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Si preannunciano scintille nel cielo dei conti pubblici italiani tra Lega e Commissione europea. Le parole del vicepremier Matteo Salvini, forte del 34% dei consensi ottenuti dal Carroccio alle europee, preludono allo scontro con il rischio di mandare di nuovo in escandescenze lo spread. “Sforare il 3% ? Non ho voglia di sfidare nessuno, ma non sto a impiccarmi a un parametro, un numero o una regoletta. In Europa bisogna rivedere le politiche sulla crescita”, ha detto commentando i risultati elettorali. “So che da parte della Commissione Ue – aggiunge – è in arrivo una lettera sull’economia italiana. Gli italiani hanno dato mandato a e al governo di ridiscutere, pacatamente, i parametri che hanno portato a un livello di precarietà senza precedenti”. La prima resa dei conti sarà il 5 giugno quando l’esecutivo Ue pubblicherà le raccomandazioni sull’Italia con le quali potrebbe aprire una procedura alla luce delle deviazioni sui conti. In mezzo c’è un altro passaggio nella tabella di marcia Ue: oggi la Commissione dovrebbe inviare infatti all’Italia una lettera per chiedere chiarimenti sui rialzi del debito. “Se arriva la lettera risponderemo” ha detto Salvini. A giustificare l’eventuale procedura, la fotografia a tinte fosche sulle finanze italiane scattate nelle ultime previsioni della Commissione che vedono il deficit e il debito in salita e il Pil al contagocce. Stime Ue alla mano, il debito italiano dovrebbe salire al 133,7% quest’anno e al 135,2% nel 2020. La crescita è al contagocce: +0,1% nel 2019 e 0,7% il prossimo anno. In rialzo anche il deficit: al 2,5% nel 2019 e al 3,5% nel 2020. Peggiora anche il disavanzo strutturale (parametro di riferimento Ue perché incide sul debito) che nel 2018-19 doveva essere tagliato almeno dello 0,4% e invece è peggiorato dello 0,3%. A bocce ferme, manca quindi all’appello uno 0,7% di aggiustamento dei conti, quasi 12 miliardi.

Se l’Italia ottenesse la flessibilità Ue per il crollo del Ponte Morandi e il dissesto idrogeologico, potrebbe ottenere un sconto di un paio di miliardi, dunque circa 10 miliardi. Se poi a questo ‘arretrato’ aggiungiamo i 23 miliardi necessari per disattivare le clausole Iva nel 2020, saliamo a 33 miliardi di manovra, escludendo il rifinanziamento del reddito di cittadinanza, ma soprattutto della misura bandiera della Lega, la Flat tax, che con Salvini adesso più che mai vorrà mettere in cima alle priorità. Ma la coperta è più che corta e se è vero che Bruxelles non entra nel merito delle misure scelte dai governi ma giudica l’impatto sui conti, si preannunciano venti di guerra sia con il partner di governo su dove reperire le risorse per la tassa piatta, sia con la Ue se la misura venisse finanziata in deficit. Unica strada varare risparmi equivalenti attraverso i tagli della spesa pubblica o un efficace sfoltimento della giungla delle detrazioni/agevolazioni, ma su quest’ultima strada tutti i governi del recente passato hanno fallito.

Sorgente: Sale la tensione con la Ue

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