Il racconto del ragazzo che a Roma si era avvicinato ai neofascisti e poi si è pentito. “Fanno azioni sociali solo per fare adepti”
di Federica Angeli
(guarda il video cliccando il link in fondo all’articolo)
ROMA — Gli ordini e le azioni partono tutti dalla Torre, così chiamano il palazzo occupato da CasaPound dal 2003 in via Napoleone III numero 8, dietro la stazione Termini di Roma. È nel quartier generale dei fascisti del Terzo Millennio che avvengono “schiaffi e punizioni educativi” e indottrinamenti, si pianificano azioni per testare la fedeltà al gruppo e le feste pagane, si fanno gli auguri di Natale nel giorno del compleanno di Hitler e si organizzano turni per sorvegliare h24 il fortino da attacchi. Vista dagli occhi di un giovane, CasaPound somiglia più a una setta che a una compagine politica. A raccontare quel mondo, è Samuele Batistoni, oggi 19enne, che in Cp ha militato un anno e poi è stato cacciato per “inattività”, uno dei motivi per cui si può essere allontanati, anche se in realtà c’è molto altro dietro quella scelta.
Perché e come si avvicina a CasaPound?
«Uno del mio giro frequentava CasaPound e un giorno mi porta con lui alla sezione di Pomezia. Negli anni del liceo è nata in me la passione per la politica e così vedo la possibilità di fare un periodo di militanza in quella che pensavo fosse una realtà politica, per capire cosa nel concreto si potesse fare per la gente. Sono sincero: le azioni nel sociale di CasaPound come la distribuzione del cibo ai meno abbienti mi piaceva. Poi ho capito perché lo facevano…».
Perché?
«CasaPound, così insegnano, nasce come un’iniziativa di solidarietà sociale, occupando immobili per fornire alloggi a famiglie italiane in difficoltà, con lo stile dei barbari che saccheggiavano Roma, dico oggi. Oltre alle occupazioni è stata attiva nell’organizzazione di manifestazioni, concerti e campagne contro l’immigrazione e in difesa dei “diritti degli italiani”. Campagna tra la povera gente delle periferie di Roma utile solo a fare proseliti.
Quando entra ufficialmente a farne parte?
«Nel settembre del 2022 entro nel Blocco Studentesco (la sezione giovanile di Cp), pago la quota annuale di 15 euro».
Le viene letto un regolamento o fatto firmare qualcosa?
«No. Però da quel momento inizia il lavaggio del cervello».
Che intende?
«Un fattore spaventoso e pericoloso è quello dell’informazione manipolata che passa dentro CasaPound. Nel movimento viene promossa l’attività della lettura a scopo culturale: però poi c’è una libreria, La Testa di Ferro — con un teschio che ricorda quello degli Arditi, utilizzati come ispirazione dalle squadracce fasciste — , che propina libri con storie distorte e faziose. Ci sono testi che inneggiano al fascismo come ad esempio “Camerata: il mio onore si chiama fedeltà”, “Piccolo manuale di guerriglia urbana”, “oltre a testi di Nietsche, Evola e Gentile, Ezra Pound e D’annunzio. Ma siccome i giovani leggono poco, puntano tutto sulla musica».
Compilation fasciste?
«Certo. Loro consigliano di ascoltare solo gli ZetaZeroAlfa, canzoni tipo “Nel dubbio mena”, con riferimenti alla vecchia destra e con incitazioni allo scontro fisico; “Sotto bandiere nere “, “Fare blocco” che è l’inno del Blocco Studentesco, dove si parla di “una banda”, ovvero loro, che quando passa fa paura a tutti e fa il saluto romano; “Cresci bene giovinezza”, “Marcia oppure crepa”. Poi c’è anche Black Flag dei Bronson, che fa trasparire in maniera chiarissima il modo in cui loro si reputano più forti degli altri, i giusti; “Ehi Guardia” dei 270bis, che rimanda all’articolo del codice penale per associazione terrorista».
