dal canale Telegram di Giorgio Bianchi.
E’ stata una risposta molto moderata, ma intenzionata a far passare il messaggio che anche Israele può dover pagare dei prezzi.
La moderatezza della risposta si intende se si nota che la dirigenza iraniana ha avvisato gli USA dell’attacco in arrivo (e dunque hanno avvisato Israele), consentendo a tutti i civili di recarsi nei rifugi.
Inoltre gli obiettivi dell’attacco sono stati eminentemente economici (come la piattaforma di gas a largo di Haifa) e militari (le basi aeronautiche di Nevatim, Hatzerim, Tel Nof, Netzarim, e Glilot; la prima risulta gravemente danneggiata e ora inutilizzabile).
Fonti arabe parlano di 200 impatti, ma qui le cifre sono parte dei giochi di guerra: quelli che ho visto nei filmati sono comunque almeno 30.
Nonostante il numero degli impatti sia stato elevato al momento non si hanno notizie di morti civili (salvo i 6 morti a Tel Aviv, in una sparatoria pochi minuti prima dell’attacco, la cui natura non è ancora chiara).
Se fossimo in una mondo normale questo messaggio iraniano dovrebbe ricondurre Israele ad un passo indietro: il contenuto del messaggio è infatti: “Israele può essere colpita, ma” – come mostrano le modalità dell’attacco – “non vogliamo una guerra totale.”
Purtroppo, stando alle prime risposte israeliane e soprattutto americane, temo che ciò che ci attende sia ben altro. Il consigliere per la sicurezza nazionale americana Jake Sullivan ha detto: “Ci saranno gravi conseguenze per l’Iran a seguito di questo attacco e lavoreremo con Israele per garantire che ciò accada.”
In sostanza, conformemente allo standard usuale: “Noi e i nostri possono permettersi qualunque cosa e voi dovete subire, perché noi siamo noi e voi non siete un *azzo”.
Le premesse per una devastante guerra regionale ci sono tutte.
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