A quanto pare questa mattina non c’è stata alcuna invasione dell’Ucraina come annunciato da Biden e ripetuto a pappagallo da leader politici e mass media occidentali. Del resto anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, lunedi sera nel suo discorso alla nazione, aveva affermato che la […]
(Gaetano Pedullà – lanotiziagiornale.it) – Saputo che in Ucraina può scoppiare una guerra, il nostro Governo chissà che ha capito, e si è subito messo all’opera per inchiodare eventuali invasori sul bagnasciuga. Solo così può spiegarsi la fondamentale decisione sui balneari presa ieri in Consiglio […]
Davanti a palazzo San Giorgio, prima tappa del tour genovese del presidente del consiglio un giovane si è avvicinato e ha gridando “assassino” all’indirizzo del premier. Per questo un uomo di 36 anni di Sanremo è stato bloccato dalla polizia, accompagnato in questura e denunciato […]
di Leandro Del Gaudio Una brutta storia di degrado, declinata ai tempi dei social. Una madre che abusa della figlia minore, che si fa ritrarre in alcuni video, che vengono poi trasmessi all’amante. Una madre che è stata arrestata, con un fermo di polizia, che […]
Una brutta storia di degrado, declinata ai tempi dei social. Una madre che abusa della figlia minore, che si fa ritrarre in alcuni video, che vengono poi trasmessi all’amante. Una madre che è stata arrestata, con un fermo di polizia, che questa mattina si ritrova dinanzi al gip D’Auria del Tribunale di Napoli.
Brutta storia, siamo tra San Giovanni a Teduccio e Barra, quando intervengono gli uomini del commissariato locale, accanto agli specialisti di via Medina. Finisce in carcere la donna, mentre la bambina è sotto strettissima osservazione. Storia di pedofilia, elementi raccapriccianti, che emergono grazie alla denuncia del marito della donna e padre della bambina. In sintesi, la donna sarebbe stata adescata attraverso i social, poi avrebbe incontrato anche il suo amante, che l’avrebbe indotta a trasmettere foto e video a sfondo pornografico. Fin qui, siamo in uno scenario di ordinario degrado, che neanche avrebbe richiesto l’intervento della polizia. Ma quello che viene raccontato nella denuncia ha fatto scattare immediate contromosse da parte degli inquirenti.
Violenza su minore, traffico di foto a sfondo pedopornografico, un’altra brutta storia a danno di una piccola di soli otto anni. Questa mattina l’attesa per la convalida del fermo.
Cade l’ultima roccaforte dell’Isis in Siria: liberata Baghuz. L’ultima roccaforte dello Stato Islamico in Siria, Baghuz, è stata liberata. Lo ha annunciato Mustafa Bali, portavoce delle Forse democratiche siriane (Sdf), le milizie curde appoggiate dagli Stati Uniti. Jewish Community @JComm_NewsFeeds Timeline: the rise and fall of Islamic […]
Cade l’ultima roccaforte dell’Isis in Siria: liberata Baghuz. L’ultima roccaforte dello Stato Islamico in Siria, Baghuz, è stata liberata. Lo ha annunciato Mustafa Bali, portavoce delle Forse democratiche siriane (Sdf), le milizie curde appoggiate dagli Stati Uniti.
Jewish Community@JComm_NewsFeeds
Timeline: the rise and fall of Islamic State in Iraq and Syria: The “caliphate” was declared defeated today by Syrian Democratic Forces commander Mustafa Bali. http://dlvr.it/R1NmGh JPost
«Le Forze democratiche siriane dichiarano la totale eliminazione del cosiddetto califfato e la sconfitta territoriale al 100 per cento dell’Isis. In questo giorno unico, commemoriamo migliaia di martiri i cui sforzi hanno reso possibile la vittoria», ha annunciato Bali su Twitter.
Arab News
✔@arabnews
UPDATE: “Baghouz has been liberated. The military victory against Daesh has been accomplished,” Mustafa Bali, head of the SDF media office, wrote on Twitter https://bit.ly/2HOVTEp
BEIRUT: Daesh has been defeated at its final shred of territory of Baghouz in Syria, the US-backed Syrian Democratic Forces (SDF) said on Saturday, declaring the end of its self-declared “caliphate”
arabnews.com
L’annuncio di oggi mette fine a quasi cinque anni di guerra contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq. Nelle scorse settimane, le milizie curde avevano dato inizio alla battaglia finale per espellere l’Is dalla sua ultima roccaforte di Baghuz, dopo l’evacuazione di migliaia di civili e la resa dei combattenti dello Stato Islamico nell’area.
L’Is aveva raggiunto la sua massima espansione territoriale nell’estate del 2014, con la conquista di Mosul, nel nord dell’Iraq e la proclamazione del cosiddetto «califfato». Baghuz, situata sul fiume Eufrate, nell’est della Siria e in prossimità del confine iracheno, in una zona ricca di risorse energetiche, era l’ultimo territorio di rilievo in mano allo Stato Islamico, che per anni ha mantenuto il controllo di ampie fette di territorio in entrambi i Paesi. Le forze curde-siriane hanno avuto un ruolo chiave nella sconfitta dell’Is, riconquistando gran parte del territorio in mano allo Stato Islamico, compresa l’ex ‘capitale’ Raqqa.
Los servicios de mantenimiento han liberado un tapón de más de un kilómetro de longitud y aún queda por limpiar el tramo que va de la Ciudad de las Ciencias a Pinedo El Ayuntamiento ya ha retirado 5.000 toneladas de este residuo e invertirá en […]
Los servicios de mantenimiento han liberado un tapón de más de un kilómetro de longitud y aún queda por limpiar el tramo que va de la Ciudad de las Ciencias a Pinedo
El Ayuntamiento ya ha retirado 5.000 toneladas de este residuo e invertirá en total 12 millones de euros que se suman a otros tres millones invertidos desde 2017
Carlos Navarro Castelló
“Estamos ante un problema casi de emergencia que desgraciadamente está cada vez más generalizado y tiene que ver con la creciente utilización de nuevos productos higiénicos que son no solo las toallitas higiénicas, sino también los bastones o cualquier otro objeto que se tira al váter cuando no corresponde, porque debería ir a la papelera”.