L’ascolto di queste canzoni è propedeutico a cosa?
«A farti sentire forte, a esaltarti, a convincere che quel mondo e quel modo di fare è l’unico giusto. CasaPound oggi più che mai ha bisogno di proseliti. Il 2018 è una data che ha visto l’apice del Movimento con persone elette in consigli municipale o comunali. Poi però c’è stato un calo vertiginoso di adesioni e oggi è alla ricerca spasmodica di scranni in cui posizionare i suoi: emblematico il caso di Carlotta Chiaraluce di Ostia che si è candidata con ItalExit».
Posizionare altrove i suoi perché c’è aria di disfatta?
«Basta guardare i numeri, hanno pochissimi iscritti. Mi hanno raccontato che qualche tempo fa Iannone al Cutty Sark, il locale di Cp al Colosseo, percependo il tracollo del suo movimento disse proprio “a prescindere da dove sarete domani, ricordatevi chi siete e cosa si muove”, come a dire domani sarete con un altro movimento, CasaPound non ci sarà più. Così chi stava dentro l’ha interpretato».
Torniamo al proselitismo. Quanto attecchisce sui giovani la mentalità di Cp?
«In una mente fragile e poco strutturata molto. Ti fanno credere in tutti i modi di essere parte di un gruppo dove il giorno di Natale in cui ci si fa gli auguri è quello del compleanno di Hitler. Che i tuoi camerata sono come padri che tutto quello che ti chiedono di fare è giusto e si fa. Ai cortei non possiamo fare foto, dobbiamo mettere quelle che fanno i superiori che mostrino folle di presenti anche se invece eravamo in 10. E gli ordini vanno rispettati perché loro ti proteggono e ti educano. Tanto che gli schiaffi che danno li chiamano “educativi”».
Prima ha parlato di “anziani”. Esiste una gerarchia interna?
«Dentro CasaPound c’è una gerarchia rigida: si risponde agli ordini della Torre e lo stesso vale per Blocco Studentesco. A capeggiare c’è il responsabile di sezione, colui che attivamente promuove attività territoriali, poi c’è il responsabile di regione (sia per CP che per BS), quello nazionale. Guai a non rispettare ruoli e gerarchie. Il centro nevralgico è la Torre. C’è chi si è sentito dire che “se la torre chiede di entrare illegalmente in una scuola e lanciare volantini per le aule”, si sarebbe dovuto fare perché “noi siamo futuristi”».
Parliamo degli schiaffi educativi e di altre violenze. Ne ha subite?
«Non io personalmente ma un mio coetaneo. La sua colpa è stata “inattività”. Per questo è stato chiamato in due circostanze alla Torre. Nel corso della prima ha preso uno schiaffo; la seconda volta invece è stato sottoposto al “Pumping” ovvero ha dovuto fare 80 flessioni mentre lo prendevano a calci sulle costole».
È un episodio sporadico o avviene sempre così?
«Quello del pumping si fa in ogni sede. L’aggiunta dei calci era nuova per me. Il ragazzo è tornato a casa con ecchimosi e dolore ovunque. Si sentiva umiliato ma era entrato nell’ordine di idee che se lo meritasse quindi non ha fatto denuncia. Per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
Cos’altro le ha fatto prendere le distanze?
«La pressione e quel modo di fare intimidatorio laddove non puoi eseguire le azioni richieste. Per i militanti ci sono cose da fare come gli attacchinaggi notturni, partecipare a cortei di disturbo di concorrenti politici, fare turni di 6 ore alla Torre ai monitor per visionare le telecamere messe verso l’esterno, ma se ad esempio non puoi farlo perché hai una interrogazione a scuola il giorno dopo, cominciano a pressarti e poi ti cacciano se per più volte non fai azioni. Nel mio caso dopo 3 no a fare numero in una manifestazione (sono ossessionati dalle presenze ai loro ritrovi pubblici per far vedere che sono tanti) sono stato messo alla porta. Ma oggi dico, meno male: Cp non è politica ma una setta. State attenti».
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