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Paolo Gentiloni / Ebs

Perché l’Europa chiede di non alzare (troppo) i salari

Secondo la Commissione europea, la crescita dell’Eurozona (Italia compresa) sarà migliore del previsto. Ma l’inflazione continua a preoccupare

Il rischio recessione è ormai alle spalle, e le stime sulla crescita sono, in generale, più ottimiste di quelle fatte in precedenza. Ma l’inflazione continua a erodere il potere di acquisto delle famiglie, gli interessi sui debiti pubblici sono destinati a gonfiarsi, mentre le banche chiudono i rubinetti del credito. Un insieme di elementi di rischio che ruotano intorno a due fattori legati tra loro: l’aumento dei prezzi al consumo e il rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. È quanto emerge dalle ultime previsioni economiche della Commissione Ue, che, per voce dell’ex premier italiano Paolo Gentiloni, lancia un avvertimento: alzare troppo velocemente i salari potrebbe peggiorare il quadro.

Il nodo salari

Secondo Gentiloni, “le pressioni sui prezzi potrebbero risultare più persistenti se i salari dovessero accelerare più di quanto attualmente previsto e senza un adeguamento dei margini di profitto”, ha spiegato. Una dinamica del genere porterebbe a “un’inflazione di fondo più alta del previsto”, e questa a sua volta innescherebbe “una reazione più forte della politica monetaria, con ampie ramificazioni macroeconomiche per gli investimenti e i consumi”.

Parole che contrastano non solo con quanto chiedono i sindacati, ma anche con recenti analisi fatte dalla Bce e dalla stessa Commissione europea. Di norma, una crescita rapida e sostenuta dei salari non viene vista come un fattore positivo dagli esperti in un contesto di alta inflazione: buste paghe più gonfie in poco tempo rischiano infatti di aumentare ancora di più l’inflazione, vanificando gli sforzi per migliorare il potere di acquisto dei lavoratori. Un cane che si morde la coda, in altri termini. Ma questo mantra accademico non sarebbe adatto a leggere quanto sta succedendo in Europa.

In un recente articolo di un gruppo di economisti della Bce, si segnala come a spingere in alto l’inflazione finora non siano stati gli aumenti degli stipendi, che sono stati contenuti, ma la crescita esponenziale dei profitti. “I profitti unitari sono aumentati del 9,4% nel quarto trimestre del 2022, su base annua, e hanno contribuito per oltre la metà alle pressioni sui prezzi interni in quel trimestre, mentre i costi unitari del lavoro sono aumentati del 4,7% e hanno contribuito per meno della metà”, si legge nell’articolo. Un’analisi che fa il pari con un documento di lavoro della Commissione, in cui gli esperti di Bruxelles sostengono che “l’evoluzione degli utili societari suggerisce che le aziende hanno uno spazio per ipotizzare aumenti salariali” e avvertono che “il progressivo esaurirsi del risparmio privato in eccesso accumulato durante la pandemia” potrebbe comportare un poderoso calo nei consumi. Senza dimenticare le tensioni sociali e le ripercussioni sulla manodopera, che potrebbero tradursi in lunghe stagioni di scioperi e carenza di lavoratori, ossia in un autogol per le imprese.

I rischi esterni

Nel presentare le sue previsioni economiche di primavera, la Commissione torna invece sulle posizioni espresse dalla presidente della Bce Christine Lagarde all’inizio della crisi energetica: non bisogna pigiare troppo sull’acceleratore quando si parla di aumenti dei salari. Più che per le tensioni sociali e la carenza di manodopera, Bruxelles sembra preoccupata dai rischi “esterni” per l’economia europea. “I rischi legati al contesto esterno dell’Ue rimangono elevati – dice Gentiloni – Le nuove incertezze derivanti dalle turbolenze del settore bancario, o legate a tensioni geopolitiche più ampie (forse un riferimento a Cina e Taiwan, ndr), aggravano le preoccupazioni di vecchia data sull’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sui mercati emergenti vulnerabili. E naturalmente la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina continua a gettare una lunga ombra di incertezza sull’economia”, ha precisato il commissario all’Economia.

Sorgente: Perché l’Europa chiede di non alzare (troppo) i salari

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