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Presentata l’indagine della Fnsi sulle donne nei media, il 35% ha subito ricatti sessuali. In tante non hanno denunciato per paura delle conseguenze o di non essere credute

«Avrei dovuto denunciare e non l’ho fatto per paura delle conseguenze, che purtroppo ci sono state. Il problema è che se chi molesta poi viene ‘tutelato’ dall’editore perché dovrebbe pentirsi di quello che ha fatto? Io ho una memoria depositata da un notaio sull’accaduto». È questo uno dei commenti lasciati a margine del questionario diffuso dalla Federazione Nazionale della Stampa tramite la sua Commissione Pari Opportunità che ha coinvolto oltre mille giornaliste e i cui risultati sono stati presentati ieri a Roma da Linda Laura Sabbadini, che si è occupata della cura scientifica. La prima indagine italiana sulle molestie nei confronti delle donne nel mondo dei media racconta di vite professionali costellate di molestie nell’85% dei casi. Quasi tutte hanno sperimentato battute verbali, sguardi, insulti, svalutazioni, ma il 59,1% ha ricevuto anche inviti insistenti, pressioni via social, pedinamenti, richieste esplicite.

Per arrivare al dato più grave in assoluto, che registra la presenza di ricatti sessuali nel lavoro per il 35,4% delle colleghe di cui l’1,3 nell’ultimo anno. Come ha osservato una collega, sempre in forma anonima: «Le molestie spesso – almeno per la mia esperienza – sono molto più sottili di quanto prevedesse il questionario, battutine, ammiccamenti, comunque fastidiosi, anche se non da denuncia. E poi la costante penalizzazione delle donne incinte e mamme. A me è capitato e non ho mai avuto l’appoggio del cdr o del sindacato».

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La maggior parte delle donne molestate lavora nei quotidiani e nelle tv, e ha un contratto a tempo indeterminato. Nella maggior parte dei casi si è trattato di un singolo episodio, ma c’è un 18% che ha ammesso di aver subito molestie per più di un anno. Soprattutto all’interno delle redazioni, spesso davanti ad altri colleghi, e a tutte le età (la maggioranza nella fascia 27-30 anni).

Gli autori sono in maggioranza uomini (nel 98,6% dei casi, mentre è una donna nell’1,4%) e superiori, di età compresa tra i 45 e i 60 anni. Il 26,9% ha subito molestie dal suo diretto superiore, il 16,7 da un collega con maggiore anzianità, il 14,8 da direttore o vicedirettore e l’11,3 da un superiore non diretto. Dice molto, inoltre, del clima che si respira in alcune redazioni, il fatto che in quasi un terzo dei casi, altri colleghi hanno assistito a episodi di molestie senza intervenire, forse per “accettazione” o per scarsa consapevolezza della gravità delle molestie. «Quando mi è accaduto l’episodio più grave – ha scritto una giornalista sempre nei commenti a margine – da parte di un collega che era molto stimato e che oggi è un giornalista molto noto, un altro collega (amico del molestatore e oggi noto opinionista) mi ha convocato nel suo ufficio per dirmi che le molestie non erano tali, ma andavano considerate come un normale “corteggiamento”. Ho scritto che i due colleghi sono oggi giornalisti e opinionisti famosi per sottolineare che il loro modo di pensare può influenzare la vita nelle redazioni che dirigono».

Alla domanda «perché non hai presentato denuncia?», la maggior parte ha risposto che si è trattato di un episodio isolato (42,8%) che era inutile (22,7) o che aveva paura di essere giudicata male o non creduta (10,8). Contro l’autore non vengono presi provvedimenti nel 90,6% dei casi, anche se, a conoscenza delle intervistate, nel 25% dei casi le molestie si sono ripetute nei confronti di altre donne. E dopo le molestie? Il 50% ha dichiarato di aver continuato a lavorare come se nulla fosse, un 15,8 ha detto invece di essersi sentita penalizzata, il 5% è andato via, il 4,9% ha rinunciato alla carriera, il 4% ha cambiato lavoro.

Sorgente: Le giornaliste rompono il silenzio “L’85% di noi vittima di molestie” – La Stampa

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