Así se pronunció recientemente el concejal del Ciclo Integral del Agua, Vicent Sarrià, sobre la problemática de estos residuos que han generado un auténtico tapón en el colector norte de la ciudad a pesar de las diversas campañas de sensibilización que ha llevado a cabo el Ayuntamiento para evitar que los ciudadanos arrojen al inodoro las toallitas.
Según han informado fuentes del Ciclo Integral, el Ayuntamiento pedirá 12 millones de euros en créditos para desatascar el alcantarillado, el 50% de ellos al Banco Europeo de Inversiones. El consistorio puede acceder a esta financiación europea gracias a que ha salido del plan de ajuste. De hecho, ya lo ha hecho para la compra de 200 autobuses de la EMT.
Las mismas fuentes han explicado que desde 2017 que se iniciaron los trabajos para desatascar el colector, el Ayuntamiento ha invertido tres millones de euros y los operarios han retirado 5.000 toneladas de este residuo a lo largo de más de un kilómetro del colector.
Los trabajos de limpieza y reparación en el citado colector son continuos “y seguramente queda trabajo para un año y medio más para completar su limpieza y la realización de las obras complementarias que eviten que en el futuro se siga produciendo el problema”. Actualmente, los trabajos se centran en el tramo que va de la Ciudad de las Ciencias a Pinedo.
Por todo ello, según Sarrià, “es imprescindible que la ciudadanía tome conciencia de que este es un problema que viene para quedarse y que todos hemos de tomar conciencia en nuestra casa, donde nadie nos puede vigilar aunque la ordenanza municipal prohíba este tipo de vertidos al inodoro”.
Para Sarrià, “mucha gente piensa que tirar las toallitas al retrete es un gesto inocente, también, por el etiquetado confuso de estos productos. Algunos son más degradables pero la mayoría tienen filamentos de plástico y una durabilidad muy larga en toda la red de saneamiento que está provocando daños en las estaciones de bombeo intermedias”.
Exclusive: paper says ‘critical phase’ could last months as fears rise over disruption to transport and food supplies The extent and range of the impact of a no-deal Brexit is revealed in a confidential Cabinet Office document that warns of a “critical three-month phase” after leaving the […]
Exclusive: paper says ‘critical phase’ could last months as fears rise over disruption to transport and food supplies
The extent and range of the impact of a no-deal Brexit is revealed in a confidential Cabinet Office document that warns of a “critical three-month phase” after leaving the EU during which the whole planning operation could be overwhelmed.
The classified document, seen by the Guardian, sets out the command and control structures in Whitehall for coping with a no-deal departure and says government departments will have to firefight most problems for themselves – or risk a collapse of “Operation Yellowhammer”.
“The … structure will quickly fall if too many decisions are unnecessarily escalated to the top levels that could have reasonably been dealt with internally …” the document says. It also concedes there are “likely to be unforeseen issues and impacts” of a no-deal Brexit that Operation Yellowhammer has been unable to predict.
The Cabinet Office has taken the lead in preparations for no deal and is desperately war-gaming scenarios in the event the UK leaves without a coherent plan.
The document includes a flow-chart of a routine no-deal day in Whitehall – which starts at 7am with “situation reports” from across the UK being sent to ministers and senior officials, and continues with non-stop assessments and meetings until 5.30am the following day.
Operation Yellowhammer ‘daily rhythm’ flow-chart of a likely no-deal day in Whitehall.
Photograph: Cabinet Office
This high tempo is likely to be necessary for months, the document says.
One source with knowledge of Operation Yellowhammer made clear that while planning had stepped up, the overall picture remained chaotic and “rudderless”.
Preparations for no deal have become time-critical because of the political deadlock at Westminster.
Kent county council has run “live” tests to see how schools, hospitals and morgues would cope with 10,000 lorries being parked on roads near to busy ports.
On Thursday it emerged that the Ministry of Defence has set up a bunker underneath its main building in Whitehall to coordinate any military response to Brexit.
The moves highlight growing concern about the disruption that could be caused by a no deal – with potential shortages of everything from medicines to fresh food and toilet paper.
A screengrab from the confidential Cabinet Office document. Photograph: Cabinet Office
In an attempt to mitigate these risks, the Cabinet Office has devised a “high-level concept of operations” manual for command, control and coordination by Whitehall for any problems that are likely to arise.
The Guardian understands this manual has been circulated to senior officials across government, but also to the 38 local resilience forums that will be charged with identifying and dealing with problems on the ground. Many of these LRFs may have to be led by senior police officers.
The document warns that agencies and government departments must assume they will be working non-stop for an extended period. The 12 high-risk areas that have been identified as being of particular concern include transport, healthcare services, and food and water supplies.
“Under the planning assumptions it is assumed that the command, control and coordination arrangements might last, during the critical phase, for a minimum of 12 weeks and might require 24/7 working for all involved departments and agencies,” the document says. “Some impacts may be felt for up to 24 weeks.”
Risk areas identified by the Cabinet Office. Photograph: Cabinet Office
The most important decisions in response to any potential crisis will be taken by the little-known European Union exit and trade (preparedness) subcommittee, which was set up in January, and is chaired by the prime minister.
That will have sweeping powers to intervene and order emergency measures, including mobilising the military, and getting rid of regulations if necessary, the document suggests.
“The committee will be available to take an overview of the situation and make any relevant decisions including on the following areas but not limited to legislation, identifying funding opportunities, allocation of national level resources (such as military, law enforcement or civil service resources, direction of government bodies and relaxation of regulations required at the ministerial level.”
But the document emphasises that departments cannot just palm off problems to the Cabinet Office, and will have to staff their own ”department operations centres”, and fund any initiatives from existing budgets.
Emergency powers available to the exit and trade (preparedness) sub-committee. Photograph: Cabinet Office
“Departments retain the risks and the accountability for managing issues within departmental resources and structures,” the document states.
In separate guidance also seen by the Guardian, the Cabinet Office has told the local resilience forums that it wants them to immediately report certain types of information up the chain of command. This includes any signs of an increase in community tensions and hate crime, panic buying, protests and demonstrations.
“The information is requested to assist departments and ministers understand the nature and scale of impacts which may be occurring,” the guidance says.
The Department of Health has also issued every clinic and hospital in England and Wales with a form that poses 60 questions. This has to be filled out on a daily basis and sent to senior officials.
‘Unforeseen issues and impacts’ of a no-deal Brexit are highlighted by the document. Photograph: Cabinet Office
The questions include:
“Please confirm that you can maintain business critical services until the next daily ‘sitrep’ submission is due?”
