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Salvini, «l’ultimo avviso» ai 5 Stelle:  adesso basta, tappatevi la bocca

Il vicepremier leghista agli alleati: «Io ricevo buste con proiettili, smettetela». L’ira anche sulla sicurezza: invece di darmi solidarietà, mi accusano

di Marco Cremonesi, inviato a Firenze

All’inizio della giornata, Matteo Salvini rinnova i buoni propositi: non accettare provocazioni dai 5 stelle e, semmai, pungerli su concreti punti specifici. Certo, che il Blog delle stelle a mezzogiorno se ne esca invitandolo a «tirare fuori le p..» chiedendo che faccia dimettere Siri, non aiuta la serenità del clima. Lui, però, risponde ancora pacato: «Io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme, e questo vale a livello locale come a livello nazionale».

In realtà, ciò che più irrita il ministro dell’Interno sono le accuse di scarsa efficienza nel garantire la sicurezza su cui i 5 stelle soffiano forte dopo la sparatoria di Napoli. Anche qui, Salvini prima si morde la lingua e prova a far parlare i dati diffusi dal Viminale, secondo cui tra il 2018 e il 2019 i delitti commessi in Italia sono calati del 15% (omicidi -12,2%, tentati omicidi -16,2%, violenze sessuali -32,1%, rapine -20,9%, furti -15,1%). Peraltro, il moltiplicarsi delle scritte con bomboletta spray (quattro soltanto l’altra notte) che inneggiano a prematura fine per il ministro dell’Interno sono, secondo il leader leghista, il segno che, almeno gli alleati, dovrebbero abbassare i toni. Anche se pubblicamente dice di attendersi «la condanna e lo sdegno dei democratici, dei pacifisti, degli antirazzisti e degli antifascisti», con i suoi s’indigna: «Ma come? Possibile che nessuno dei 5 stelle, dal premier in giù, si senta di dire una mezza parola di solidarietà e al contrario dicono che non faccio abbastanza?». Ma ancora per un po’ si attiene al proponimento: per i 5 stelle solo punture mirate. Sul presidente venezuelano, per esempio: «Spero non ci sia più nessuno al governo che difende uno degli ultimi dittatori sanguinari di sinistra». Su Virginia Raggi: «A Roma le cose vanno bene? La metro funziona? Non ci sono gabbiani e topi?», ironizza il capo leghista. Per poi rinnovare la sfida: «Se a qualcuno non andasse bene così, noi ci stiamo preparando. Stiamo studiando…». Del resto, anche la questione dei compensi di Fabio Fazio è declinata verso gli alleati: «Vediamo se gli amici dei 5 Stelle, così sensibili al tema del risparmio ci aiutano a dimezzare i super stipendi milionari che girano in Rai o se hanno anche loro qualcuno da difendere».

L’ira nei confronti di Conte non è tramontata: «Non capisco, e spero che sia stato male interpretato, il presidente del Consiglio quando ha detto che abbassare le tasse non è un’urgenza e si può fare più avanti: no, amico mio, di questo si deve parlare in Parlamento e in Consiglio dei ministri». Come dire: non del caso Siri. Poco più tardi, però, per il sottosegretario leghista arriva la nuova tegola: Report annuncia che il notaio che ha registrato una sua compravendita immobiliare ha segnalato l’operazione all’antiriciclaggio. Salvini si informa, gli inviano anche i documenti che per altro erano già nella cartellina che verrà consegnata ai pm quando Siri sarà da loro ascoltato. Secondo i leghisti la vicenda sarebbe «fuffa». Poi, il mix di stanchezza da maratona elettorale e gli assalti dei 5 Stelle che hanno ormai cadenza quasi oraria lo fanno sbottare: «Mi dicono “tira fuori le palle?”. Io ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia. A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo». Con finale minaccioso: «È l’ultimo avviso…».

Sorgente: corriere.it

 

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