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Salvini dopo il vertice a tre con Conte e Di Maio: «Il governo va avanti, mai avuto dubbi»

Un incontro durato due ore, al termine del quale i due vice premier si sono stretti la mano prima di salutari. Salvini ai cronisti: «Tutto bene al vertice»

di Monica Guerzoni e Alessandro Trocino

Due contro uno, la formula è questa. Dopo il grande freddo delle ultime settimane, Matteo Salvini e Luigi Di Maio cercano un’intesa per arginare il presidente del Consiglio, che vuole condurre in prima persona e alle sue condizioni il negoziato con l’Europa. «Non sarò il primo premier che porta l’Italia contro il muro della procedura d’infrazione», ha ammonito Conte affrontando i due leader. E adesso la paura è tale che Di Maio e Salvini si sono detti pronti a collaborare per evitare il baratro. Il problema è il come. In un clima che Palazzo Chigi definisce «buono», senza contrapposizioni frontali, si è deciso di rinviare le scelte cruciali a una riunione con il ministro Tria e i vertici del Mef per capire, conti alla mano, come impostare una manovra condivisa e, se i numeri lo consentiranno, persino espansiva. A mezzanotte, due ore dopo il gong d’inizio, una stretta di mano davanti alle telecamere certifica il nuovo asse. «Tutto bene, il governo va avanti — frena Salvini — Nessuna manovra correttiva. Eviteremo la procedura garantendo crescita, lavoro e taglio delle tasse». E Di Maio conferma: «Vertice positivo. La priorità è abbassare le tasse».

Il monito di Giuseppe Conte al Corriere ha convinto i leader di Lega e M5S a mettere giù la bozza di un nuovo patto di governo. Al vertice notturno gli ex duellanti hanno trovato un primo accordo per rilanciare l’azione dell’esecutivo in vista del Consiglio dei ministri di oggi, in cui verrà dato il via libera al decreto sicurezza bis. Dopo settimane di polemiche, distinguo e segnali di irritazione nei confronti del premier, ieri il primo incontro chiarificatore. «Tra Matteo e Luigi c’è grande sintonia», assicurano i collaboratori, che spiegano così la linea con l’Europa: «Responsabilità, senza abbassare la testa». Se il patto tiene, il Carroccio avrà i voti per il decreto Sicurezza bis, che il M5S è pronto a digerire in quanto «svuotato e depotenziato». E il Movimento otterrà il sì di Salvini al salario minimo, con la promessa di ritirare gli emendamenti leghisti. L’altra moneta del baratto è il taglio delle tasse, con Salvini che insiste sulla flat tax e il leader politico dei 5 Stelle che chiede di procedere sulla via del carcere per i grandi evasori. Di Maio punta al taglio del numero dei parlamentari e alla riduzione degli stipendi. Al di là dei pubblici proclami, tra Conte e Salvini il braccio di ferro continua. Il segretario della Lega avverte che neanche lui ha voglia di vivacchiare. In cima ai suoi obiettivi ci sono la riduzione delle tasse e il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione.

L’ipotesi del rimpasto è stata evocata, ma Salvini non lo ha chiesto e Di Maio, che lo subirebbe, non ha minacciato barricate: «Se me lo propongono, valuterò». Il tema più esplosivo è però l’atteggiamento da tenere con l’Unione europea. Conte, in asse con il Quirinale e con Giovanni Tria, punta al dialogo con la Ue «per proteggere i risparmi dei cittadini» e ragiona su un obiettivo di deficit al 2%, utilizzando i tre miliardi di risparmi di quota 100 e reddito di cittadinanza. Il premier ha spiegato che (per ora) terrà per sé le deleghe del ministero degli Affari europei, anche perché non è direttamente coinvolto nella trattativa con Bruxelles. Una linea troppo morbida per i due vice, che non escludono di dover alzare la voce per difendere i loro provvedimenti bandiera. Quanto al commissario europeo, Conte spera di riuscire a ottenere un italiano in un settore economico (Concorrenza o Industria) e Salvini è convinto di avere in tasca il sì di Di Maio per un nome della Lega. Giancarlo Giorgetti? «Noi non mettiamo veti», avrebbe dato il via libera il ministro dello Sviluppo. In cambio, il M5S spera di ottenere le dimissioni immediate del viceministro leghista Massimo Garavaglia, se giovedì dovesse essere giudicato in primo grado e condannato per turbativa d’asta.

Sorgente: corriere.it

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