“Are you assured you can maintain urgent cancer treatments until the next daily ‘sitrep’ submission is due?” and
“Is your organisation planning to suspend any patient services until the next daily ‘sitrep’ submission is due?”
Sources said this planning was likely to be too little, too late.
With time potentially running out, a key concern is that central government is not telling local authorities what to prioritise.
“Central government is not providing leadership,” said the source. “At the moment we are trying to plan for everything. There is no direction of accountability. The response to a no-deal Brexit needs to be built from the bottom up.”
A government spokesperson said: “As a responsible government we have been planning and continue to prepare for all eventualities, and that includes managing the impacts of a no-deal Brexit if they arise.
“We have taken action to ensure that local leaders have access to additional resources and support, should they require it. This includes pledging over £58m to assist their Brexit preparations.”
The Cabinet Office said the Ministry of Housing, Communities and Local Government was holding weekly calls with LRFs to share information, including the latest from across Whitehall on Brexit preparedness, and LRFs were able to raise any local concerns.
It said the EU exit local government delivery board, chaired by the communities secretary, James Brokenshire, was meeting regularly and allows council leaders to directly speak to ministers about domestic Brexit preparations.
Afin d’envoyer le plus de policiers et gendarmes au contact des manifestants, le gouvernement fait appel ce samedi à l’armée pour tenir certains sites. Plusieurs villes de France ont décidé d’interdire les manifestations des gilets jaunes. C’est par exemple le cas de Bordeaux sur […]
Afin d’envoyer le plus de policiers et gendarmes au contact des manifestants, le gouvernement fait appel ce samedi à l’armée pour tenir certains sites.
Plusieurs villes de France ont décidé d’interdire les manifestations des gilets jaunes. C’est par exemple le cas de Bordeaux sur la place Pey-Berland, de Toulouse sur celle du Capitole, ou encore de Nice dans de très larges périmètres. A Paris, Didier Lallement, le préfet de police nouvellement nommé, a également pris un arrêté d’interdiction de manifestation visant les gilets jaunes. Samedi dernier, une «violence d’une exceptionnelle densité» et des «dégradations graves» ont été commis par des «groupes de casseurs mobiles, déterminés, habitués et intéressés au butin», relève la préfecture de police de Paris.
Son arrêté d’interdiction de manifestation indique qu’il «existe des raisons sérieuses de penser que ces violences et dégradations sont susceptibles de se reproduire». Pour cette raison, aucun rassemblement ne pourra avoir lieu sur les Champs-Elysées, ses rues adjacentes sur une longueur de 100 mètres, la place de l’Etoile dans un périmètre autour des institutions, de l’Elysée à l’Assemblée nationale.
Escalade
Pour faire face à d’éventuels manifestants, l’exécutif a aussi annoncé un déploiement massif des forces de l’ordre. Leur consigne, tambourinée toute la semaine par le Premier ministre, le ministre de l’Intérieur et son secrétaire d’Etat, est limpide: empêcher tout début de rassemblement. «Pour rétablir l’ordre public face à des voyous, il faut assumer la confrontation», avait résumé Christophe Castaner lors d’une audition devant le Sénat, mardi, à propos de la dernière manifestation.
En dépit de cette escalade dans la réponse sécuritaire, des manifestants décideront-ils tout de même de défiler à Paris ce samedi, lors de ce qui pourrait être le XIXe acte du mouvement ? Plusieurs appels circulent. Certains groupes annoncent un rassemblement à Trocadéro, tandis qu’un autre, baptisé «la guerre est déclarée», renouvelle un appel à manifester en direction de l’Elysée. Des gilets jaunes se qualifiant de «pacifistes» devraient par ailleurs se joindre à un cortège déclaré qui traversera Paris du sud au nord.
Explications
Pour envoyer un maximum de policiers et gendarmes au front, le gouvernement entend les remplacer ailleurs par des militaires de l’opération Sentinelle. Un responsable militaire cite l’exemple de l’aéroport de Roissy, où les soldats pourraient remplacer des CRS et gendarmes mobiles. La pratique n’est pas nouvelle, mais l’annonce martiale du porte-parole à l’issue du Conseil des ministres de mercredi a éveillé toutes les craintes. Contraignant les autorités à se répandre en explications pour préciser le tir.
Emmanuel Macron lui-même a assuré en marge du Conseil européen que l’armée ne ferait pas du maintien de l’ordre. «Nous n’y sommes pas entraînés», rappelle un gradé de l’armée de terre. Pour Sentinelle, les soldats disposent de leur fusil d’assaut, d’armes de poing et parfois de bâtons de défense et de gazeuses «pour faire face aux petites agressions du quotidien». En aucun cas pour maîtriser une foule de plusieurs milliers de personnes.
By Sharon LaFraniere and Katie Benner WASHINGTON — The special counsel, Robert S. Mueller III, on Friday delivered a report on his inquiry into Russian interference in the 2016 election to Attorney General William P. Barr, bringing to a close an investigation that has consumed the nation and […]
WASHINGTON — The special counsel, Robert S. Mueller III, on Friday delivered a report on his inquiry into Russian interference in the 2016 election to Attorney General William P. Barr, bringing to a close an investigation that has consumed the nation and cast a shadow over President Trump for nearly two years.
Mr. Barr told congressional leaders in a letter that he may brief them on the special counsel’s “principal conclusions” as early as this weekend, a surprisingly fast turnaround for a report anticipated for months. The attorney general said he “remained committed to as much transparency as possible.”
In an apparent endorsement of an investigation that Mr. Trump has relentlessly attacked as a “witch hunt,” Mr. Barr said Justice Department officials never had to intervene to keep Mr. Mueller from taking an inappropriate or unwarranted step. The department’s regulations would have required Mr. Barr to inform the leaders of the House and Senate Judiciary committees about any such interventions in his letter.
A senior Justice Department official said that Mr. Mueller would not recommend new indictments, a statement aimed at ending speculation that Mr. Trump or other key figures might be charged down the line. With department officials emphasizing that Mr. Mueller’s inquiry was over and his office closing, the question for both Mr. Trump’s critics and defenders was whether the prosecutors condemned the president’s behavior in their report, exonerated him — or neither. The president’s lawyers were already girding for a possible fight over whether they could assert executive privilege to keep parts of the report secret.
