di Edoardo Frattola e Carlo Valdes
14 giugno 2019
Recentemente è tornato al centro dell’attenzione, in connessione alla proposta di introdurre i mini-Bot, il tema dei debiti commerciali della PA. Lo stock di debito commerciale in rapporto al Pil è diminuito negli ultimi anni passando dal 4 per cento del Pil (64,4 miliardi) del 2012 al 2,9 per cento di fine 2018 (51,6 miliardi). Di questi 51,6 miliardi la parte per cui erano già scaduti i termini di pagamento era però molto più contenuta (26,9 miliardi). Negli ultimi anni si sono anche ridotti notevolmente sia i tempi di pagamento, sia i ritardi registrati nei pagamenti. Ciò detto, restiamo il paese in Europa con la più alta consistenza di debito pubblico commerciale e tra i paesi con i maggiori ritardi nei pagamenti. Nei ritardi esiste una forte eterogeneità tra le diverse amministrazioni pubbliche. Nel 2018, Regioni e Province Autonome hanno pagato in media in anticipo rispetto alla scadenza, sebbene esistano ritardatari anche in questo comparto. I ministeri hanno pagato con un ritardo medio di 5 giorni, mentre il ritardo medio è stato di 12 giorni per i comuni sopra i 60mila abitanti. Nel testo e in appendice sono riportate classifiche delle amministrazioni per ritardo medio nei pagamenti. In conclusione, è vero che lo stock di debito è ancora elevato rispetto ad altri paesi europei e che ancora molte amministrazioni non pagano i propri debiti entro la scadenza, ma i miglioramenti fatti negli ultimi anni indicano che la strada intrapresa è quella giusta. È comunque opportuno tenere alta l’attenzione politica sul tema in futuro per non rendere vani gli sforzi fatti finora.
* * *
La consistenza del debito commerciale e del debito commerciale scaduto
Il recente dibattito sui mini-Bot ha riportato al centro dell’attenzione il tema dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. I dati Eurostat mostrano una riduzione dello stock di debiti commerciali della PA dal 4 per cento del Pil del 2012 al 2,9 per cento a fine 2018 (da 64,4 miliardi a 51,6 miliardi di euro), anche se l’Italia resta ancora maglia nera d’Europa con un livello di debito commerciale quasi doppio rispetto alla media dei paesi dell’Area Euro (1,6 per cento, Fig. 1).[1]
Questo debito non è incluso nella definizione di debito pubblico rilevante per il rispetto delle regole europee tranne che per una parte (circa 10 miliardi a fine 2018) corrispondente alle passività commerciali cedute pro soluto (cioè senza possibilità di rivalsa nel caso la pubblica amministrazione non pagasse) dai creditori a intermediari finanziari. Ciò significa che a fine 2018 i debiti in essere verso le imprese erano intorno ai 42 miliardi.
Non tutto questo debito commerciale era però in ritardo rispetto alle date di pagamento. Il MEF riporta che a fine 2018 lo stock di debito arrivato a scadenza e non pagato era di 26,9 miliardi.[2] Questa è la vera voce per cui si può parlare di ritardi nei pagamenti, ritardi per i quali a fine 2017 l’Italia era stata deferita alla Corte di Giustizia dell’UE.[3]
I tempi di pagamento
Per valutare i tempi di pagamento delle amministrazioni pubbliche, le Istituzioni europee fanno ricorso ai dati dello European Payment Report realizzato da Intrum, una società europea di gestione e recupero crediti.[4] Secondo i dati dell’ultimo rapporto, l’Italia ha ridotto il tempo medio di pagamento da 131 giorni nel 2016 a 67 giorni nel 2019 (Fig.2). Nonostante sia ancora al di sopra della media europea (42 giorni) e di paesi come Germania (27 giorni) e Francia (48 giorni), il miglioramento dell’Italia è notevole.
