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Salvini chiede più soldi per le pensioni dei disabili. Buffagni invita alla delazione per stanare i furbetti dell’Isee

ALESSANDRO DI MATTEO
ROMA

Il “decretone” andrà corretto, Matteo Salvini su questo non ha dubbi: le misure su reddito di cittadinanza e “Quota 100” verranno modificate, soprattutto nella parte che riguarda i disabili. Ma, nonostante la mossa plateale con la quale ha preso le distanze dal reddito di cittadinanza in conferenza stampa, il leader della Lega non intende rimettere tutto in discussione in Parlamento. Diverse fonti della Lega, tra le quali anche un esponente del governo, confermano tutti i dubbi del partito sul reddito di cittadinanza, aggiungendo però che l’ordine di scuderia è di non fare mosse avventate. «Salvini – spiega un parlamentare leghista – insiste, dice che le pensioni minime per i disabili, attualmente a 290 euro, vanno parametrate ai 780 euro del reddito di cittadinanza. E ci sarà anche da controllare bene la distribuzione degli assegni del reddito, vogliamo capire se davvero un terzo delle risorse andrà a due sole regioni, la Campania e la Sicilia».

No a imboscate

Tutto questo, però, non avverrà con imboscate in Parlamento, «qualsiasi emendamento sarà del governo o comunque verrà prima concertato con M5s».

Una linea prudente, dopo la minaccia di non votare il reddito che Salvini aveva agitato la scorsa settimana. «È chiaro che a noi il reddito di cittadinanza non piace – insiste il parlamentare leghista – ma nel decreto c’è anche “Quota 100”, per noi sarebbe un boomerang tentare un blitz sul reddito. Loro reagirebbero sulle pensioni. Per questo siamo disposti a “digerire” il reddito». Anche perché, è la convinzione di Salvini e della Lega, «Di Maio è in difficoltà sul reddito di cittadinanza, secondo noi non riuscirà a farlo partire entro aprile come dice. Ma è un problema suo».

L’obiettivo è la conta delle europee, nessuno lo nasconde in casa Lega. «Per ora abbiamo solo sondaggi. Le europee possono certificare i nuovi rapporti di forza, con noi che sorpassiamo M5s. E a quel punto ci dovrà un riequilibrio, un rimpasto di governo. Anche perché gli stessi 5 stelle sono scontenti di alcuni loro ministri…». Luigi Di Maio dice di non credere ai sondaggi che danno la Lega sopra di quasi dieci punti: «Non ci prendono mai». Ma non a caso spinge perché il reddito parta entro aprile. «Farà come Renzi – dice un parlamentare leghista – farà partire le pratiche prima delle europee, facendo arrivare i primi accrediti solo dopo il voto. Così evita anche la delusione di chi si aspetta 780 euro e magari si vedrà arrivare solo 300 o 400 euro…».

La “spiata” dei vicini

La linea delle modifiche concordate viene confermata anche da Stefano Buffagni, sottosegretario M5s al ministero per gli Affari regionali. «Il reddito di cittadinanza è partito, poi sono certo che la Lega lavorerà per migliorarlo». E per scongiurare il rischio di truffe, cioè persone che magari prendono il reddito di cittadinanza svolgendo un lavoro in nero, Buffagni arriva a fare affidamento persino sui «vicini di casa» che, secondo lui, come in una sorte di “Grande fratello” potrebbero aiutare lo Stato a stanare i furbetti: «Anche le segnalazioni che spesso arrivano dal vicino di casa che è invidioso, perché vede quello che sfrutta uno strumento di aiuto, illegalmente, sono tutti strumenti che messi a sistema possono dare una mano».

Ma se la Lega aspetta che siano il tempo e i fatti a sgonfiare il reddito di cittadinanza, le opposizioni minacciano già il referendum per abrogare le norme appena approvate per decreto. Lo annunciano da Fdi, da Fi e anche dentro il Pd qualcuno, come Sandro Gozi, si è detto favorevole. «E pensare – dice Luigi Di Maio – che questi erano quelli che dovevano stare vicini ai più deboli. Morirete radicalchic».

Sorgente: La Lega vuole cambiare il decretone “Ma non faremo cadere il governo” – La Stampa

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