Since Mr. Mueller’s appointment in May 2017, his team has focused on how Russian operatives sought to sway the outcome of the 2016 presidential race and whether anyone tied to the Trump campaign, wittingly or unwittingly, cooperated with them. While the inquiry, started months earlier by the F.B.I., unearthed a far-ranging Russian influence operation, no public evidence emerged that the president or his aides illegally assisted it.
The letter that William P. Barr, the attorney general, sent to Congress.
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The letter that William P. Barr, the attorney general, sent to Congress.
Nonetheless, the damage to Mr. Trump and those in his circle has been extensive. A half-dozen former Trump aides were indicted or convicted of crimes, mostly for lying to federal investigators or Congress. Others remain under investigation in cases that Mr. Mueller’s office handed off to federal prosecutors in New York and elsewhere. Dozens of Russian intelligence officers or citizens, along with three Russian companies, were charged in cases that are likely to languish in court because the defendants cannot be extradited to the United States.
Republicans immediately seized upon the news that no more indictments are expected as a vindication of Mr. Trump and his campaign. Those reports “confirm what we’ve known all along: There was never any collusion with Russia,” Representative Steve Scalise of Louisiana, the second-highest-ranking House Republican, said in a statement.
Democrats, including some of those hoping to supplant Mr. Trump in the White House in the 2020 election, insisted that Mr. Mueller’s full report be made public, including the underlying evidence. In a joint statement, Speaker Nancy Pelosi of California and Senator Chuck Schumer of New York, the top Senate Democrat, warned Mr. Barr not to allow the White House a “sneak preview” of the document.
“The White House must not be allowed to interfere in decisions about what parts of those findings or evidence are made public,” they said.
Not since Watergate has a special prosecutor’s inquiry so mesmerized the American public. Polls have shown that most Americans want to know its findings, and the House unanimously passed a nonbinding resolution to publicize the report.
Mr. Barr’s letter said he would decide what to release after consulting with Mr. Mueller and Rod J. Rosenstein, the deputy attorney general who has overseen his investigation. Justice Department officials emphasized that the White House had been kept at a distance.
Mueller Has Delivered His Report. Here’s What We Already Know.
More than two years of criminal indictments and steady revelations about Trump campaign contacts with Russians reveal the scope of the special counsel investigation.
Only a handful of law enforcement officials have seen the report, said Kerri Kupec, a department spokeswoman.
Although a White House lawyer was notified that Mr. Mueller had delivered it to Mr. Barr, no White House official has seen the report or been briefed on it, according to Sarah Huckabee Sanders, the White House press secretary. “The next steps are up to Attorney General Barr, and we look forward to the process taking its course,” she said.
Rudolph W. Giuliani, one of the president’s personal lawyers, said he planned to remain in Washington over the weekend in part because Mr. Barr might update Congress on Mr. Mueller’s findings.
He sidestepped a question about whether the president’s lawyers were seeking to review the report before any of it becomes public. White House lawyers have been preparing for the possibility they may need to argue some material is protected by executive privilege, especially if the report discusses whether the president’s interactions with his top aides or legal advisers are evidence of obstruction of justice.
Even though Mr. Mueller’s report is complete, some aspects of his inquiry remain active and may be overseen by the same prosecutors once they are reassigned to their old jobs in the Justice Department. For instance, recently filed court documents suggest that investigators are still examining why the former Trump campaign chairman Paul Manafort turned over campaign polling data in 2016 to a Russian associate who prosecutors said was tied to Russian intelligence.
Mr. Mueller looked extensively at whether Mr. Trump obstructed justice to protect himself or his associates. But despite months of negotiations, prosecutors were unable to personally interview the president.
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A Special Episode of ‘The Daily’: Robert Mueller Submits His Report
The Mueller report has been sent to the attorney general. Here’s a look at what this means and what comes next.
Listen 15:35
Mr. Trump’s lawyers insisted that he respond only to written questions from the special counsel. Even though under current Justice Department policy, a sitting president cannot be indicted, Mr. Trump’s lawyers worried that his responses in an oral interview could bring political repercussions, including impeachment, or put him in legal jeopardy once he is out of office.
Mr. Trump has helped make Mr. Mueller a household name, attacking his investigation an average of about twice a day as an unfair, politically motivated attempt to invalidate his election. He never forgave former Attorney General Jeff Sessions for recusing himself from the Russia inquiry, an action that cleared the way for his deputy, Mr. Rosenstein, to appoint Mr. Mueller.
Mr. Trump reiterated his attacks on the special counsel this week, saying Mr. Mueller decided “out of the blue” to write a report, ignoring that regulations require him to do so. But the president also said the report should be made public because of “tens of millions” of Americans would want to know what it contains.
“Let people see it,” Mr. Trump said. “There was no collusion. There was no obstruction. There was no nothing.”
In court, the evidence amassed by the Mueller team has held up. Every defendant who is not still awaiting trial either pleaded guilty or was convicted by a jury. Although no American has been charged with illegally plotting with the Russians to tilt the election, Mr. Mueller uncovered a web of lies by former Trump aides.
Five of them were found to have deceived federal investigators or Congress about their interactions with Russians during the campaign or the transition. They include Mr. Manafort; Michael T. Flynn, the president’s first national security adviser; and Michael D. Cohen, Mr. Trump’s former lawyer and longtime fixer. A sixth former adviser, Roger J. Stone Jr., is to stand trial in November on charges of lying to Congress.
Glimpses of the Mystery That Is the Mueller Investigation
Here are some pieces of the jigsaw puzzle. The full picture is missing.
Those who know Mr. Mueller, a former F.B.I. director, had predicted a concise, legalistic report devoid of opinions — nothing like the 445-page treatise that Ken Starr, who investigated President Bill Clinton, produced in 1998. Operating under a now-defunct statute that governed independent counsels, Mr. Starr had far more leeway than Mr. Mueller to set his own investigative boundaries and to render judgments.
The regulations that governed Mr. Mueller, who is under the supervision of the Justice Department, only required him to explain his decisions to either seek or decline to seek criminal charges in a confidential report to the attorney general. The attorney general was then required to notify the leadership of the House and Senate judiciary committees.
Despite pledging transparency, Mr. Barr may be reluctant to release the part of Mr. Mueller’s report that may be of most interest: who the special counsel declined to prosecute and why, especially if Mr. Trump is on that list.