Anche i dati di Assobiomedica, che mostrano i tempi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche, confermano una continua riduzione da 298 giorni nel 2012 a 113 nel primo trimestre 2019 (Fig. 3).[5]
Infine, anche il Ministero dell’Economia ha recentemente avviato un monitoraggio dei tempi di pagamento della PA. I dati differiscono da quelli raccolti da Intrum a causa delle diverse modalità di rilevazione e del diverso metodo di calcolo dei giorni di pagamento.[6] Il MEF riporta il tempo medio di pagamento ponderato, cioè la media del numero di giorni impiegati per il pagamento da parte di un’amministrazione pesato per l’ammontare di ogni singola fattura. I dati, disponibili per il triennio 2016-2018, mostrano una riduzione dai 58 giorni impiegati per il pagamento nel 2016 ai 46 giorni del 2018.
Il ritardo nei pagamenti
Fatto il punto sui tempi medi impiegati per il pagamento, passiamo a ciò che è l’aspetto più problematico: il ritardo medio rispetto alla scadenza. Anche in questo caso, i dati MEF mostrano un miglioramento negli ultimi anni. Mentre nel 2016 il ritardo medio ponderato era di 16 giorni, nel 2017 il ritardo è diminuito a 10 giorni. Nel 2018 è stato addirittura registrato un anticipo medio di un giorno rispetto alla scadenza, anche se proprio il MEF fa notare che il dato potrebbe essere rivisto (Fig. 4). [7]
I dati MEF sui ritardi sono disponibili anche a livello disaggregato e mostrano una forte eterogeneità tra i diversi livelli amministrativi. Tra Regioni e Province Autonome si registra un anticipo medio di 5 giorni rispetto alla scadenza della fattura, anche se sono ancora ritardatarie nei pagamenti 7 amministrazioni su 22 (31,8 per cento, vedi Tav. 1). Le più virtuose sono la Regione Toscana, la Regione Lazio e la Regione Friuli-Venezia Giulia, con un anticipo medio ponderato rispetto alla scadenza rispettivamente di 25, 23 e 15 giorni. I fanalini di coda sono invece la Regione Basilicata (con un ritardo medio di 73 giorni), la Regione Abruzzo (25 giorni) e la Regione Sicilia (18 giorni).
A livello centrale i dati peggiorano, con un ritardo medio nei pagamenti di 5 giorni e 6 ministeri su 13 che registrano ritardi nei pagamenti. In particolare, il Ministero dell’Interno ha registrato nel 2018 un ritardo medio ponderato di 37 giorni, seguito dal Ministero della Giustizia (23 giorni). All’estremo opposto il Ministero dell’Economia che ha pagato con un anticipo medio di 25 giorni sulla scadenza, seguito dal Ministero degli Esteri con 17 giorni di anticipo.
I comuni sopra i 60mila abitanti sono invece in larga parte “cattivi pagatori”, con un ritardo medio ponderato di 12 giorni e 69 amministrazioni ritardatarie su 105 (65,7 per cento). Tra i comuni più lenti compaiono i comuni di Salerno (108 giorni di ritardo rispetto alla scadenza), Alessandria (99) e Andria (96). Si distinguono invece come ottimi pagatori i Comuni di Verona (28 giorni di anticipo rispetto alla scadenza), Trento (24) e Bergamo (18). In appendice è riportata la classifica per tutti i comuni sopra i 60mila abitanti (Tav. A1).
Quali sono le amministrazioni che hanno pagato prima della scadenza, consentendo alla media del 2018 di registrate un pagamento medio in anticipo? Tra le principali amministrazioni, al MEF e alle Regioni Toscana e Lazio già citate, si aggiungono un insieme di aziende sanitarie, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE S.p.A.) e le scuole pubbliche. Queste amministrazioni hanno pagato un importo complessivo di quasi 28 miliardi (il 23 per cento del totale pagato dalla PA nel 2018) con un anticipo medio ponderato sulla scadenza di 23 giorni (Tav. A2 in appendice).
