al mare, case in montagna. E le regole sono chiare: chi ha intestato un appartamento, non può certo alloggiare in un immobile pubblico. Ecco perché l’Ater è pronta a far partire le disdette, in tanti quartieri: da Tor Bella Monaca al Tufello, dal Tiburtino a San Basilio, a Vigne Nuove. «Siamo convinti – prosegue Napoletano, il primo a volere i controlli straordinari – che sia necessario tutelare tutti i casi di fragilità sociale, ma è anche un dovere ripristinare la legittimità». Messaggio che non ha bisogno di traduzioni: chi ha i requisiti per stare nelle case popolari non ha nulla da temere, ma chi imbroglia va accompagnato alla porta.

I TEMPI
Quando? Tocca aspettare i tempi della burocrazia: ora che la ricognizione sui furbi si è conclusa, l’Ater ha fatto partire l’iter per arrivare alla decadenza delle assegnazioni illegittime. Bisogna solo pazientare, insomma, assicurano dall’ente, perché quest’ennesimo scandalo sugli immobili pubblici ceduti a chi non ne avrebbe diritto venga finalmente archiviato. Si spera, a differenza di quanto avvenuto in Comune, in tutta fretta.
Sorgente: Roma, i furbetti delle case Ater: alloggio a chi già ce l’ha. Stretta sui controlli

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