The department’s longstanding practice, with rare exceptions, is not to identify people who were merely investigative targets to avoid unfairly tainting their reputations, especially because they would have no chance to defend themselves in a court of law. Mr. Rosenstein, who has overseen Mr. Mueller’s work and may have a say in what is released, is a firm believer in that principle.
In a May 2017 letter that the president seized upon as justification for his decision to fire James B. Comey as F.B.I. director, Mr. Rosenstein severely criticized Mr. Comey for announcing during the previous year that Hillary Clinton, then a presidential candidate, would not be charged with a crime for mishandling classified information as secretary of state. Releasing “derogatory information about the subject of a declined criminal investigation,” Mr. Rosenstein wrote, is “a textbook example of what federal prosecutors and agents are taught not to do.”
Weighing that principle against the public’s right to know is even more fraught in the president’s case. If Mr. Mueller declined to pursue criminal charges against Mr. Trump, he might have been guided not by lack of evidence, but by the Justice Department’s legal opinions that a sitting president cannot be indicted. The department’s Office of Legal Counsel has repeatedly advised that the stigma and burden of being under prosecution would damage the president’s ability to lead.
Representative Jerrold Nadler, Democrat of New York and the head of the House Judiciary Committee, has argued that the department’s view that presidents are protected from prosecution makes it all the more important for the public to see Mr. Mueller’s report.
“To maintain that a sitting president cannot be indicted, and then to withhold evidence of wrongdoing from Congress because the president cannot be charged, is to convert D.O.J. policy into the means for a cover-up,” he said before the House approved its nonbinding resolution to disclose the special counsel’s findings.
Some predict that any disclosures from Mr. Mueller’s report will satisfy neither Mr. Trump’s critics nor his defenders, especially given the public’s high expectations for answers. A Washington Post-Schar School poll in February illustrated the sharp divide in public opinion: It found that of those surveyed, most Republicans did not believe evidence of crimes that Mr. Mueller’s team had already proved in court, while most Democrats believed he had proved crimes that he had not even claimed.
–di Francesca Barbieri Novità in arrivo per 5,6 milioni di pensioni: dal 1° aprile gli assegni superiori a tre volte l’importo minimo (oltre i 1.522, 26 euro al mese) saranno ricalcolati per applicare quanto previsto dalla legge di Bilancio, che ha introdotto un meccanismo di adeguamentoall’inflazione meno generoso rispetto al passato […]
Novità in arrivo per 5,6 milioni di pensioni: dal 1° aprile gli assegni superiori a tre volte l’importo minimo (oltre i 1.522, 26 euro al mese) saranno ricalcolati per applicare quanto previsto dalla legge di Bilancio, che ha introdotto un meccanismo di adeguamentoall’inflazione meno generoso rispetto al passato (legge 388/2000) per gli assegni più alti. Lo chiarisce l’Inps in una circolare appena pubblicata (44/2019). L’Istituto di previdenza precisa anche che per circa 2,6 milioni delle posizioni interessate, la riduzione media mensile dell’importo lordo sarà di 28 centesimi.
Vediamo cosa prevede la legge di Bilancio: per le pensioni fino a tre volte il minimo l’adeguamento all’inflazione è piena al 100%, mentre per tutti gli altri assegni la rivalutazione è compresa tra un massimo del 97% e un minimo del 40 per cento. Il 97% per le pensioni tra le tre e le quattro volte l’importo minimo (da 1.522 a 2.029 euro al mese); il 40% per quelle superiori a 4.569 euro.
La Manovra 2019 – che ha introdotto sette scaglioni per il triennio 2019-2021 – nel dettaglio prevede che per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o superiori a tre volte l’assegno minimo Inps e con riferimento all’importo complessivo la rivalutazione è:
1) del 97% per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro al mese;
2) del 77% per gli assegni tra 2.029 e 2.538 euro al mese;
3) del 52% per gli assegni tra 2.537 e 3.046 euro al mese;
4) del 47% per gli assegni tra 3.046 e 4.061 euro al mese;
5) del 45% per gli assegni tra 4.061 e 4.569 euro al mese;
6) del 40% per gli assegni oltre 4.569 euro al mese
Tutte queste percentuali vanno applicate all’inflazione che per il 2019 è stata stimata all’1,1 per cento. Di fatto, quindi, se le pensioni fino a 1.522 euro avranno un incremento dell’1,1% quelle oltre le nove volte il minimo (superiori a 4.569 euro al mese) recupereranno solo lo 0,44 per cento.
Nei prossimi mesi l’Inps chiederà il conguaglio di quanto indebitamente erogato nei primi tre mesi dell’anno (la nuova perequazione andava applicata già dal 1° gennaio, ma l’approvazione della Manovra in extremis ha reso di fatto impossibile far scattare gli adeguamenti).
A quanto ammontano i conguagli
Vediamo, con qualche esempio, a quanto potrebbero ammontare i conguagli, posto che per gli importi fino a 1.522,26 euro non ci sarà alcun “taglio”.
Una pensione di 2.300 euro (lordi) nel 2018 è passata a 2.324, 44 euro da gennaio a marzo: ad aprile scenderà a 2.319, 48 euro per effetto delle novità previste dalla legge di Bilancio 2019. L’importo da “restituire” sarà di circa 5 euro al mese, 15 euro per il trimestre gennaio-marzo 2019.
Una pensione di 2.800 euro (lordi) nel 2018 è passata a 2.828,96 euro da gennaio a marzo: ad aprile si abbasserà a 2.816, 02 euro. L’importo da “restituire” sarà di 12,94 euro al mese, 39 euro per il trimestre gennaio-marzo 2019.
Una pensione di 4.700 euro (lordi) nel 2018 è passata a 4.744,64 euro da gennaio a marzo: ad aprile scenderà a 4.720,68 euro per effetto delle novità. In questo caso l’importo complessivo da conguagliare sarà di circa 72 euro.
L’Inps in una nota precisa che «per importo complessivo lordo si intende la somma di tutte le pensioni di cui un soggetto è titolare, erogate sia dall’Inps che dagli altri enti presenti nel Casellario centrale, assoggettabili al regime della perequazione cumulata».