Tav. 1: Tempo medio di pagamento e ritardo medio
di Ministeri, Regioni e Province Autonome (2018)
Importo totale pagato (in milioni di euro)
Tempo medio di pagamento ponderato (in giorni)
Ritardo medio ponderato (in giorni)1
Ministeri
9.969,1
51
5
Ministero dell’Interno
2.453,1
85
37
Ministero della Giustizia
1.349,5
64
23
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
22,9
44
6
Ministero della Difesa
1.708,9
70
2
Ministero per i beni e le attività culturali
409,2
36
1
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
479,4
43
1
Ministero dello Sviluppo Economico
164,8
32
0
Ministero dell’Agricoltura
87,4
50
0
Ministero della Salute
40,7
38
-1
Ministero dell’Ambiente
77,8
33
-10
Ministero dell’Istruzione
402,9
22
-10
Ministero degli Esteri
58,9
36
-17
Ministero dell’Economia e delle Finanze
2.713,7
13
-25
Regioni / Province Autonome
8.651,9
34
-5
Regione Basilicata
114,2
103
73
Regione Abruzzo
139,3
65
25
Regione Sicilia
917,3
60
18
Regione Calabria
416,2
41
11
Regione Molise
132,9
38
8
Regione Piemonte
217,0
44
6
Regione Campania
779,7
48
4
Regione Veneto
349,5
62
-1
Regione Umbria
106,7
44
-5
Regione Marche
175,4
42
-5
Regione Trentino-Alto Adige
12,1
25
-5
Regione Valle D’Aosta
159,8
24
-6
Regione Emilia-Romagna
177,1
31
-6
Provincia Autonoma di Bolzano
400,1
22
-8
Provincia Autonoma di Trento
467,5
25
-8
Regione Puglia
532,8
36
-11
Regione Sardegna
391,4
19
-12
Regione Liguria
139,8
33
-12
Regione Lombardia
965,1
18
-13
Regione Friuli-Venezia Giulia
328,6
20
-15
Regione Lazio
854,8
22
-23
Regione Toscana
874,4
16
-25
Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati MEF 1 I valori negativi indicano i giorni di pagamento anticipato rispetto alla scadenza.
[1] Si vedano le edizioni di “Note on stock of liabilities of trade credits and advances” pubblicate tra aprile 2015 e aprile 2019. I dati di fonte Banca d’Italia mostrano anche una più forte riduzione nello stock di debiti commerciali, passati da oltre 90 miliardi nel 2012 a 53 miliardi nel 2018.
[2] Occorre fare alcune precisazioni. Da un lato il debito potrebbe essere sottostimato perché si riferisce alle sole fatture emesse nel 2018 e non tiene conto, quindi, di eventuali fatture emesse in precedenza e ancora non saldate. Per esempio, sottraendo ai 51,6 miliardi indicati da Eurostat come debito a fine 2018 i 42,6 miliardi di fatture emesse nel 2018 e non pagate (a prescindere che siano scadute o no) presenti nei dati MEF, occorrerebbe aggiungere ulteriori 9 miliardi di debiti scaduti provenienti da anni precedenti. Tuttavia, affinché questo dato sia corretto occorrerebbe assumere che (i) le fonti diverse impiegate siano omogenee, sia in termini di rilevazione che di trattamento dell’IVA, e che (ii) i dati Eurostat, come i 42,6 miliardi indicati dal MEF, comprendano anche il debito non scaduto a fine 2018. Dall’altro, invece, il dato potrebbe essere sovrastimato poiché non tiene conto delle fatture che sono state effettivamente saldate ma per cui non è stata fatta comunicazione al Ministero dell’avvenuto pagamento. Per tutti i dettagli si veda: http://www.mef.gov.it/focus/article_0055.html.
[3] “Ritardi di pagamento: la Commissione deferisce l’Italia alla Corte di giustizia per non aver garantito il pagamento dei fornitori nei termini”, Comunicato Stampa, Commissione Europea, 07/12/2017: http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-4770_it.htm.
[4] Solo recentemente il Ministero dell’Economia ha avviato un monitoraggio sul tema e non esistono dati ufficiali raccolti a livello europeo.
