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Chiamparino punta sul Sì Tav e dialoga con Appendino. Il rivale Cirio ha con sé le province e il fattore Salvini

Giuseppe Bottero – Alessandro Mondo

Sulla mappa del Nord c’è una macchia rossa che lotta per non sparire. E per resistere punta sull’uomo che, dieci anni fa, si inventò la metafora del villaggio di Asterìx, della Torino di sinistra in grado di respingere l’avanzata del centrodestra: Sergio Chiamparino, il governatore uscente, ha il compito difficilissimo di fermare la scalata leghista. Dopo Sardegna, Molise, Friuli e Basilicata, gli uomini di Salvini puntano al bersaglio grosso, quello che permetterebbe di prendersi tutte le Regioni più produttive del Paese.

L’economia in affanno

Rispetto alla Lombardia e al Veneto, il Piemonte è pieno di cicatrici: negli ultimi dieci anni sono spariti 37 mila posti di lavoro, e tra il 2007 e il 2015 il Pil è crollato del 10%, a fronte di a una flessione media nel Nord Ovest del 5,7 per cento. Chiamparino, che ha fatto quasi una corsa a sè, lontano dai simboli del partito, da «civico», ha puntato sulla sua operazione di risanamento dopo la caduta rovinosa della giunta Cota. «Abbiamo rimesso in rotta una barca che rischiava d’affondare». E poi ha spinto sulla battaglia contro un isolamento che potrebbe rallentare ancora la crescita. Lo ha fatto soprattutto sfidando il governo gialloverde sull’Alta Velocità, con la «benedizione» alle manifestazioni partite dal basso che, per tre volte, hanno riempito piazza Castello a Torino. Da quel fronte, che ha riunito imprese, sindacati, comitati, semplici cittadini, è nata anche una delle liste che sostiene l’europarlamentare azzurro Alberto Cirio, coagulata attorno all’ex sottosegretario ai Trasporti Mino Giachino.

Il governatore rivendica: «Abbiamo rimesso in rotta una barca che affondava»

Chiamparino, forte di un rapporto stretto con la sindaca di Torino Appendino, rinsaldato anche dalla decisione, congiunta, di allontanare la casa editrice di Casa Pound dal Salone del Libro, spera di poter contare anche su un possibile «voto utile» grillino. «Pura propaganda, noi siamo alternativi a tutti gli schieramenti», la replica di Giorgio Bertola, Cinque Stelle della prima ora. In città, dove Salvini non ha sfondato, la popolarità di Chiamparino resta altissima: per i torinesi è il «sindaco», anche dieci anni dopo la fine del mandato. Anche se nelle periferie, tre anni fa decisive nella vittoria di Appendino su Fassino, soffia forte il vento del Carroccio. Nelle altre province, invece, la situazione per il centrosinistra è più complicata. Cirio, figlio delle Langhe, che ha percorso 15 mila chilometri battendo passo a passo le zone più isolate, ha pazientato per mesi aspettando l’ufficialità dalla sua coalizione. Poi è arrivata, e lui ha scommesso sulla freschezza e sulla velocità. «Si cambia passo».

Referendum per tutti

Nonostante quello che dicono gli interessati, il voto di oggi sarà un referendum per tutti. Per Chiamparino, che di fatto ha gettato sul piatto della bilancia elettorale quanto ha fatto nei cinque anni di mandato, e ora si aspetta un riconoscimento: innanzitutto sulla sua persona, con riferimento «all’indipendenza di giudizio» mostrata anche verso il Pd, e sul suo operato. Per la Lega, che al solito punta tutte le fiche sul nome di Salvini e dopo averla presa bassa conta di sfondare in Piemonte, come è già accaduto nelle altre Regioni. Per Forza Italia, che ha puntato i piedi per esprimere il nome del candidato presidente in Piemonte e spera nella tenuta elettorale per dimostrare di essere ancora l’ago della bilancia del centrodestra, a dispetto dell’opa lanciata dal «Capitano» e delle velleità dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: questi ultimi, al lavoro per servire al leader del Carroccio una maggioranza alternativa a Berlusconi e Di Maio e quindi altrettanto interessati a contarsi. Per i Cinque Stelle, anche: ansiosi di verificare quanto le politiche nazionali del Movimento abbiano inciso o meno sul gradimento dei piemontesi. Prima ancora, quelle cittadine della sindaca di Torino, Chiara Appendino: una variabile tuttaltro che indifferente.

L’unico fuori da questi giochi è Valter Boero, il candidato del Popolo della Famiglia, neofita della politica ed in corsa con un programma elettorale – basato sul sostegno alla maternità, alla famiglia e più in generale ai giovani – che sottopone agli elettori e contestualmente al vincitore, quale che sia, disposto a sottoscriverlo. Una quantità di buoni motivi, a vario titolo: quanto basta per rendere la sfida piemontese qualcosa di più rispetto al voto nelle altre zone d’Italia. E di diverso.

Sorgente: Ballottaggio a due M5S ago della bilancia nella sfida-Piemonte – La Stampa

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