IMPORTO PROVVISORIO E DEFINITIVO Differenza tra l’importo della pensione che sarà pagato dall’Inps a gennaio sulla base della legge 388/2000 e l’importo effettivo determinato secondo la legge di bilancio 2019. In entrambi i casi l’adeguamento pieno all’inflazione (+1,1%) si applica solo agli assegni di importo fino a 1.522,26 euro. Valori mensili lordi in euro
IMPORTO PERCEPITO
NEL 2018
RIVALUTAZIONE PER FASCE
APPLICATA DALL’INPS
RIVALUTAZIONE SECONDO
LEGGE DI BILANCIO
DIFFERENZA
DA RESTITUIRE
AUMENTO
IMPORTO
AUMENTO
IMPORTO
IMPORTO
800
1,10%
fino a 1.522,26
808,80
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di Anna Maria Merlo Xi Jinping a Beaulieu e poi all’Eliseo martedi’, ricevuto da Macron con Merkel e Juncker. Gli europei cercano di costruire un fronte comune, fissato dall’Italia e da altri 12 paesi che aspirano a partecipare all’iniziativa Belt and Road. La Ue chiede […]
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese. (foto di Francesco Ammendola, ufficio stampa Presidenza della Repubblica)
di Anna Maria Merlo
Xi Jinping a Beaulieu e poi all’Eliseo martedi’, ricevuto da Macron con Merkel e Juncker. Gli europei cercano di costruire un fronte comune, fissato dall’Italia e da altri 12 paesi che aspirano a partecipare all’iniziativa Belt and Road. La Ue chiede “reciprocità”, a cominciare dagli appalti pubblici e prepara controlli sugli investimenti predatori. Il problema 5G
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di Francesco Semprini L’inchiesta sul Russiagate è giunta alla sua conclusione e il procuratore Robert Mueller non raccomanderà altre incriminazioni rispetto a quelle già in essere. A dirlo è un funzionario del dipartimento di Giustizia nel giorno in cui il procuratore speciale titolare del caso […]
L’inchiesta sul Russiagate è giunta alla sua conclusione e il procuratore Robert Mueller non raccomanderà altre incriminazioni rispetto a quelle già in essere. A dirlo è un funzionario del dipartimento di Giustizia nel giorno in cui il procuratore speciale titolare del caso sulle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni presidenziali del 2016, ha consegnato al segretario alla Giustizia William Barr, il rapporto sulle sue indagini. Nel caso la notizia fosse confermata il presidente Trump sarebbe salvo dall’impeachment. Il dicastero potrebbe a sua volta comunicare al Congresso, già nel fine settimana, le conclusioni più importanti del rapporto completato da Mueller, come afferma lo stesso ministro Barr.
La consegna del rapporto mette fine a un’indagine durata quasi due anni e che ha gettato ombre sull’amministrazione e sul presidente Donald Trump su cui sono piovute accuse di essere lui stesso almeno a conoscenza delle presunte inferenze della Russia nelle elezioni che lo hanno portato alla Casa Bianca. L’inchiesta che è stata sua volta definita “una caccia alle streghe” da parte del presidente americano, a sottolineare l’accanimento di certi ambienti politici, della magistratura e dell’opinione pubblica nei suoi confronti, ha prodotto una serie di conseguenze nell’ambito della stessa cerchia di collaboratori di Trump.
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Dalle dimissioni del generale Michael Flynn, suo consigliere per la sicurezza nazionale, per aver distorto le informazioni sui suoi contatti con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak, alla doppia condanna per frode e altri reati di Paul Manafort, già capo della campagna dell’ex tycoon, nell’ambito di un fascicolo separato nato come costola del filone principale di inchiesta. Fino ad arrivare all’arresto Roger Stone amico fraterno di the Donald accusato di aver contattato, dietro richiesta di alcuni responsabili della campagna di Trump, WikiLeaks per ottenere le email compromettenti per Hillary Clinton trafugate dalle banche dati del partito democratico. Una vicenda che ha visto il 45 esimo presidente americano licenziare l’ex numero dell’Fbi James Comey (il quale aveva succeduto lo stesso Mueller) per la sua indagine “politicizzata” su Trump stesso e sostituito Christopher A. Wray.
Lo stesso inquilino della Casa Bianca ha costretto alle dimissioni anche l’ex ministro della Giustizia Jeff Session, un altro fedelissimo della prima ora di Trump, per la sua ricusazione, ovvero la decisione di astenersi dal caso assegnando la supervisione del caso al suo vice Rod Rosenstein, il quale ha rassegnato le dimissioni subito dopo quelle del titolare del dicastero. Alla guida del dicastero è stato chiamato già “attorney general” durante la presidenza di George H.W. Bush negli anni Novanta che ha spesso parole di sostegno al presidente. “Era la mia prima scelta fin dall’inizio”, ha detto di lui Trump annunciando la nomina considerata dai più cruciale per l’amministrazione. Ora sarà proprio Barr a dover decidere quanto del rapporto condividere con il Congresso e quanto rendere pubblico, considerando anche che la Camera a guida democratica ha votato nei giorni scorsi una risoluzione con cui chiede che il rapporto sia reso comunque pubblico. “I prossimi passi stanno ora ministro della Giustizia Barr. La Casa Bianca non ha ricevuto e non è stata informata sul rapporto del procuratore speciale’’, afferma la portavoce, Sarah Huckabee Sanders aggiungendo: “aspettiamo con ansia che il processo segua il suo corso”.
L’autista parla davanti al giudice che dovrà decidere sulla convalida del fermo, chiesta dai pm Nobili e Paniz: “Volevo fare qualcosa affinché questo non accada più”. Il giudice: “Non ho notato segni di squilibrio”. Ma il legale punta alla perizia psichiatrica. Per gli inquirenti l’uomo […]
L’autista parla davanti al giudice che dovrà decidere sulla convalida del fermo, chiesta dai pm Nobili e Paniz: “Volevo fare qualcosa affinché questo non accada più”. Il giudice: “Non ho notato segni di squilibrio”. Ma il legale punta alla perizia psichiatrica. Per gli inquirenti l’uomo “sta recitando una parte”, mentre la procura chiede che resti in carcere: “Può rifarlo”
Ha raccontato di aver agito dopo aver sentito le “voci dei bambini che stavano morendo nel Mediterraneo” che gli avrebbero chiesto di fare qualcosa di “clamoroso affinché questo non accada più”. Ousseynou Sy, l’autista che due giorni fa ha sequestrato un bus con 51 studenti a bordo e gli ha dato fuoco, ha spiegato così il suo gesto durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Milano, Tommaso Perna, venerdì pomeriggio a San Vittore. Il giudice, intercettato all’uscita dal carcere, a chi chiedeva se avesse notato i “segni di squilibrio” riferiti dall’avvocato dell’uomo, ha risposto: “Non mi è sembrato”. Mentre, per gli inquirenti, l’autista “sta recitando una parte”.
