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Ritorno in Nicaragua. 40 anni fa la rivoluzione sfidò gli Usa nel loro “cortile di casa”. Oggi il ‘fu comandante del Frente’ è passato a reprimere con ogni mezzo la rivolta dei ‘nipotini’ del sandinismo, i millennials nicas. Ortega e il suo ambasciatore in Canada Maurizio Gelli, figlio del Licio della P2.

Storia di una tragica illusione, scrive Gianni Beretta

di Ennio Remondino

Memoria di una tragica illusione

Nicaragua, da Sandino all’altro Gelli, la parabola di Ortega
Gianni Beretta è severo persino con le proprie illusioni giovanili, condivise con molti. «Quarant’anni fa, il 19 luglio 1979 in Nicaragua, la guerriglia del Frente Sandinista (Fsln) entrava trionfante nella capitale Managua mettendo fine alla dinastia dei Somoza». Da allora, il maggiore ma sempre piccolo Stato centroamericano si conquistò le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Prima la rivoluzione in casa, poi la guerra civile in El Salvador che ne seguì, e la lotta di liberazione della Unidad Revolucionaria Nacional in Guatemala. «I peones delle piantagioni di caffè, cotone e canna da zucchero che si ribellavano dopo cinque secoli di sottomissione alle oligarchie della colonia spagnola, ci ricorda il Manifesto. Con l’aggiunta (dalla fine dell’800) delle banane, merce che originò di fatto le prime multinazionali (statunitensi) della storia». Oggi lo sconvolgente titolo, ‘Da Sandino a Maurizio Gelli, la parabola di Ortega è servita’.

Ortega nombra a Maurizio Gelli (a destra) como embajador en Canadá

Revolución Popular Sandinista

Il decennio della Revolución Popular Sandinista, una rivoluzione dall’incerto profilo socialista basata sui principi di pluralismo politico, economia mista e non allineamento, e con «ben quattro sacerdoti cattolici erano ministri di governo». Gli Stati uniti tra la tentazione della classica invasione di un tempo. Boicottaggio economico contro il Nicaragua, e il confinante Honduras «propria portaerei dove erano basati i contras antisandinisti». Piena guerra fredda e molti dei vari leader guerriglieri, con una formazione marxista. Ma oltre i ricordi personali, Beretta propone l’analisi. «Non è stata l’ideologia a dare il via ai fermenti rivoluzionari bensì la non più rinviabile necessità di una riforma agraria». Il problema atavico nel Centro e Sud America, la proprietà della terra tra vecchi e nuovi ‘conquistadores’. Interessanti precisazioni storiche sui primati contadini su quelli ideologici. Per approfondimenti, rinvio alla lettura dell’originale. (https://ilmanifesto.it/da-sandino-a-maurizio-gelli-la-parabola-di-ortega-e-servita/)

Inciampo sandinista, golpismo Usa

Nel 1986, condanna agli Stati Uniti dalla Corte internazionale dell’Aja per «terrorismo di stato». La direzione del Frente, costretta a una conduzione autoritaria del paese. Saltando qualche travagliato decennio bene illustrato da Beretta, l’attualità Ortega, da rivoluzionario a despota. Il ‘fu’ comandante Daniel Ortega, dal suo ritorno al governo nel 2007 ha esercitato un controllo assoluto degli apparati dello stato, alleanza con l’oligarchia in cambio di esenzioni fiscali e i salari più bassi della regione. Alla base sociale, briciole di assistenzialismo. «Fino a prefigurare, in un delirio messianico, una nuova dinastia: con sua moglie vicepresidente e i figli piazzati in posti nevralgici del regime». Dollari e petrolio fin che il Venezuela ha potuto, e neo neoliberista con amicizie Usa. «Fino a che non è scoppiata a sorpresa l’inerme rivolta dei coraggiosi ‘millennials nicas’ ‘ dell’aprile dello scorso anno, ferocemente repressa nel sangue da Ortega con centinaia di morti nelle piazze».

Dittatore Orteca e fuga dal sud

Il Nicaragua di oggi è uno stato di polizia, con oltre 60mila nicaraguensi fuggititi in Costa Rica. Fuga dalla violenza e dalla povertà verso nord. Guatemala e Honduras di fatto narco-stati. Nel Salvador gli errori dell’ex guerriglia del Fmln, culminata con l’espulsione del sindaco di San Salvador, Nayib Bukele, dal primo giugno e a 37 anni, il più giovane presidente della repubblica nell’America Latina. «Ma la triste verità è che Ortega ha tradito la sua rivoluzione; come nel 1934 Sandino fu trucidato da Anastasio Somoza senior (allora capo della Guardia Nacional) subito dopo aver deposto le armi e sottoscritto la pace col presidente Sacasa». Infine la misteriosa nomina da parte di Ortega dell’italiano Maurizio Gelli (figlio del P2 Licio) come ambasciatore prima in Uruguay e ora in Canada.

Cronisti d’assalto, Licio Gelli e la P2

Maurizio Gelli e Remocontro

Gienni Beretta cita Gelli, evoca la loggia segreta P2, ed eleva sospetti sul personaggio Maurizio. «Ambasciatore, conferendogli la preziosa immunità diplomatica». In cambio di che? È la domanda con malizia. Puzza di P2 rediviva, sotto chi dsa quale altra forma e sigla. «Allo stesso modo di quando Anastasio Somoza jr, nella seconda metà degli anni ’70 estese il passaporto nicaraguense a Roberto Calvi quando aprì a Managua l’Ambrosiano Group Banco Comercial». Remocontro attraverso un suo vecchio reporter, ha memorie personali da proporre. Maurizio, figlio minore dell’allora imperante Licio, il tramite più moderato a intelligente per tentare di arrivare all’irraggiungibile padre inquisito. Cronisti d’assalto a caccia di scoop. Chi scommetteva sul figlio Raffaello, chi sull’avvocato Dean, chi appunto su Maurizio. L’allora allampanato giovanotto, la bella moglie -Serena mi pare di ricordare- e il figlio ‘Licino’, oggi un altro Licio Gelli adulto, immaginiamo. Strani ritorni nella vita.

AVEVAMO DETTO

Sorgente: Nicaragua, da Sandino all’altro Gelli, la parabola di Ortega –

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