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Dobbiamo preoccuparci dell’ascesa dell’ultradestra in Germania? A 80 anni dall’invasione nazista della Polonia, che diede il via alla seconda guerra mondiale, si registra un forte successo di un partito che contiene molte anime e non tutte accettabili, inoltre per la prima volta dal 1945 in Germania un partito di ultradestra supera il 20% dei consensi. Alternative für Deutschland (Afd) raddoppia i voti in Brandeburgo e li triplica in Sassonia, nella vecchia Germania dell’Est, anche se non riuscirà a governare perché hanno resistito sia la Cdu, i cristiano democratici, che la Spd, i socialdemocratici, tutti costretti comunque a trovare nuovi alleati.

La prima riflessione riguarda la futura leadership della Germania. Siamo già alla prima pesante sconfitta per l’erede della cancelliera Angela Merkel che avrà modo di meditare sulla palese inadeguatezza di Annegret Kramp-Karrenbauer, apparsa sin dall’inizio della sua avventura assai poco attrezzata e priva di ogni qualità carismatica. Merkel si è detta soddisfatta del risultato ma al primo vero test di leadership la Kramp-Karrenbauer ha fallito. La neo presidente della Cdu non è riuscita a convincere i cristiano democratici dell’Est delusi che nel 2017 hanno votato per Afd, né a fermare l’emorragia dei voti moderati degli elettori più moderati che hanno premiato i Verdi. Un duro colpo al suo progetto di diventare un giorno la leader della Germania.

Il secondo punto, reso molto evidente dal voto, è che 30 anni dopo la caduta del Muro l’ex Germania dell’Est si sente frustata e delusa. Nel 1989 i tedeschi dell’Est scesero per strada per abbattere il regime comunista.

Ma molte delle speranze di allora non sono state soddisfatte: non ci sono parità di condizioni tra Ovest ed Est. I cittadini dell’Est chiedono salari uguali, pensioni uguali, una buona istruzione per tutti, un trattamento coerente dei richiedenti asilo e il respingimento egli stranieri. E’ su questi temi, strumentalizzandoli che fa leva l’estrema destra: gli slogan dell’Afd si basano sull’identità perduta dell’Est e la paura degli stranieri. I dati veri riguardano lo spopolamento dell’Est della Germania e il fatto che i salari medi nelle regioni orientali sono al di sotto della media nazionale e molto al di sotto di quelli dell’Ovest. In questo contesto di si è inserita la crisi dei rifugiati con la “narrativa” dell’accoglienza che ha dato la sensazione i tedeschi dell’Est di creare una priorità del migrante rispetto ai cittadini tedeschi. In realtà è proprio l’Est che per lo spopolamento progressivo avrebbe bisogno di lavoratori migranti. Ma la percezione degli elettori è ovviamente assi diversa e l’Afd l’ha sfruttata in pieno.

Ma c’è una riflessione più generale da fare e che riguarda tutta l’Europa e pure l’Italia. Come osserva il professor Alberto Martinelli in un dossier dell’Ispi il nazional-populismo è forte nell’Europa orientale, dove la fine dell’Unione Sovietica ha provocato l’esplosione di tensioni latenti da decenni, ma sta crescendo anche in molti paesi dell’Europa centrale e occidentale come reazione “ai fenomeni di spaesamento e de-territorializzazione causati dai processi di globalizzazione e di integrazione sopranazionale”. Questo significa che dove ci sono delle forti disuguaglianze, per esempio tra Nord e Sud dell’Italia, l’ultradestra ha buone chance di trovare consensi: l’Unione europea se non vuole fallire dovrà rispondere ai bisogni e all’esasperazione delle regioni europee meno fortunate. Altrimenti saranno guai.

Sorgente: Alberto Negri – L’estrema destra vola nelle elezioni regionali in Germania: la lezione del voto tedesco interessa pure noi – World Affairs – L’Antidiplomatico

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