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Il vicepremier esaspera i toni: “Von der Leyen mi schifa e la dovevo votare? La dignità vale più di una poltrona”. Lega verso la rinuncia alla designazione per avere mani libere per attaccare l’Ue

by Angela Mauro

La domanda è una: il commissario europeo che spetta all’Italia sarà leghista? “Italiano”, dice Matteo Salvini da Helsinki dove è impegnato nel consiglio informale dei ministri degli Interni, il suo secondo nel giro di un intero anno al governo. La Lega sta davvero valutando di mollare il commissario al M5s, apprende Huffpost. È la mossa che in queste ore sembrerebbe quasi obbligata – seppure ancora non ufficialmente decisa – per tentare una manovra difficilissima: uscire dall’angolo dopo il no alla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, a fronte del sì invece espresso dai colleghi pentastellati nell’aula di Strasburgo. È la scelta che almeno consentirebbe al vicepremier leghista, mai così isolato nel governo e in Europa, di tenersi le mani libere contro la Commissione europea per l’autunno: quando scoppierà, immancabile, lo scontro tra Roma e Bruxelles sulla manovra economica.

 

La frattura nel governo è difficile da sanare. Come è difficile ormai che un candidato leghista al ruolo di commissario possa ottenere l’ok di von der Leyen e passare il test delle Commissioni parlamentari a Bruxelles. Le due cose, combinate insieme, sembrano un ostacolo insormontabile. Alcune fonti leghiste dicono ad Huffpost che il nome di Giancarlo Giorgetti non è del tutto fuori corsa. Ma sembra più un modo di dire. Nella realtà, soprattutto se vista da Strasburgo, sembra che von der Leyen si prepari a costruire una squadra “europeista”, per sua stessa ammissione. Con un programma che guarda molto a sinistra, soprattutto sulle questioni ambientali. Persino gran parte del Ppe è scontenta, tanto che dai Popolari sono mancati un bel po’ di voti martedì scorso in aula. “La sosteniamo ancora, ma è chiaro che il suo programma deve cambiare radicalmente”, dice Massimiliano Salini di Forza Italia, scontento degli annunci della presidente sulla carbon tax. “Non puoi far cassa di voti con i soldi degli imprenditori…”.

E allora anche la partita del commissario leghista è ormai incriccata. Salvini esplora il piano B ed esaspera i toni: “Von der Leyen mi schifa e la dovevo votare? La dignità vale più di una poltrona da commissario Ue”. E ancora: “Se il voto popolare vale qualcosa, altrimenti mettano qualche nome nella piattaforma Rousseau e decidano”.

L’idea che si fa strada nella Lega è di concedere a questo punto la scelta al M5s: Conte nomini il commissario, visto che lo deve trattare lui, da premier con gli altri partner. E visto che, risulta ad Huffpost, da fonti europee, deve farlo anche in fretta. È vero che i commissari nominati vanno al voto in commissione solo tra fine settembre e inizi di ottobre (voto in plenaria su tutta la squadra a fine ottobre), ma prima si fa, meglio è. Il timing europeo dice entro la fine di luglio. Il patto siglato dal premier al Consiglio europeo prevede per l’Italia il portafoglio della Concorrenza. Ma non ci può andare chiunque. A von der Leyen va dato un nome credibile, adatto. Arrivare tardi significa rischiare di perdere anche il portafoglio, perché la presidente è pressata da 28 paesi europei, tutti a chiedere qualcosa per sé: chi arriva tardi, si dovrà accontentare dei rimasugli, portafogli meno importanti.

La Lega tendenzialmente potrebbe restare fuori, coerente col no espresso in aula martedì scorso. Un modo per tenersi le mani libere e attaccare la Commissione europea in autunno al primo no di Bruxelles sulla flat tax. Senza leghisti in squadra, von der Leyen è nel mirino.

Sorgente: Da Salvini un “me ne frego” all’Europa | L’HuffPost

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