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(Reuters)

di Giuseppe Chiellino

Piccole e grandi manovre di riposizionamento in Commissione europea, in vista della fine della legislatura. Michael Shotter, inglese, dal 1 febbraio sarà il nuovo direttore per le Migrazioni alla Direzione generale Affari interni (Dg Home). La posizione, molto ambita dal governo italiano, era stata liberata nei mesi scorsi spostando il funzionario francese che ne era titolare alla direzione Sicurezza della stessa Dg lasciata libera dall’italiano Luigi Soreca, promosso ambasciatore Ue in Albania a settembre scorso. Soreca, oltre ad aver coordinato l’agenda per la sicurezza dopo gli attentanti del 2015, nell’estate 2016 si era occupato degli hotspot per i migranti ed era stato inviato della Commissione in Italia per lanciare il piano dei ricollocamenti, mai decollato per l’opposizione dei governi.

Il governo italiano, per ragioni più che comprensibili, puntava su questa posizione. Ma è andata diversamente, un po’ per scarso interesse dei potenziali candidati ad un ruolo schiacciato tra Roma, gli altri Stati membri e la Commissione, un po’ per i giochi di palazzo. Il grande regista anche questa volta è Martin Selmayr, ex capo di gabinetto di Juncker e da quasi un anno segretario generale della Commissione, grazie a una nomina-lampo contestata soprattutto dal Parlamento che, dopo un’indagine del difensore civico (Ombudsman) ne ha chiesto le dimissioni.

A dicembre del 2015 Selmayr, allora capo di gabinetto di Juncker, chiamò Shotter nella squadra del presidente per affidargli le deleghe alle migrazioni di cui era titolare l’unico italiano presente nel team, Carlo Zadra. Poche settimane dopo lasciò l’incarico. Dopo sei mesi arrivò Stefano Grassi, poi diventato capo di gabinetto di Federica Mogherini. Morale: da allora nessun italiano è più rientrato nella squadra di Juncker.

Alla luce dei precedenti, la promozione di Shotter se da un lato è una ricompensa per essersi prestato al gioco, dall’altro consente a Selmayr di mantenere il controllo su una materia così delicata come le migrazioni: in quanto britannico, dopo Brexit, Shotter potrà restare nell’organico della Commissione “solo per gentile concessione e non per obbligo. Per governare e controllare non c’é metodo migliore che delegare il potere a chi puoi ricattare e far fuori in qualsiasi momento” si commenta nei corridoi della Commissione. Ma qui siamo nel campo delle interpretazioni. Di concreto c’è solo il fatto che l’Italia ha sempre meno punti di riferimento all’interno della macchina comunitaria. Tra i capi di gabinetto è rimasto solo Stefano Grassi, dopo che Nicola De Michelis ha lasciato la guida del gabinetto di Corina Cretu (Politiche regionali). Tra i direttori generali, presto potrebbe lasciare il suo posto Marco Buti, da ben 11 anni a capo della Dg EcFin, decisiva sui conti pubblici. Difficile che al suo posto possa arrivare un altro italiano, anche se i potenziali candidati non mancherebbero. C’è poi un’altra battaglia che si sta combattendo per una posizione ancora più pesante: quella per il posto di capodelegazione a Londra: sarà la persona che negozierà gli accordi tra Regno Unito e Ue, a cominciare da quello commerciale.

Sarà la partita piùimportante dei prossimi anni. Sempre che Brexit accada davvero. E ancora una volta spunta il nome di Selmayr che, temendo di non riuscire ad essere confermato nel ruolo di segretario generale dalla prossima Commissione, sta cercando di ricollocarsi comunque in una posizione cruciale, senza farsi scrupolo di aprire uno scontro, a quanto pare feroce, con l’EEAS, Europen External Action Service, a cui è affidata l’attività diplomatica della Ue e oggi guidato da Federica Mogherini. Tra le altre posizioni di direttore aperte, ci sono quella del responsabile per le relazioni esterne al Segretariato generale e quella di direttore del personale al Servizio giuridico. Questultima, a cui è affidata la difesa di Selmayr nei procedimenti avviati dall’Ombudsman e dal Parlamento (nei giorni scorsi la commissione Petizioni ha riconvocato la Commissione Ue) è in questa fase uno snodo delicato per gli equilibri interni alla macchina dell’esecutivo.

Sorgente: ilsole24ore.it

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