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ROMA – Dal laboratorio-Veneto arrivano segnali contraddittori dal fronte occupazionale, in particolare sugli effetti del decreto-dignità, spesso difficili da interpretare: l’unico a non avere dubbi sembra essere il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che ha annunciato trionfalmente: “Nella regione, le trasformazioni contrattuali da tempo determinato a tempo indeterminato, grazie alla nostra normativa, sono aumentate da 30mila a 60mila a fine 2018 rispetto alla fine del 2017”.La verità sembra un po’ più articolata, ad una lettura più attenta del rapporto “La dinamica delle posizioni di lavoro dipendente nel 2018” appena pubblicato dall’Osservatorio sul mercato del lavoro della regione Veneto. Ad un fact-checking gli entusiasmi del ministro si ridimensionano: intanto il decreto-dignità è entrato in vigore solo il 12 agosto dell’anno scorso ma è effettivamente operativo solo da novembre, quindi è arduo affermare che con due mesi su dodici di operatività ad esso si possa accreditare un successo relativo all’intero anno.PubblicitàMa soprattutto, lo stesso rapporto scrive, a proposito della dinamica complessiva dei posti di lavoro dipendente, che “la crescita del 2018, inferiore a quella media del triennio precedente, ha ampiamente beneficiato degli effetti di trascinamento”, riferendosi con ogni probabilità al “trascinamento” della ripresa economica che nel 2017 era stata in Veneto particolarmente brillante. “Ciò ha determinato (il fatto che si sia partiti l’anno scorso sullo slancio di quello precedente, ndr) l’andamento decrescente della variazione tendenziale dell’occupazione dipendente”: Le cifre: le assunzioni totali avevano segnato medie da record nei primi due trimestri 2018 (2227mila e 242mila) ma sono drasticamente scese nel terzo (226mila) e nel quarto trimestre (117mila).In questo quadro, spiega l’Osservatorio, si inserisce la cifra effettivamente rimarchevole delle 60mila trasformazioni, ma questa è dovuta, scrive il rapporto agli incentivi previsti per gli under 36 dalla legge di Bilancio 2018 (del governo Gentiloni) e “all’alto volume di contratti a tempo determinato attivati sia nel 2017 che nella prima parte del 2018” appunto per il buon andamento dell’economia oltre che per la scomparsa dei voucher (altro strumento fino a quel momento utilizzato per i lavori temporanei).“Anche senza incremento del tasso medio di trasformazione – puntualizza il rapporto – alti volumi iniziali di contratti a tempo determinato comportano parallelamente successivi alti volumi di trasformazioni in tempo indeterminato. Solo in terza battuta il rapporto inserisce fra i fattori che hanno provocato l’incremento delle trasformazioni gli effetti, in coda all’anno, del decreto dignità. Il quale decreto, aggiunge subito dopo il rapporto dell’ente regionale (il Veneto ricordiamo che è a guida leghista), potrebbe aver avuto un effetto complessivamente negativo sull’entità della forza lavoro (infatti nessuna variazione del tasso di disoccupazione si è vista): “Emerge l’orientamento delle aziende a evitare per quanto possibile il tema/problema della causale”.Accade allora che si sia fortemente ridotto il ricorso alle proroghe (nel bimestre novembre-dicembre 2018 le proroghe di contratti a termine non stagionali sono diminuite di un terzo rispetto a quelle attivate nel corrispondente bimestre del 2017, da 47mila a 31 mila) e che si siano anche contratti i rinnovi, intorno al 15% sempre nei due mesi analizzati

Sorgente: Il decreto dignità non sfonda neanche in Veneto

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