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Nascosto tra i cespugli, nell’impianto di Palm Beach del tycoon, il sospettato ha tentato di scappare prima di essere fermato. Sarebbe un 58enne delle Hawaii. Gli agenti hanno recuperato, oltre a un Ak-47, due zaini con dentro munizioni e una Go-Pro

di Paolo Mastrolilli

NEW YORK – L’obiettivo era lui, Donald Trump, per la seconda volta nel giro di un paio di mesi. Lo ha confermato l’Fbi, dicendo che indaga su quello che “appare come un tentativo di assassinarlo”. La violenza sta diventando la cifra di una campagna presidenziale che evoca sempre più lo spettro di un clima da guerra civile, alimentando i peggiori timori sul futuro degli Stati Uniti.

L’allarme è arrivato alle 2,23 di ieri pomeriggio, con un comunicato della campagna repubblicana: “Il presidente Trump è al sicuro, dopo che colpi di arma da fuoco sono stati sparati nelle sue vicinanze”. Poco dopo il portavoce del Secret Service, Anthony Guglielmi, ha confermato su X: “Insieme all’ufficio dello sceriffo di Palm Beach, stiamo indagando sulla minaccia alla sicurezza riguardante l’ex presidente Donald Trump, accaduta poco dopo le due del pomeriggio. Lui è al sicuro”.

Il candidato repubblicano alla Casa Bianca stava giocando a golf nel suo resort, il Trump International Golf Course di West Palm Beach, vicino a Mar a Lago dove vive, quando si sono sentiti degli spari. Alcuni testimoni hanno detto di averli sentiti fuori dal resort, dove in passato erano accaduti scontri fra gang locali. La verità però è rapidamente emersa. Gli agenti del Secret Service avevano notato una persona con un fucile, nascosta tra gli alberi, a una distanza di circa 400 metri da Trump. Non è sicuro che l’attentatore sia riuscito a sparare, ma gli agenti lo hanno preso di mira esplodendo alcuni colpi.

Lui è fuggito, a bordo di una Nissan nera. Il resto lo ha raccontato lo sceriffo William Snyder: “Abbiamo raggiunto e fermato la macchina. Il guidatore è rimasto calmo, non ha chiesto perché lo arrestavamo”. L’identità è nota agli investigatori, che quindi forse conoscono le motivazioni. Secondo il New York Post l’uomo è Ryan Routh, un 58enne delle Hawaii. Sotto agli alberi dove era nascosto hanno trovato uno zaino, una telecamera Go-Pro e un fucile automatico AK47, molto più potente dell’AR15 usato il 13 luglio scorso da Thomas Matthew Crooks a Butler, Pennsylvania, dove Trump era stato ferito all’orecchio. Quindi l’Fbi sa dove è stata acquista l’arma e da chi. Ciò permette di confermare l’identità del colpevole e capire se aveva complici.

Trump è stato riportato a Mar a Lago e ha commentato così l’attacco: “Ci sono stati colpi di arma da fuoco nelle mie vicinanze, ma prima che le voci finiscano fuori controllo, voglio che sentiate questo da me: sono al sicuro e sto bene. Niente mi rallenterà. Non mi arrenderò mai. Vi amerò sempre per sostenermi”. Lo ha fatto scrivendo ai donatori, quindi usando subito l’attentato a scopi elettorali, magari nella speranza che generi finanziamenti e lo faccia risalire nei sondaggi.

Joe Biden e Kamala Harris sono stati informati, hanno detto di essere “sollevati” dal fatto che Trump sia al sicuro, e condannato ogni violenza perché “non ha posto nella nostra politica”. Giusto, ma per fermarla bisognerebbe capire dove nasce. Durante il dibattito di martedì a Philadelphia, Trump ha accusato i democratici di averla fomentata, dicendo che “ho beccato una pallottola a causa di quanto avete detto contro di me”. La verità è che Harris, da quando è la candidata, ha cercato di abbassare il tono della retorica sulla minaccia che l’avversario pone per il futuro della democrazia, puntando di più sulla sua inadeguatezza politica.

La tensione però resta alta da entrambe le parti, e di certo Trump e il vice Vance non stanno facendo molto per abbassarla. Durante lo stesso dibattito, Donald ha rilanciato la balla degli immigrati haitiani che mangiano cani e gatti. Era falsa, e ieri Vance ha ammesso che l’hanno usata per attirare l’attenzione dei media. Il risultato è che a Springfield girano i volantini dei suprematisti bianchi che invitano a cacciare tutti gli immigrati, legali o non. Quindi una campagna falsa, diffusa apposta per generare odio, nella speranza che produca voti.

Ieri poi Trump ha scritto questo a caratteri cubitali sul suo social: “IO ODIO TAYLOR”. Anche qui, non è solo colore. La cantante Swift, che ha appoggiato Harris, è un personaggio pubblico e tiene concerti a cui partecipano migliaia di persone. Come può essere sicuro Trump che così non inciti qualcuno ad aggredirla? In che maniera manifestare odio verso gli oppositori politici, invece di contrastarne le idee, aiuta un dibattito democratico civile? Domanda che bisogna porsi, condannando ogni violenza.

 

 

Sorgente: Trump, spari al golf club. Cnn: “Era lui l’obiettivo dell’uomo armato”   – la Repubblica


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