“Non esiste una sufficiente consapevolezza della gravità del rischio della guerra nucleare che stiamo correndo“. Parte da questa considerazione l’avvocato Ugo Giannangeli, uno degli organizzatori del convegno di due giorni che si svolgerà tra Brescia (la Camera del Lavoro) e Ghedi (sala consiliare) nelle giornate di sabato 28 e domenica 29 settembre. “Uno studio di Greenpeace ci dice che in caso di esplosione delle testate nucleari a Ghedi ci sarebbero tra i 2 e i 10 milioni di morti ed è impressionante; e quando si parla di esplosione a Ghedi non ci si riferisce solo ad un attacco nucleare e quindi ad una guerra in corso ma anche ad una possibilità di incidente, ne sono già accaduti non in Italia ma altrove.”
Nell’intervista di presentazione del convegno Giannangeli ricostruisce il percorso di mobilitazione antimilitarista e pacifista, promosso da vari soggetti di diverse estrazioni, laici e cattolici, e anche delle denuncia che è stata archiviata dalla magistratura in soli 9 giorni. “Di fronte a temi coinvolgenti fortissimi interessi militari e politici, invece di svolgere la sua funzione che è quella di analizzare, indagare, accertare eventuali responsabilità, la magistratura se ne lava sostanzialmente le mani.” Giannangeli ricorda come ci sia mossi su due piani, quello delle manifestazioni e quello più istituzionale, incontrando prefetti, comuni come quello di Brescia, Ghedi a cui si chiedevano informazioni sui piani di emergenza in caso di esplosione atomica ed abbiamo scoperto che non esistono.” Il convegno è stato promosso dal Centro di documentazione Abbasso la guerra, dall’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito, da Donne e uomini contro la guerra di Brescia e dal Centro sociale 28 maggio di Brescia.