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Il segretario dell’Usigrai Di Trapani: servirebbe una riforma radicale e invece ancora una volta temo che non si farà nulla

Alessandro Di Matteo

In Rai c’è una «struttura parallela», una catena decisionale che prescinde dall’amministratore delegato e a volte agisce in contrasto con la sua linea. E’ l’Usigrai a lanciare un’accusa pesante in commissione parlamentare di Vigilanza, il segretario generale Vittorio Di Trapani interviene in audizione in teoria per parlare del piano industriale, ma le sue parole portano alla luce quello che da mesi racconta chi si occupa della tv pubblica. Dopo che ieri M5s ha votato insieme al Pd una mozione che chiede al presidente Marcello Foa di lasciare il suo secondo incarico, alla guida di Rai Com, oggi è il sindacato dei giornalisti Rai a riattizzare le polemiche sulla governance dell’azienda.

L’ad Rai Salini: la mia rivoluzione porterà a una nuova azienda

«La Rai – ha afferamato Di Trapani – avrebbe bisogno di una riforma radicale, e invece ancora una volta temo che non si farà nulla: l’azienda rischia di rimanere impantanata nei conflitti al vertice. La sensazione è che ci siano due aziende: una che opera con a capo l’amministratore delegato, l’altra, una sorta di struttura parallela, che agisce autonomamente se non in contrasto con l’ad». Parole che hanno scatenato il Pd Michele Anzaldi, che ha parlato di dichiarazioni di «una gravità assoluta» e che ha annunciato l’invio della registrazione dell’intervento di Di Trapani alla magistratura civile e penale».

Di Trapani non ha chiarito ulteriormente sulla «struttura parallela», ma da mesi a viale Mazzini si parla di una diarchia di fatto tra presidente e amministratore delegato, Marcello Foa voluto dalla Lega e Fabrizio Salini indicato da M5s. La gestione operativa dell’azienda dovrebbe essere materia del solo amministratore delegato, ma in Rai capistruttura, direttori e vicedirettori più che all’organigramma guardano ai pesi politici e l’exploit della Lega degli ultimi mesi, dicono le opposizioni in Vigilanza, ha spinto molti a guardare più a Foa che a Salini.

Da settimane si parla di una offensiva leghista in Rai dopo le europee, in particolare sul Tg1 attualmente affidato a Giuseppe Carboni indicato dai 5 stelle. Lo stesso vale per Rai 2, guidata da Carlo Freccero il cui incarico però scadrà il prossimo autunno. Un paio di mesi fa proprio la Lega aveva aperto un vero processo a Freccero in commissione di Vigilanza. Dall’inizio della primavera, poi, proprio Anzaldi è partito alla carica contro le consulenze per Unomattina, a suo giudizio tutte troppo targate Lega.

Secondo alcuni, la mozione dei 5 stelle contro Foa, ieri, andrebbe letta anche in quest’ottica, oltre che come rappresaglia per il voto della Lega a favore di Radio Radicale: un modo per rispondere all’offensiva leghista su Freccero e sulle poltrone chiave della Rai. Anche se, forse, un’offensiva che è un po’ sfuggita di mano, visto che i 5 stelle, dopo aver votato contro Foa, ora non sembrano troppo ansiosi di farlo dimettere. Rita Borioni e Riccardo Laganà, i consiglieri indicati rispettivamente dal Pd e dai dipendenti Rai, chiedono che non si aspetti il cda del 5 luglio per prendere una decisione sul doppio incarico di Foa, ma al momento i consiglieri M5s non si sono mossi.

Di Trapani, peraltro, è intervenuto anche sul doppio incarico di Foa: «E’ una situazione ormai inaccettabile – ha sottolineato – al punto tale che ci troviamo ormai con un presidente che fa finta di nulla, nonostante il voto della Vigilanza, e non di dimette da Rai Com, atteggiamento che mi sembra uno sfregio al Parlamento; al punto che la direttrice di Rai1 afferma che il suo ’editore di riferimento è il governo’; al punto che si chiude in anticipo una trasmissione senza che l’ad lo sappia, come è accaduto con il lunedì di Fabio Fazio». Tutte scelte, guarda caso, sostenute dalla Lega. Così come la stessa nomina di Foa a Rai Com, pure firmata da Salini.

Sorgente: Rai, l’affondo del sindacato: “C’è una struttura parallela che decide alle spalle dell’ad” – La Stampa

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