[5] Anche se circoscritti a uno specifico settore, i dati di Assobiomedica sono preziosi perché, prima che il Ministero dell’Economia cominciasse il suo monitoraggio, erano gli unici raccolti in Italia per valutare i tempi di pagamento delle amministrazioni pubbliche.
[6] Il Ministero raccoglie i dati tramite la Piattaforma dei Crediti Commerciali nella quale confluiscono i dati delle amministrazioni registrate alla piattaforma, mentre i dati raccolti da Intrum sono il risultato di un’indagine campionaria presso le imprese. I dati di Assobiomedica divergono da quelli di Intrum e MEF perché riferiti alle sole strutture sanitarie pubbliche.
[7] Il MEF chiarisce che il dato potrebbe essere rivisto a rialzo (potrebbe, cioè, diventare un ritardo) perché tiene conto del tempo impiegato per pagare le sole fatture emesse nel 2018 e saldate nel 2018. Non tiene conto, invece, delle fatture emesse nel 2018 per cui il pagamento a fine anno non era stato effettuato. Per maggiori dettagli si veda:
http://www.mef.gov.it/focus/article_0055.html.
Appendice
Tav. A1: Tempo medio di pagamento e ritardo medio
dei Comuni sopra i 60mila abitanti (2018)1
Posizione (dalla più ritardataria alla più rapida)
Importo totale pagato (in milioni di euro)
Tempo medio di pagamento ponderato (in giorni)
Ritardo medio ponderato (in giorni)2
Comuni
12.557,5
48
12
1
Salerno
70,9
134
108
2
Alessandria
20,0
129
99
3
Andria
9,5
127
96
4
Sesto San Giovanni
37,4
123
79
5
Casoria
13,8
106
76
6
Guidonia Montecelio
19,0
105
75
7
Reggio Calabria
43,5
105
72
8
Aprilia
21,3
94
67
9
Lamezia Terme
17,8
94
63
10
La Spezia
51,2
87
48
11
Torino
310,3
97
42
12
Catanzaro
40,5
70
42
13
Caserta
23,9
70
42
14
Lucca
35,7
73
41
15
Gela
16,5
71
40
16
Caltanissetta
20,5
76
40
17
Afragola
19,7
70
39
18
Foggia
77,0
69
38
19
Fiumicino
18,0
66
35
20
Potenza
23,9
66
35
21
Asti
33,2
87
34
22
Corigliano-Rossano
11,0
63
33
23
Vittoria
11,6
62
32
24
Quartu Sant’Elena
26,5
75
31
25
Livorno
87,2
57
28
26
Torre del Greco
22,8
57
28
27
Ragusa
46,0
56
26
28
Marsala
35,2
59
23
29
Napoli
244,6
53
23
30
Pomezia
13,9
53
23
31
Siracusa
58,5
53
23
32
Como
45,0
52
22
33
Roma
3.639,5
55
21
34
Monza
67,4
53
21
35
Brindisi
61,0
50
20
36
Novara
37,8
50
20
37
Messina
119,7
50
20
38
Crotone
15,0
52
19
39
Lecce
59,1
61
18
40
Cosenza
11,3
54
18
41
Ancona
59,9
49
18
42
Cagliari
125,9
49
17
43
Pescara
50,9
47
16
44
Latina
49,9
47
16
45
Benevento
26,0
46
15
46
L’Aquila
50,5
45
15
47
Matera
37,8
46
14
48
Palermo
309,6
53
14
49
Pozzuoli
48,5
43
13
50
Grosseto
39,6
58
12
51
Giugliano
15,2
45
12
52
Castellammare di Stabia
22,8
41
11
53
Terni
30,3
44
9
54
Cremona
41,0
40
9
55
Barletta
35,8
44
7
56
Taranto
109,8
37
7
57
Trapani
28,0
36
6
58
Milano
1.882,8
38
6
59
Pesaro
51,3
45
5
60
Altamura
14,1
29
5
61
Busto Arsizio
38,5
46
5
62
Catania
0,1
34
4
63
Vigevano
30,5
33
4
64
Forlì
59,3
