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La candidata tedesca alla successione di Juncker al lavoro per ottenere i consensi necessari partedì all’Europarlamento

Ursula von der Leyen è chiusa nel suo ufficio allo Charlemagne di Bruxelles, l’edificio al lato del Palazzo Berlaymont. Affiancata dallo staff transitorio che le è stato messo a disposizione dalla Commissione (più il portavoce e il capo-segreteria che si è portata da Berlino), oggi continuerà a lavorare per tutto il giorno su due documenti: le linee-guida del suo programma di legislatura e il discorso che pronuncerà in Aula a Strasburgo martedì mattina. Clima, immigrazione, pilastro sociale, riforma dell’Eurozona e digitalizzazione sono le parole-chiave attorno a cui ruoteranno. Ma nel frattempo è costretta a portare avanti i contatti politici per assicurarsi una maggioranza. Vuole che sia marcatamente europeista. Ed è per questo che ha detto no all’incontro con la Lega.

Il rifiuto ai sovranisti

Nonostante il pressing (e gli annunci) del capogruppo Marco Zanni, l’aspirante presidente della Commissione ha deciso di non concedere un faccia a faccia ai leghisti prima del voto di martedì alle 18. Ufficialmente per ragioni logistiche, anche se in realtà il tempo ci sarebbe: domani la ministra della Difesa tedesca vedrà il gruppo del Ppe per la seconda volta. E così Identità e Democrazia sarà l’unico gruppo a non aver avuto diritto a un confronto, che invece è stato concesso anche alla sinistra estrema (Gue) e alla delegazione del Movimento 5 Stelle (che sono nei non iscritti). Dopo l’esclusione dalle vicepresidenze dell’Aula e dalle presidenze di commissione, il cordone sanitario anti-sovranisti continua.

Portafogli vuotiÈ andato a vuoto anche il pressing del governo per avere garanzie sul commissario alla Concorrenza. L’attuale ministro della Difesa tedesca ha respinto le richieste avanzate da varie capitali: ha fatto sapere che prima deve terminare la definizione del programma, poi dovrà passare il test del voto e soltanto a quel punto potranno iniziare i negoziati veri e propri per la distribuzione dei portafogli. Con un paletto ben preciso: tutti i governi dovranno proporre due nomi, un uomo e una donna. Perché Von der Leyen è assolutamente intenzionata a garantire la perfetta parità di genere nella sua squadra.

Il perimetro europeista

Rifiutando l’incontro con la Lega, Von der Leyen prova dunque a tracciare una linea rossa per delimitare i confini della possibile maggioranza in suo sostegno. Lei continua a puntare a una coalizione europeista, anche se ovviamente è consapevole delle difficoltà. Con i Verdi che si sono sfilati, i tre gruppi della coalizione (socialisti, liberali e Ppe) partono da una base di 444 voti. Ma i socialisti sono molto divisi al loro interno: oltre a tedeschi e austriaci, anche britannici, belgi e olandesi restano super scettici. Pure nei liberali ci sono parecchi mal di pancia. Per questo, lei stessa non si aspetta una vittoria con un ampio margine, ma è pronta ad accettare un risultato sul filo di lana. Anche se questo dovesse arrivare con una stampella fuori dal perimetro della maggioranza classica. L’ipotesi di un rinvio del voto, infatti, viene considerata troppo rischiosa: spostare tutto a settembre potrebbe a cascata creare problemi sul fronte Brexit (la scadenza è fissata per il 31 ottobre) e sui negoziati per il bilancio pluriennale.

Possibili scenari

Da chi potrebbe dunque arrivare il soccorso? I voti del M5S sarebbero certamente ben accetti. Del resto nei giorni scorsi Von der Leyen aveva ricevuto Tiziana Beghin (capo-delegazione) e Fabio Massimo Castaldo (vicepresidente del Parlamento), un incontro al termine del quale i grillini erano parsi molto ottimisti ed entusiasti per via delle «convergenze» in termini di programma (lei li ha convinti insistendo sul salario minimo, pur mostrandosi piuttosto intransigente sul rispetto dei vincoli di bilancio). E non rifiuterebbe nemmeno i voti dei polacchi di Diritto e Giustizia, nonostante sia pronta a ribadire che non ci può essere alcun compromesso sullo Stato di diritto. Più complicato, invece, digerire un appoggio leghista. Soprattutto se dovesse rivelarsi determinante.

Sorgente: Von der Leyen cerca voti europeisti e dice no a un incontro con la Lega – La Stampa


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