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Di Ciuenlai – I renziani hanno rispolverato la lezione democristiana della diaspora. All’indomani di tangentopoli si divisero su tutti due i fronti per poi riunificarsi in quel capolavoro politico che è stata “la mossa del paguro”,  e cioè la conquista del “guscio” (pardon del partito) dell’ex avversario.Fallita l’operazione Minniti , per la sua non disponibilità a fare la parte della bella statuina, hanno iniziato e con un certo successo, l’operazione di infiltrazione in tutte le direzione. E Allora tengono una loro lista (Giachetti e Ascani), egemonizzano il  “clan” attorno a Martina con pezzi da 90 (pardon da 1) come Lotti, Orfini, Richetti e Del Rio e si infiltrano tra le file del nemico con le conversioni “sulla via di Brixelles” di Ricci, Madia e opportunisti vari.Il risultato sarà che alla fine , con tutto Giachetti, la maggioranza di Martina e un pezzettino di Zingaretti,  negli organismi dirigenti, avranno un peso molto  più grande del loro reale consenso.E’ un po’ quello che hanno studiato in Cgil dove il loro uomo (Colla) ha fatto tutta quella manfrina , montata sul niente, visto che aveva approvato il documento congressuale, solo per costringere la maggioranza ,  a “pagare” più del dovuto e del peso di questa minoranza,  il grande valore  che l’unità ha agli occhi dei lavoratori.Insomma una serie di operazioni per racimolare il maggior numero di posti possibili ed avere “diritto” a quote significative di presenza nelle liste e nell’indicazione dei candidati alle Europee e alle  amministrative della prossima primavera. Questo il quadro in cui si trova ad operare Zingaretti.  Se vuole, quindi spostare a sinistra, come dice, l’asse del Pd, avrà bisogno di un consenso plebiscitario che vada molto, ma molto, ma molto oltre il 51% dei voti alle primarie aperte.  Perché oltre ai renziani , la sua lista è piena di democristiani “fradici” come Franceschini e di Conservatori  incalliti come Gentiloni, che gli hanno già tracciato la strada attraverso il “lodo” Calenda, che, guarda caso, ha subito chiuso il “listone” dell’ammucchiata moderata  a sinistra.  Quindi se non ottiene un plebiscito (almeno i 2/3 dei voti), con una risicata maggioranza, sarebbe ostaggio di tutte queste forze estranee alla tradizione e alla storia del movimento operaio italiano, che, in caso di necessità, sarebbero pronte a riunirsi di nuovo per riprendersi il Pd o quello che lo sostituirà. Perché lo scopo è quello di continuare nella linea perseguita, soprattutto  negli ultimi 10 anni.  Dare una formale “ imbellettatura” e una “timbratura” di sinistra ad una politica di destra.

Sorgente: Zingaretti : o plebiscito o morte | umbrialeft.it

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