42
4
65
Varese
34,2
48
4
66
Padova
143,7
40
3
67
Perugia
97,8
58
1
68
Carrara
29,6
32
1
69
Viterbo
23,6
46
1
70
Treviso
36,3
30
-1
71
Ravenna
106,7
46
-1
72
Pistoia
38,1
28
-1
73
Bologna
115,9
37
-2
74
Viareggio
36,6
42
-2
75
Udine
48,6
29
-2
76
Arezzo
39,3
40
-2
77
Parma
110,6
41
-3
78
Imola
35,2
39
-3
79
Venezia
423,4
43
-3
80
Carpi
16,8
34
-4
81
Prato
102,6
28
-4
82
Rimini
108,4
41
-5
83
Pavia
37,8
30
-5
84
Bari
210,1
30
-6
85
Pisa
60,0
29
-6
86
Trieste
135,0
26
-6
87
Ferrara
52,3
26
-7
88
Piacenza
59,0
31
-7
89
Savona
29,8
26
-8
90
Brescia
182,7
31
-8
91
Reggio Emilia
85,5
37
-8
92
Massa
37,4
28
-8
93
Firenze
349,5
27
-8
94
Cinisello Balsamo
30,6
23
-10
95
Legnano
32,6
25
-10
96
Modena
110,3
36
-10
97
Fano
35,9
27
-11
98
Vicenza
65,1
30
-12
99
Cesena
51,2
34
-12
100
Bolzano
63,7
16
-14
101
Genova
340,6
32
-14
102
Sassari
63,2
16
-14
103
Bergamo
72,8
25
-18
104
Trento
78,0
37
-24
105
Verona
132,2
15
-28
Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati MEF 1 Per i comuni appartenenti a Città Metropolitane è riportato il solo dato di competenza dello specifico comune. Non sono invece indicati i dati della Città Metropolitana di appartenenza, disponibili sul sito del MEF. 2 I valori negativi indicano i giorni di pagamento anticipato rispetto alla scadenza.
Tav. A2: Top 20 delle amministrazioni paganti (2018)
Amministrazione
Importo totale pagato (in milioni di euro)
Tempo medio di pagamento ponderato (in giorni)
Ritardo medio ponderato (in giorni)1
Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano
5.238,1
32
-28
Ministero dell’Economia e delle Finanze
2.713,7
13
-25
Gestore dei Servizi Energetici – Gse S.P.A.
4.689,7
20
-10
Agenzia di Tutela della Salute della Val Padana
1.000,1
13
-47
Agenzia di Tutela della Salute di Brescia
1.461,8
21
-29
Agenzia di Tutela della Salute della Brianza
1.166,2
30
-30
Agenzia di Tutela della Salute di Pavia
785,2
21
-39
Agenzia di Tutela della Salute dell’Insubria
1.261,3
26
-21
Regione Toscana
874,4
16
-25
Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo
1.360,5
30
-16
Azienda Sanitaria Locale di Lecce
659,39
32
-31
Regione Lazio
854,76
22
-23
Azienda Sanitaria Locale Caserta
508,36
40
-33
Azienda Usl della Romagna
1102,82
49
-14
Agenzia di Tutela della Salute della Montagna
372,85
22
-38
Azienda ULSS n. 2 Marca Trevigiana
663,11
40
-20
Azienda ULSS n. 3 Serenissima
608,77
39
-22
Istituti di Istruzione Statale di Ogni Ordine e Grado
1114,86
21
-12
Azienda Sanitaria Locale di Salerno
525,63
50
-24
Azienda USL di Bologna
674,96
42
-18
Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati MEF 1 I valori negativi indicano i giorni di pagamento anticipato rispetto alla scadenza.
Sorgente: I debiti commerciali della PA e i ritardi nei pagamenti | Università Cattolica del Sacro Cuore
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