La presidente del Consiglio sembra aver scambiato Cernobbio per un’agenzia di propaganda nordcoreana, dove i numeri si inventano e la realtà si piega a piacimento
Giulio Cavallli
Il palcoscenico di Cernobbio con la solita esibizione, con Giorgia Meloni nel ruolo di Pinocchio in tailleur, jongleur di numeri e mezze verità. Un’esibizione degna del miglior illusionista, ma che non regge alla prova dei fatti.
La premier ci racconta che “l’Italia è la prima nazione per realizzazione del suo Pnrr”. Falso: abbiamo raggiunto solo il 37% dei nostri obiettivi, con cinque Paesi davanti a noi. La Francia ha ricevuto il 60% delle sue rate, noi il 50%. Ci narra la “vergogna tutta italiana” di musei chiusi nei festivi, dimenticando che Louvre, Prado e Tate Modern fanno lo stesso. Una svista geografica o un’amnesia selettiva?
Meloni millanta un “Pil che cresce più della media europea”. Bugia: come spiega Pagella politica cresciamo dello 0,2%, esattamente come la media Ue e la Francia. La Spagna ci surclassa con lo 0,8%. Si vanta che siamo “la quarta nazione esportatrice al mondo”, quando in realtà siamo sesti con una quota del 2,8% sul totale mondiale, percentuale già raggiunta in passato.
La perla? “Abbiamo messo altri 3 miliardi sull’assegno unico”. Falso: sono 2,9 miliardi spalmati su tre anni. E quando dice che l’occupazione femminile è al massimo storico con il 53,6%, dimentica di dire che il trend è iniziato prima del suo governo ( e che sono per lo più lavori precari e part time ndr).
Meloni si vanta del “tasso di disoccupazione più basso dal 2008”, con il 6,5% a luglio. Vero, ma omette che il calo è iniziato ben prima del suo insediamento. Stessa storia per i contratti stabili: in aumento, ma la tendenza era già in atto.
Insomma, la presidente del Consiglio sembra aver scambiato Cernobbio per un’agenzia di propaganda nordcoreana, dove i numeri si inventano e la realtà si piega a piacimento.
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