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“Non ci sarà nessuna tolleranza per teppisti e delinquenti. La Tav si farà, indietro non si torna”. E’ quanto detto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini al termine di una lunga giornata di “attacchi con bombe carta, cesoie, martelli e pietre al corteo No Tav” a cui la polizia ha “risposto con l’uso di idranti e di circa 200 lacrimogeni”. “Ringrazio a nome di tutti gli italiani le centinaia di donne e uomini delle forze dell’ordine che hanno evitato feriti (a eccezione di un poliziotto) e incidenti gravi”. Nel corso dei disordini di oggi un agente è stato colpito alla spalla da un sasso, scagliato dai manifestanti. L’uomo è rimasto ferito, sembra in modo non grave.

 

“Abbiamo dimostrato che il cantiere è violabile. Ora possiamo ritornare tutti insieme al festival” replicano gli organizzatori della marcia No Tav, che al megafono hanno invitato i partecipanti alla marcia a fare rientro a Venaus, dove è in corso il festival Alta Felicità. “Ci siamo e ci saremo la Valsusa è nostra e la difenderemo” hanno urlato i manifestanti nella loro avanzata. Un gruppetto ha raggiunto le reti del cantiere ed è riuscito a forzare la cancellata, entrando nella zona rossa. “La valle che resiste. No Tav“. “I popoli in rivolta scrivono la storia, no Tav fino alla vittoria”, ripetono i militanti in marcia. Gli organizzatori stimano circa 15mila presenze.

Per arginare i tentativi di accesso le forze dell’ordine hanno lanciato lacrimogeni (VIDEO), mentre gli altri rispondevano con bombe carta e pietre (VIDEO). A quanto si apprende gli attacchi di gruppetti di manifestanti no Tav si sarebbero verificati in più punti della valle, anche sui sentieri di montagna posti più in alto rispetto al cancello, e avverrebbero con le stesse modalità, lancio di pietre e oggetti vari.

Nonostante l’auspicio di uno dei leader storici del Movimento No Tav, Alberto Perino, che i partecipanti alla manifestazione ragionassero “di testa e non di pancia” perché “anche un solo sasso lanciato sarebbe un regalo a Salvini”, quello appena trascorso in Valsusa è stato un pomeriggio di tensione con i manifestanti impegnati a raggiungere il cantiere con ogni mezzo, compresi un flessibile e una fiamma ossidrica utilizzati per scardinare un cancello e le forze dell’ordine a contenere gli attacchi con l’uso di idranti e lacrimogeni. Alla fine il bilancio è di 48 persone identificate e denunciate, molte delle quali appartenenti al centro sociale Askatasuna, compreso il loro leader. Partiti dal presidio di Venaus, dopo un violento temporale che per un po’ ha messo in dubbio lo svolgimento stesso della marcia, i No Tav hanno raggiunto Giaglione dove alcuni manifestanti a volto coperto lungo il sentiero Gallo Romano che conduce al cantiere della Torino-Lione hanno aperto un varco nella pesante cancellata che sbarrava la strada e oltrepassato la barriera lanciando sassi, mentre le forze dell’ordine rispondevano con il lancio di lacrimogeni. Ma è nel tardo pomeriggio che la tensione si è alzata di livello: mentre un gruppo di militanti ha raggiunto la cancellata sul ponte del fiume Clarea affiggendo lo striscione ‘fermarlo tocca a noi’, altri passando per i boschi hanno tentato di accedere al cantiere, un tentativo arginato ancora una volta con l’impiego di lacrimogeni e idranti, utilizzati anche per rispondere alle bombe carta che dai sentieri sopra il cantiere i manifestanti hanno lanciato all’indirizzo delle forze dell’ordine con il chiaro intento di ‘distrarle’ dall’altro fronte di scontro.

Sullo sfondo della manifestazione la polemica con i Cinque Stelle, giudicati ‘traditori’ per non aver impedito la realizzazione dell’opera. “Non ci sono governi amici – hanno scandito durante la marcia i No Tav – anche se questo non significa che non avessimo sperato che le cose potessero cambiare dopo le parole di chi in campagna elettorale aveva promesso che il Tav non si sarebbe fatto. Ma non ci facciamo prendere in giro da nessuno e a tutti i partiti, in primis ai Cinque Stelle, diciamo che i giochi di potere non ci interessano”. Una posizione che, certo, ribadiranno mercoledì sera durante l’assemblea promossa proprio dai pentastellati a Bussoleno.

 

“Spero la manifestazione di oggi sia una bella manifestazione, bagnata ma partecipata, fatta con la testa e non con la pancia perché chi oggi tira una pietra, una castagna o qualunque cazzata sappia che lo fa solo per fare un regalo a Salvini, non certo per il No Tav “. Aveva detto questa mattina Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav, nella giornata della marcia al cantiere di Chiomonte. “Non mi interessa sentire Beppe Grillo – ha aggiunto – mi è bastata la sua dichiarazione. Sono deluso perché lo stimavo e ora non lo stimo più. Non ho capito la sua presa di posizione”.

Mozione del M5S per fermare i lavori

Perino ha, quindi, rinnovato l’auspicio che oggi “tutti ragionino con la testa e non con la pancia per non fare un regalo a Salvini e al questore”. “Siamo qui – ha ribadito – per ricordare che ci siamo, c’eravamo e saremo sempre”.

Questa mattina al Festival anche alcuni esponenti dei Gilet Gialli francesi. “Grazie per l’invito – ha detto una esponente del movimento sul palco – sono una mamma con tre bambini e ho iniziato la mia militanza per la legge sui ferrovieri fatta nel 2018 da Macron. Il capitalismo non accetta la rivoluzione, io ho perso tre mesi di stipendio per uno sciopero ma poi ho continuato la lotta. Poi è esplosa un’altra collera, quella della tassa sulla benzina che colpisce i più fragili e che è anche una questione ecologica. Abbiamo fatto una grande mobilitazione e non solo delle marce simboliche. Noi siamo arrivati fino agli Champs Elyses, luogo simbolo della borghesia parigina. E così – aggiunge la rappresentante dei Gilet Gialli – abbiamo fatto tremare il Governo tanto che Macron aveva un elicottero pronto sulla sua residenza per poter fuggire. La nostra determinazione è grande”.

“La vostra lotta è la nostra lotta”, hanno replicato i No tav. “Il Movimento non è finito – hanno detto le due rappresentanti francesi – siamo sempre qui perché la determinazione è essenziale nella lotta. Siamo fiere di far parte di questo collettivo e ci batteremo di nuovo e per sempre perché il capitalismo è il vero veleno”.

Sorgente: No Tav entrano nel cantiere

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