Sy ha spiegato di voler fare “un’azione dimostrativa” e avere “non un impatto nazionale ma un massimo impatto internazionale”. Come riferito dal suo legale, Davide Lacchini, l’uomo davanti al gip “ha lodato la politica italiana sulle migrazioni” e spiegato che il suo messaggio era “nessuno dall’Africa deve venire in Europa”. Sy, stando a quanto riferito dall’avvocato, durante l’interrogatorio, in sostanza, ha ribadito quanto aveva già detto ai pm “e l’elemento nuovo – ha spiegato – è il fatto che ha dato dei segni di squilibrio che a mio parere richiedono un approfondimento con una perizia psichiatrica”.
Lo stesso difensore ha parlato di “evocazioni” e “invocazioni” da parte dell’uomo, ma senza precisare meglio e ha riferito che il suo assistito “ha esposto le sue ragioni davanti al giudice con un certo vigore”. In sostanza, Sy ha rivendicato ancora una volta – come riferito dal difensore – di aver fatto quel gesto eclatante come “rivendicazione” per i bimbi migranti morti nel Mediterraneo. E ha ribadito ancora che lui, però, non voleva fare male a nessuno e che il bus ha preso fuoco in modo accidentale.
Nella richiesta di custodia cautelare in carcere i pm di Milano Alberto Nobili e Luca Poniz, titolari dell’inchiesta per sequestro di persona e strage, chiedono che l’uomo resti in carcere perché “può colpire ancora”. Da fonti della procura si esclude, come riferito invece da qualche studente, che il 47enne avesse già tentato di realizzare il piano qualche giorno prima. La decisione del gip Perna pare già scontata, dato che lo stesso 47enne ha ammesso i fatti. Intanto, dopo la prima notte passata in carcere, quando è arrivata la distribuzione della colazione sono partiti lanci di uova e frutta in direzione della sua cella da parte di altri detenuti. Una reazione che succede quando arrivano nuovi detenuti ‘criticabili’, ad esempio i pedofili. Anche per questo dopo è stato trasferito nel settore protetti.
Per quanto riguarda gli aspetti ancora da chiarire, gli investigatori puntano ad acquisire integralmente e analizzare quel video-manifesto, partito dal suo canale privato su YouTube, nel quale Sy aveva presentato quel “gesto eclatante”. E stanno cercando di capire se ce ne siano altri in circolazione, oltre ad aver sequestrato materiale informatico nella sua casa a Crema. Sy, tra l’altro, aveva già mentito all’azienda più di una decina d’anni fa quando gli era stata sospesa la patente per guida in stato d’ebbrezza e lui si era dato malato, mentre nell’ottobre scorso era stato condannato a un anno per molestie ad una 17enne a bordo di un autobus nove anni fa. Era sempre lui il conducente.
“Quando fummo costretti a fermarci non riuscivo a guardare negli occhi i tanti ragazzi che ci avevano chiesto di essere uguali ai nostri figli” di Giovanna Casadio Quando fummo fermati e non si riuscì ad approvare lo ius soli, quasi non potevo guardare negli occhi […]
“Quando fummo costretti a fermarci non riuscivo a guardare negli occhi i tanti ragazzi che ci avevano chiesto di essere uguali ai nostri figli”
di Giovanna Casadio
Quando fummo fermati e non si riuscì ad approvare lo ius soli, quasi non potevo guardare negli occhi i tanti ragazzi nati e cresciuti in Italia ma figli di stranieri, che ci avevano chiesto di essere uguali ai nostri figli, che anche con i miei figli giocavano, andavano a scuola, tifavano”. Graziano Delrio, cattolico dossettiano, padre di nove figli, oggi capogruppo del Pd alla Camera, nel 2012 era sindaco di Reggio Emilia e fu portavoce della campagna “L’Italia sono anch’io” per la legge sullo ius soli. Si complimenta con Rami, il piccolo eroe di Crema, nato in Italia da genitori stranieri e perciò non italiano. Ammette: “Noi del centrosinistra dovevamo essere più coraggiosi: dovevamo mettere la fiducia sullo ius soli”. E adesso? “Con Zingaretti mi auguro riprenderemo la battaglia”.
Delrio, il governo garantisce che Rami avrà la cittadinanza italiana. Ci vuole un atto di eroismo per essere riconosciuti italiani a tutti gli effetti?
“Purtroppo questa è la logica della concessione, paternalistica, non dei diritti. Non tiene conto del fatto che questi ragazzi sono italiani e vivono già da uomini liberi come parte della nostra comunità, parlano l’italiano meglio di tanti politici. Quante poche volte Rami e gli altri ragazzi-non cittadini che si trovavano su quel bus, che frequentano le scuole italiane, sono andati nei paesi di origine dei loro padri? Pochissime. E come invece conoscono bene le loro città, i lori quartieri, la loro scuola qui in Italia”.
Almeno per Rami ora la “medaglia” di cittadinanza arriva. L’hanno garantito i vice premier Salvini e Di Maio, specificando però che non è nel contratto di governo. Dare cittadinanza italiana a 800 mila ragazzi di famiglie straniere è un atto pericoloso?
“Vorrei dire proprio questo a Salvini e anche a Di Maio: guardate che non è niente di straordinario, non attenta alla nostra identità, quale danno pensate che possa venire? Significa riconoscere un diritto civile. La campagna contro, che è stata fatta, ha spaventato gli italiani, nella maggior parte favorevoli. Ma lo ius soli è una legge mite. Questi ragazzi, italiani di fatto ma non di diritto, una volta raggiunta la maggiore età, acquisiranno comunque la cittadinanza. Quindi dargliela cinque, sei o sette anni prima, cosa cambia? Immagino come si sentano traditi oggi molti dei cittadini elettori dei 5Stelle che avevano firmato i nostri banchetti nel 2012”.
Però voi del Pd e del centrosinistra potevate approvarla quella legge. E non l’avete fatto. Perché?
