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Siamo nella Repubblica d’Irlanda, a uno dei valichi di frontiera con l’Irlanda del Nord. Sono centinaia: ci sono più valichi tra questi due paesi che in tutto il fianco orientale dell’Unione europea. Centinaia anche le vie di comunicazione, tra strade e fiumi che vanno a zig-zag tra i due paesi. Il solo modo di capire dove ci si trovi è guardare al colore della segnaletica. Proprio il carattere aperto della frontiera, accolto con sollievo dalla popolazione, ha fatto il successo degli accordi di pace del Venerdi Santo del 1998, che ha messo fine alla guerra civile tra indipendentisti e unionisti, e alla stagione delle strade chiuse e dei posti di blocco militari. Tutte cose cambiate negli ultimi due decenni, e si sperava per sempre.

Ora siamo in Iranda del Nord, e su questo ponte non c’è nessun segno che lo ricordi. Non ci sono controlli, ma quello che vediamo potrebbe cambiare rapidamente. Tutto dipenderà da come andranno le cose in merito alla Brexit. Questa potrebbe diventare una frontiera con l’Unione europea, e creare tensioni nel processo di pace, facendo seriamente preoccupare i cittadini. La paura è di ripiombare nello scontro politico violento e armato, e assistere magari al ritorno del terrorismo. Una paura che si è materializzata lo scorso 19 gennaio, quando un gruppo repubblicano ha lasciato nel centro di Londonderry un’auto imbottita di esplosivo. Nè vittime nè feriti, questa volta, ma per tutti un segnale d’allarme.

Un segnale tanto più netto per gente come Peter Sheridan, ex poliziotto che per 34 anni ha fatto servizio alla frontiera. A lui abbiamo chiesto se un ritorno al passato potrà riportare anche la tensione. “Appena istituito il primo posto di dogana venne subito attaccato. La polizia dovette proteggere i locali e gli impiegati. Quando vennero attaccati anche i poliziotti arrivò l’esercito che dovette innalzare trinceee e barricate. Forse nessuno ha cominciato con l’intenzione di arrivare a questo, ma l’insieme delle circostanze ha portato ad acuire il problema della sicurezza. Se la gente si lamenta e resiste, allora le cose possono tornare a crescere di nuovo. Solo che questo richiederà un lungo periodo di tempo. Non accadrà dalla sera alla mattina e saranno necessarie politiche specifiche per prevenire il ritorno al passato, alla storia di questo posto”.

Una storia di tensioni che le persone come Tara e Conor, ventunenni studenti universitari, speravano facessero solo parte dei libri da studiare. E che invece rischiano di tornare a esistere. “Proprio mentre si era in mezzo ai guai si era trovata una soluzione davvero unica, tutto era in equilibrio e tutto ha permesso all’accordo del Venerdi Santo di affermarsi. Ora nessuno si stupirebbe se dopo quello che stiamo vedendo arrivasse un colpo di coda”. “Se si arriverà a vedere i problemi materializzarsi certo ci arrabbieremo, ma senza ricorrere alla violenza. Una Brexit senza accordi e qualche disastro economico creerebbero tanti giovani scontenti. Soprattutto nelle zone frontaliere, deluse anche dai governi che si sono succeduti finora. La visione romantica di una lotta per la “libertà irlandese” o per la “difesa dell’Ulster” potrebbe facilmente tornare”.

La gente che vive in Irlanda del Nord come coloro del resto del Regno Unito è in attesa di vedere come voterà il parlamento di Westminster. Ma con il backstop che mette in pericolo il processo di pace, la posta in gioco sembra molto più alta.

Sorgente: La Brexit alla prova del confine irlandese | Euronews

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