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Il leader del Brexit party per ora non lascia gli alleati grillini. Ma la Lega è convinta: “È quasi fatta”

Marco Bresolin

Nigel Farage è disposto a entrare nel gruppo sovranista con la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen, ma alza il prezzo: vuole la leadership. «Saremo la prima delegazione e quindi la presidenza spetta a noi»: questo il ragionamento del britannico al tavolo della trattativa. Martedì sera si è incontrato con gli uomini di Matteo Salvini, guidati dall’eurodeputato Marco Zanni. Il leghista (ex M5S) è ottimista, dice che si può chiudere già la prossima settimana. Ma al momento l’accordo ancora non c’è. Per questo Farage continua a dire di voler mantenere in vita gruppo dell’Efdd con il Movimento 5 Stelle.

Con il suo ingresso gli euroscettici supererebbero i liberali in numero di seggi

L’ingresso del Brexit Party proietterebbe i sovranisti oltre Quota 100. Con 106-107 deputati (questa la cifra segnata al momento sul pallottoliere dagli uomini del Carroccio), la formazione della destra euroscettica potrebbe superare i liberali dell’Alde (105 seggi) e diventare così la terza forza del Parlamento europeo. Se riuscissero a convincere anche Viktor Orban (14 seggi) arriverebbero a 121. Ma Fidesz non ha ancora deciso se tagliare ufficialmente i ponti con i popolari. E anche in quel caso non è scontato l’approdo sotto il tetto di Salvini e Le Pen: il premier ungherese si tiene aperta l’opzione dei Conservatori, nei quali troverebbe gli alleati polacchi di Diritto e Giustizia.

Per questo, in casa Lega, al momento tutti gli sforzi sono concentrati sulla trattativa con Farage. Il britannico sa di essere decisivo, dunque fa il prezioso e chiede la presidenza del gruppo. Non vuole rinunciare al ruolo di front-man che gli garantisce visibilità. Del resto, come ha fatto notare ai suoi interlocutori, il Brexit Party avrà 29 seggi contro i 28 della Lega. Si potrebbe immaginare una co-presidenza, sulla falsariga della soluzione che era stata trovata con il M5S cinque anni fa: Farage presidente-capogruppo e il grillino David Borrelli co-presidente (poi uscito dal gruppo perché artefice della trattativa con i liberali). Ma in quel caso, con un numero due leghista, verrebbe tagliato fuori il Rassemblement National (22 seggi). Marine Le Pen non ci sta e l’altra sera è arrivata a Bruxelles per partecipare alle trattative. La presenza di Farage (con il quale i rapporti personali non sono idilliaci) rischia di oscurare la sua delegazione. Per questo lei preferirebbe stare in un gruppo più piccolo, ma con un ruolo da co-protagonista con la Lega. Per questo Farage lavora anche al piano B, che per lui resta il piano A: rimanere nel gruppo Efdd. «Io resto un leaver, ma in questo caso sono un remainer» scherzava ieri in Parlamento con il grillino Fabio Massimo Castaldo.

A Farage non dispiace l’idea di continuare il percorso con gli storici alleati, anche perché il gruppo è rodato e lui resterebbe il leader. Questa soluzione, inoltre, risolverebbe il problema dei Cinque Stelle. Che diversamente si ritroverebbero senza un gruppo. Ma per andare avanti bisogna trovare almeno altri cinque alleati. Oltre ai croati di Zivi Zid (un seggio) ci potrebbero essere i pirati cechi (3 seggi) e qualche altro singolo eurodeputato che attualmente si trova nei non iscritti. Ma, anche in quel caso, dopo la Brexit il gruppo sarebbe destinato all’estinzione.

Sorgente: Farage alza il prezzo con Salvini: “Io capo del gruppo sovranista” – La Stampa

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