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“Come te lo spieghi che ha vinto la Lega a Riace?”. La sera di lunedì, dopo i risultati, me lo sono chiesto anch’io affacciata a una finestra del paese. “Che avete fatto?”, ho detto ad alta voce. Nessuno mi ha risposto, ho provato a rispondermi da me. A una domanda così, intanto, viene da rispondere con un’altra domanda: davvero pensavamo che una piccola comunità dell’entroterra calabrese potesse arginare l’onda d’odio che si sta infiltrando in ogni palazzo di questa angusta Europa?Abbiamo delegato a una comunità di 1.800 abitanti e al suo sindaco la nostra “guerra” contro l’odio che spopola e alimenta il potere. Ci siamo emozionati, incoraggiati, indignati, dietro le nostre tastiere e telecamere, mentre quella comunità viveva costantemente quella “guerra” sulla propria pelle. Giorno per giorno, ora per ora. Eppure dovremmo aver imparato che puntare tutto su un uomo, comporta la “crocifissione” di quell’uomo. E lo stesso vale per una comunità. Così è stato per Mimmo Lucano e per Riace. Non è l’ora della resa dei conti, né tantomeno delle giustificazioni. È, piuttosto, l’ora dell’analisi. L’assedio, l’esilio, la sovraesposizione mediatica. E poi le vicende giudiziarie e le intercettazioni che hanno portato le vite dei riacesi sulle pagine di giornali locali e nazionali. Le voci di paese sono state trasformate in “notizie” che nessuno ha potuto più far finta di non sapere. Le certezze di un’intera comunità sono state mandate in frantumi sotto i colpi spietati di un governo che l’aveva identificata come un neo insopportabile alla sua propaganda. Da troppo tempo Riace sopporta l’attacco multilaterale (passatemi il termine) del potere. La maldicenza di paese ha incontrato i decreti di governo e le inchieste giudiziarie. In una terra in cui non ha mai attecchito la paura dell’altro, si è soffiato sul vento della paura del futuro. I ritardati e mancati pagamenti prima, e la chiusura dei progetti poi, hanno messo in ginocchio la comunità. E che importa se il Tar di Reggio Calabria ha riammesso Riace nei progetti di accoglienza? La destra ha potuto contare su una campagna elettorale denigratoria e menzognera, come a dire: “è stato bello ma è finito”, adesso il vento del potere soffia contro e ci conviene cambiare direzione. Un cinismo bieco ma che – evidentemente – è risultato rassicurante per molti. Un passo indietro lunghissimo, che torna a prendere la direzione servile nei confronti del potere. E che importa se Mimmo Lucano non ha commesso reati? La sovraesposizione ha permesso agli oppositori locali di additarlo come «la star» che ha portato in paese le televisioni togliendo la pace ai suoi abitanti. Sì, questo il tenore dell’opposizione – oggi maggioranza – a Riace. Forse non è alla Lega primo partito d’Italia che dovremmo associare il risultato di Riace, non solo. C’è un’altra temporanea “sconfitta” che nelle stesse ore ci parla dello stesso limite, quella di Ada Colau a Barcelona. Perdendo le nostre città scopriamo ciò che un po’ sapevamo già, il municipalismo – che è autonomia ed emancipazione dal potere – se rimane circoscritto nel recinto istituzionale ha le ore contate. Ore scandite dai tempi e dai modi elettorali, dettate dal colore e dal grado di tolleranza del governo centrale di turno. La sconfitta di oggi è solo elettorale, è temporanea.“Dieci, cento, mille Riace”, è questa la strada inevitabile. Lascio Riace ma non gli occhi silenziosi di Maria, Jerry, Martina, Vincenzo, Daniel, Tonino, Ada, Bahram, Roberta e tantissimi altri. Riace è ancora lì. Su una finestra qualcuno mi dà ragione appendendo uno striscione: il Comune ha perso, la Comune resiste.

Sorgente: La Lega a Riace dà i brividi. Ma è “solo” una vittoria elettorale | il Salto

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