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L’INCHIESTA
Dehors abusivi a Ponte Milvio resi regolari coi permessi (illeciti) di funzionari comunali. Nel cuore della movida di Roma Nord almeno due commercianti hanno beneficiato dei vantaggi dei tavolini selvaggi, posizionati pure sui marciapiedi della piazza, grazie alle autorizzazioni concesse, e poi rinnovate a oltranza, dal XV municipio nonostante il parere negativo della Soprintendenza per i beni architettonici e paesistici del Comune di Roma. Chi ha favorito e chi ha beneficiato dei vantaggi, per di più evitando di pagare la tassa del suolo pubblico per oltre 100 mila euro, rischia ora di ritrovarsi a processo sullo stesso banco degli imputati con l’accusa di abuso di atti d’ufficio.

L’INCHIESTA
A piazzale Clodio, il pm Alberto Galanti titolare dell’inchiesta sul “Tavolino selvaggio” a Roma Nord ha chiuso l’indagine sulle irregolarità compiute nella piazza di Ponte Milvio e chiesto il rinvio a giudizio di cinque indagati, tre funzionari municipali e due commercianti. A partire da Antonella Gibilisco, responsabile dello Sportello unico attività produttive, poi trasferita in altra sede; Luigi Todde, della Direzione tecnica amministrativa, e Mario Fiore, dirigente dell’Unità organizzativa. Coimputati, appunto, per l’ingiusto vantaggio ottenuto da Fabio Ponari e Leonardo Sassi, patron rispettivamente del ristopub “Roma Beer Company” e del “Panificio Nazzareno”, entrambi accusati anche di occupazione abusiva di suolo pubblico. In procura infatti la copertura amministrativa per il piazzamento di tavoli, sedie e luminarie è stata considerata un illecito («frutto di concerto criminoso») e di conseguenza i dehors posizionati sul marciapiede una violazione penale.

Il «no» della Soprintendenza alla richiesta di occupazione permanente di suolo pubblico per circa 40 metri quadri ciascuno era stata avanzata dai titolari delle due attività tra il 2013 e il 2014. «L’occupazione di suolo pubblico», specificava la Soprintendenza nel parere negativo inviato al Municipio «andrebbe a posizionarsi sul marciapiede già gravato da molte altre occupazioni, di cui molte abusive, di chioschi e di tante altre aree concesse a rotazione, saturando lo spazio pubblico e lasciando un tratto limitato per il passaggio pedonale». L’allora soprintendente Maria Costanza Pierdominici aveva sottolineato anche altro: «La presenza di più occupazioni consentono il passaggio di fatto solo lungo il percorso dei non vedenti a ridosso di alberature e pali dell’illuminazione posti al centro del marciapiede».

PARERE VINCOLANTE
Nessun dubbio, inoltre, sulla irregolarità diffusa. La soprintendente, infatti, aveva ribadito: «Non possono essere rilasciate occupazioni di suolo senza il parere sottoscritto della medesima. Visto il notevole numero di “Osp” (occupazioni suolo pubblico) presenti sulla piazza, peraltro non autorizzate dallo scrivente, e da queste ritenute abusive si ribadisce la necessità di un piano di massima Occupabilità di piazza Ponte Milvio condivisa dalle amministrazioni interessate». Nonostante questo, Gibilisco, e a catena gli altri due funzionari, avrebbero prima autorizzato un’occupazione temporanea e poi concesso il rinnovo «fino all’adozione del Piano di massima occupabilità da parte del Municipio».

In questo modo, secondo la procura, attribuendo alle società un’occupazione permanente, visto che «il piano è un atto discrezionale e non obbligatoriamente adottabile da parte del municipio». Tanto che poi sarà istituito solo anni dopo. La Gibilisco è stata anche accusata di non aver accertato il regolare versamento del canone di occupazione da parte dei due commercianti, «cagionando all’amministrazione un danno patrimoniale» di oltre 100 mila euro, visto che il conto sarebbe stato saldato solo successivamente. «Il 31 gennaio 2017» riporta l’imputazione «risultava un debito verso il Municipio pari a 59 mila e 568 euro», per il locale di Ponari, che in precedenza aveva versato solo 8.400 euro. Altri «52mila euro» erano dovuti dal panificio di Sassi, oltre gli 8.000 tondi saldati.
Sorgente: Favorirono tavolino selvaggio, funzionari comunali nei guai

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