“Ncd, il partito di Alfano, che stava con noi in maggioranza l’aveva votata alla Camera ma aveva annunciato il suo no al Senato. I numeri in Parlamento non c’erano più per approvarla. Lo ius soli si arenò anche per l’ostruzionismo di migliaia di emendamenti della Lega”.
Dovevate mettere la fiducia, invece prevalse la realpolitik sui diritti?
“Dovevamo rischiare un po’ di più e mettere la fiducia sullo ius soli”.
I proclami contro gli immigrati allontanano l’integrazione?
“Sull’immigrazione c’è un clima di odio e xenofobia dettato dalla Lega. Anche per questo motivo i 5Stelle crollano nei sondaggi, perché non era nei loro valori fondativi adeguarsi a una destra xenofoba. Senza capire che allargare i diritti è una risorsa per tutta la società”.
Per il ministro dell’Interno la cittadinanza va data al giovane Rami e tolta all’autista che ha dato fuoco al bus che è un italiano di origine senegalese.
“L’autista che ha dato fuoco al bus dei ragazzi di Crema per quel gesto assurdo e ingiustificabile spero sarà punito severamente secondo le nostre leggi. Ma non avrà certo un trattamento diverso per il colore della pelle. Non ci sono cittadini meno cittadini di altri. Nel contratto di governo ad esempio, è stato scritto che ai genitori sinti o rom che non mandano i figli a scuola, è tolta la patria potestà. Solo a loro, agli altri genitori no. Ma non è che una norma vale in base al gruppo etnico, perché questo è razzismo. L’ho detto al premier Conte”.
E adesso il Pd cosa farà sulla cittadinanza?
“Con il segretario Zingaretti mi auguro riprenderemo la battaglia e che parta una nuova mobilitazione. Nel 2012 con molte associazioni, con la Caritas, con l’Arci, con la Comunità di Sant’Egidio, insieme con tanti sindaci avviammo la campagna “Italia sono anch’io” che raccolse più di 200mila adesioni alla proposta di legge di iniziativa popolare che ha dato poi il via alla legge sullo ius soli approvata purtroppo solo alla Camera. Con me porto sempre la lettera che fece partire quella iniziativa nel 2011. Era di Lamiaa, una ragazzina nata a Reggio Emilia che si meravigliava: “Se faccio bene in grammatica, mi dicono brava: da dove vieni? Ma da Reggio Emilia!””.
di Marco Galluzzo Secondo una stima prudente ammonta a non meno di cinque miliardi di euro il valore complessivo degli accordi, istituzionali e privati, che verranno firmati oggi a villa Madama fra il governo cinese e quello italiano, o fra imprese dei due Paesi. Si […]
Secondo una stima prudente ammonta a non meno di cinque miliardi di euro il valore complessivo degli accordi, istituzionali e privati, che verranno firmati oggi a villa Madama fra il governo cinese e quello italiano, o fra imprese dei due Paesi. Si va dallo sblocco del mercato agricolo cinese per le arance del Meridione ad un ingresso massiccio di Snam come operatore delle infrastrutture di gas in Cina, dalle turbine a gas di Ansaldo Energia agli accordi strategici con le autorità portuali di Trieste e Genova. Sono in tutto 29 gli accordi: sino a sette giorni fa ne venivano negoziati 50, c’è stata dunque una decurtazione. Sono 19 quelli ministeriali o pubblici, fra cui spicca quello che il ministro dell’economia Giovanni Tria firmerà con il ministro degli Esteri cinese per eliminare la doppia imposizione fiscale fra i due Paesi. Sono invece 10 quelli fra aziende private. I settori coinvolti sono trasporti, energia, impianti siderurgici, credito e cantieri navali, dunque attraversano una buona fetta del sistema industriale italiano. Scorrendoli si scopre che la Danieli sarà partner della Cina per la realizzazione (da 1,1 miliardi di euro) di un impianto siderurgico integrato, dalla miniera al laminatoio, in Azerbaigian. Snam ha confermato che «firmerà un’intesa a supporto di iniziative congiunte che riguardano sia l’Italia e la Cina che Paesi terzi», verrà affiancata da Cdp e firmerà l’intesa con il Silk Road Fund, che supporterà la parte finanziaria dell’ingresso nel mercato cinese dell’azienda italiana. Eni, con il suo amministratore Claudio Descalzi, firmerà con Bank of China un accordo «per rafforzare la collaborazione su vari strumenti finanziari», in sostanza si tratterà di una collaborazione strategica sia nel settore dell’oil and gas sia nei processi di transizione energetica, in Cina come in Paesi terzi.
Cassa Depositi e Prestiti, oltre ad affiancare Snam, firmerà con la Bank of China un’intesa che le permetterà di emettere quelli che vengono chiamati Panda Bond, nel concreto titoli emessi in valuta locale dedicati ad investitori istituzionali cinesi. Per il vice presidente di Bank of China, Lin Jingzhen, l’operazione contribuirà a dare un «nuovo slancio agli investimenti nei mercati terzi» e a creare «grandi opportunità» nate da una nuova «cooperazione amichevole», soprattutto nella «capacità di appaltare progetti all’estero più forti». La prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, entrerà invece nel mercato finanziario cinese per la prima volta fornendo prodotti finanziari e consulenze. Le autorità portuali di Trieste e Genova firmeranno le rispettive intese con la China Communication Construction Company. Altri accordi, pubblici, riguardano il settore alimentare, lo scambio commerciale di carni, di semi, quello fitosanitario, infine i beni culturali, con un’intesa quadro contro contraffazione, contrabbando, scavi illeciti di beni archeologici. Anche la Farnesina firmerà un’intesa strategica di collaborazione bilaterale con la diplomazia cinese. Oltre ad alcuni gemellaggi fra città (viene evidenziato in particolare quello tra la città di Verona e la città di Hangzhou, legate dalla storia di Romeo e Giuletta) è stata anche ventilata la possibilità di far giocare una partita di Serie A in Cina. Nel turismo sono previste intese del colosso cinese online Ctrip (88 miliardi di dollari di fatturato) con Aeroporti di Roma, Trenitalia, Museo Ferrari. E con il tour operator di stato Cits: voli diretti con Ancona e Bari, intese con Basilicata, Sicilia, Marche, Umbria, Calabria e Aeroporti di Puglia.
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