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L’iniziativa della sezione del Carroccio di Crotone in vista dell’8 marzo – Critiche tre ministre grilline. Salvini: «Non condivido alcuni passaggi»

FRANCESCA PACI
crotone

D’accordo, alla fine è intervenuto il ministro dell’interno Salvini spiegando di lavorare per la parità dei diritti di mamme e papà, di non essere a conoscenza dell’iniziativa del suo luogotenente in Calabria e di non condividerne «alcuni passaggi». Ma l’impressione è che nell’Italia ormai libera dal politicamente corretto quel volantino con cui il segretario della Lega crotonese Giancarlo Cerrelli voleva celebrare l’8 marzo additando come nemico della donna «chi contrasta culturalmente il suo ruolo naturale volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia» non scandalizzi del tutto la popolazione. Alcuni passaggi, appunto.

A dire il vero in molte, anche all’interno dell’esecutivo giallo-verde, hanno palesato e forte di non gradire quella specie di decalogo in cui si mettevano alla gogna le quote rosa, l’autodeterminazione femminile rea di «un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo», la procreazione assistita e la mefitica triade donne-gay-migranti assimilata, con toni revanscisti, all’avamposto della rivoluzione per lo smantellamento della società italica.

Critiche si sono levate dalle file maschili e femminili dell’opposizione ma anche dalle ministre pentastellate Elisabetta Trenta, Giulia Grillo e Barbara Lezzi, scioccate da una presa di posizione che «ci riporta indietro di decenni» fino ad auspicare una presa di distanza netta da parte dell’alleato di governo. Eppure, di una giornata segnata anche dalla polemica contro la campagna di Trenitalia (poi ritirata) per le caramelle al limone da offrire domani in omaggio alle passeggere Executive del Frecciarossa resta come un retrogusto amaro.

Perché, pur avendo agito senza consultare i vertici del Carroccio, Cerrelli ha seguito fino a sera la cagnara politica e poi ha sostanzialmente rivendicato il volantino (originariamente da distribuire l’8 marzo vicino al municipio di Crotone), precisando a Radio Capital che lo sapeva, sapeva bene «che sarebbe successo l’inferno toccando una di queste tre categorie: gli omosessuali, noi abbiamo scritto i gay, i migranti e le donne». E lo ha fatto. Ribadendo in ultima battuta che tante cose vanno smitizzate, che «i femminicidi non sono violenza di genere» dal momento che spesso «avvengono perché una coppia si sfascia e il marito o la moglie tradiscono».

«Si è persa un’altra buona occasione per tacere», commenta a freddo il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, definendosi «scioccato» e auspicando scuse diffuse alle italiane che facciano spegnere questi riflettori dalla sua città.

Diversi politici, tra cui Alessia Rotta del Pd e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni («Care amiche, volete tornare nel chiuso delle vostre case? Volete rinunciare alle vostre ambizioni, al vostro lavoro, alla vostra libertà? Ora sapete chi potete scegliere: la Lega di Salvini»), si sono indignati. I social si sono riempiti di commenti, «Trogloditi», «Vergogna», molti hanno scritto di aver sperato che fosse un fake. Le animatrici e gli animatori del network #Facciamorete hanno risposto con un contro-volantino in cui si legge tra l’altro: «Chi offende la dignità delle donne: chi si arroga il diritto di decidere per loro; chi sostiene leggi e decreti che favoriscono la violenza domestica. Chi pensa che la parità di genere sia una barzelletta e una battaglia da non sostenere. Chi pensa che lottare per i propri diritti sia rancore. Chi relega le donne solo a ruoli di cura domestica o di sollazzo sessuale (…)».

Sembra però di sentire l’eco del silenzio diffuso di un Paese dove comunque la parità di genere è parecchio lontana dalla media europea, la violenza uccide una donna ogni 72 ore (soprattutto in famiglia) e dove un tribunale di Bologna ha appena dimezzato la pena dell’assassino di Olga Matei con l’attenuante della «tempesta emotiva» riportando a galla la memoria di quel delitto d’onore eliminato in Italia solo nel 1981.

Sorgente: Il volantino choc della Lega: “La donna stia in famiglia” – La Stampa

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